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L’edificazione del Tempio Interiore

Tempio


Tre persone erano al lavoro in un cantiere edile. Avevano il medesimo compito, ma quando fu loro chiesto quale fosse il loro lavoro, le risposte furono diverse. “Spacco pietre” rispose il primo. “Mi guadagno da vivere” rispose il secondo. “Partecipo alla costruzione di una cattedrale” disse il terzo.
Peter Schultz

Tutto ciò che l’uomo edifica è destinato prima o poi, a deteriorarsi nel corso del tempo, facendo perdere, così, anche la memoria di colui che aveva lavorato a quelle opere che sembravano sfidare i secoli.

Allora dobbiamo pensare un po’ di più a plasmare nell’involucro deperibile del nostro corpo qualcosa che certamente non toccheremo con mano, che non si manifesterà visibilmente, ma che sarà senza tempo e capace di vivere senza di noi ed oltre di noi: mettiamo nell’erigere il nostro tempio interiore e quindi nella nostra sacralità, tutta la cura e l’attenzione che dedichiamo all’edificazione materiale.

La Massoneria insegna come si eleva il tempio dello spirito individuale ed universale, con un terreno, un materiale, un architetto ed un operaio che sono un’unica persona, se stesso, responsabile di se stesso e per se stesso, il quale, dopo aver appreso l’uso degli strumenti deve avere la volontà, la forza ed il coraggio di non abbandonarli in nessun frangente, perché si tratta di lavoro non termina Mai.

Il Massone ogni giorno scava, porta via i detriti, rafforza, ripara, cerca di aggiungere qualcosa.

Ma non è l’angosciante tormento di Sisifo, non si crea la sensazione di inutilità e di frustrazione, poiché tutto è frutto di una libera scelta e, malgrado i momenti di stallo, gli imprevisti, come in tutte le opere, il Massone ne percepisce la realizzazione il cui lento progredire, che sente costante, lo rassicura, dandogli l’idea della stabilità.

La corsa e l’affanno non generano strutture solide e neppure belle, nessun capolavoro si è formato in breve tempo e soltanto la macchina e gli stampi producono, in serie e rapidamente, cose tutte uguali, non figlie dell’arte, dell’amore, della pazienza, ma anche dei fallimenti e degli errori.

Nessun tagliatore ha visto la cattedrale finita, ma la sua pietra è lì a testimoniare la vita ed il contributo che egli ha saputo dare e senza il quale la grande struttura non sarebbe nata.

Tant’è vero che John Ruski amava ripetere:

Il migliore riconoscimento per la fatica fatta non è ciò che se ne ricava, ma ciò che si diventa grazie ad essa.

L’Apprendista che ascolta in silenzio ed impara il linguaggio dei simboli e quello della sua mente, il Compagno che già sa manovrare gli utensili e il Maestro che insegna, controlla, e continua l’approfondimento e lo studio, non potranno che immaginare la realizzazione della Grande opera alla quale si avvicineranno.

Pensare alla costruzione di se stessi non è solo il diritto-dovere del Massone; egli deve forgiare il mondo circostante con il fuoco della purificazione e la forza degli ideali.

La Massoneria lo ha formato sul valore dell’Uguaglianza, della libertà, della Fratellanza, sul rispetto della dignità dell’uomo e del suo ambiente, della vita di tutti gli esseri.

Il lavoro nel tempio lo ha preparato ad ascoltare e parlare e lo porta a ripercorrere un ritmo millenario che Mai si interrompe, neppure con la morte.

Il Profano diventa Massone, si trasforma, si modifica nel corso del cammino iniziatico e con lui anche il suo essere nella Società.

Allorché nel mondo profano si è soliti guardare con diffidenza a tutto ciò che è collettivo perché si teme, spesso a ragione, un livellamento ed un annientamento delle singole personalità, l’unione dei Massoni consiste nella forza di un ideale comune, nella piena libertà che ognuno ha di esplicare ed applicare il suo metodo, la sua arte e il suo stile.

L’iniziazione offre a tutti coloro che la ricevono delle regole e degli esempi, che ciascuno deve sviluppare secondo le sue capacità ed attitudini.

Allora il riflesso nel mondo profano sarà un opera con mille sfaccettature, una gemma tagliata dalla quale risplendono i colori che formano la luce che s’irradia intorno.

In questa strada
non c’è principio, non movimento, né pace, né fine
solo rumore senza parole e cibo senza gusto.

Senza indugio, senza fretta
costruiremo il principio e la fine della strada.
Thomas Stearns Eliot

Autore Rosmunda Cristiano

Mi chiamo Rosmunda. Vivo la Vita con Passione. Ho un difetto: sono un Libero Pensatore. Ho un pregio: sono un Libero Pensatore.

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