Alla dottrina orientale dei quattro Yuga, corrisponde, nella tradizione greco-romana, quella delle quattro, o cinque, Età del Mondo, la cui prima formulazione risale ad Esiodo, e che venne ripresa e sviluppata da numerosi altri scrittori e poeti dell’antichità, fra cui Virgilio e Orazio.
La descrizione delle varie Ere, o meglio, dei cicli di civiltà che si sono succeduti nel nostro mondo, è la seguente:
1. Età dell’Oro: quando in cielo regnava Cronos, il mondo era abitato da una razza di uomini simili agli dei, che vivevano felici e liberi da malattie e preoccupazioni e praticavano la giustizia senza bisogno di esservi costretti, né avevano bisogno di lavorare, perché la terra, su cui regnava una perenne primavera, dava i suoi frutti spontaneamente e in abbondanza; dopo una vita lunga e serena, questi uomini morivano tranquilli, come se si addormentassero. Alla loro scomparsa, divennero degli spiriti aerei, custodi e protettori degli uomini.
2. Età dell’Argento: Zeus, subentrato a Crono, ridusse la durata della primavera, determinando il succedersi delle stagioni, e gli uomini dovettero cominciare a coltivare la terra, a costruirsi dei rifugi e a sviluppare le arti; molto peggiore della precedente, la generazione argentea era contraddistinta da una prolungata fanciullezza, durante la quale, per cento anni, i fanciulli vivevano presso le madri; da adulti, gli uomini di questa Età erano però stolti e non veneravano gli dei, per cui Zeus, sdegnato, li fece sparire, ed essi sono diventati spiriti degli Inferi.
3. Età del Bronzo: la terza generazione era composta di uomini violenti e terribili, nati dai frassini e amanti della guerra, ma non empi; benché tremendi, la morte colse anche loro, e scesero nelle squallide dimore del gelido Ade.
• Età degli Eroi, compare in Esiodo, ma non in altri autori, e più che ad una Età a se stante, potrebbe essere considerata come l’ultima fase dell’Età del Bronzo o la prima della successiva Età del Ferro: la Terra genera una stirpe celeste di eroi, ritenuti semidei, molti dei quali furono uccisi in combattimento, alcuni a Tebe, altri a Troia; ma altri furono posti da Zeus ai confini del mondo, nelle Isole dei Beati, dove hanno vissuto felici e sereni.
4. Età del Ferro: l’ultima generazione, caratterizzata dal nero ferro, è composta da uomini malvagi, violenti e senza timore degli dei; è una stirpe priva di giustizia, di lealtà, di pudore e di pietà, su cui regnano la frode, la guerra, la diffidenza, e il desiderio del possesso; l’uomo inizia a navigare, delimita le proprietà terriere, scava nelle visceri della terra alla ricerca di tesori; Zeus distruggerà anche questa ultima razza “quando i bambini nasceranno canuti”.
Alla suggestiva versione mito-poetica data dal mondo classico, fa riscontro la Visione descritta nel Libro di Daniele, in cui le quattro Età del Mondo sono simboleggiate da un’enorme statua, dall’aspetto terribile e straordinario, con la testa d’oro, il petto e le braccia d’argento, il ventre e le cosce di bronzo, le gambe di ferro, e i piedi in parte di ferro e in parte di argilla. Daniele spiega che le parti della statua simboleggiano quattro Regni successivi, l’ultimo dei quali è caratterizzato dal duro ferro che tutto spezza e distrugge, mischiato però alla fragile argilla; pertanto, come il gigante viene distrutto da una pietra staccatasi da un monte, che ne colpisce i piedi, provocando la rovina dell’intera statua, allo stesso modo quest’ultimo Regno sarà distrutto e stritolato da un Nuovo Regno, indistruttibile ed eterno, che Dio farà sorgere dal cielo.
Anche i quattro “Animali” della Visione di Ezechiele o i quattro simboli animali degli Evangelisti che circondano l’immagine del Cristo in Gloria, oltre ad indicare le quattro modalità attraverso le quali si manifesta il Verbo divino, ed oltre al loro collegamento con i quattro Elementi, possono anche alludere, come nota Fulcanelli, alle quattro fasi in cui si divide un grande periodo ciclico, e che corrispondono alle quattro Età dell’Umanità di Esiodo o ai quattro Regni di cui parla Daniele.
Il carattere “universale” di questa dottrina, lo si può dedurre dalla sua presenza anche in tradizioni molto distanti e diverse: se non desterà meraviglia, per la prossimità delle aree culturali, ritrovare l’idea delle quattro ere dell’umanità nell’Avesta persiano, appare certo più sorprendente che la stessa visione si ritrovi anche in una realtà completamente diversa e priva di contatti con il mondo indo-europeo, come quella delle civiltà pre-colombiane: nei documenti e nei calendari mesoamericani, si rileva infatti sia la presenza di calcoli relativi a grandi cicli temporali, sia il riferimento a quattro Ere del Mondo.
Secondo i Maya, infatti, gli Dei, dopo aver distrutto tre Mondi con un diluvio, con il fango e con il fuoco, hanno creato il Mondo attuale, sorretto da quattro divinità, i Bacab, che ne rappresentano i punti cardinali. Gli Aztechi, collegandosi alla tradizione Maya, parlano parimenti di quattro Soli, che si sono succeduti a partire dalla creazione del genere umano, e ognuno dei quali è collegato ad una delle quattro direzioni dello spazio, ma aggiungono ancora un quinto Sole, quello attuale, che viene posto al centro di questo schema e rappresenta il compimento dell’intero Ciclo:
1. Primo Sole, Matlactli Actl: Dieci Acqua, 4008 anni: la terra era abitata dai Giganti e questa prima umanità venne distrutta da un Diluvio, dal quale scampò solo una coppia, o sette, trovando rifugio su un albero o in una grotta. Sulla Pietra del Sole questa epoca è rappresentata dal Dio Giaguaro (Ocelot-Tonatiuh) ed è detto che i Giganti furono divorati dai giaguari.
2. Secondo Sole, Ehocatl: Serpente di Vento, 4010 anni: gli uomini si cibavano di frutta selvatica e quando il Serpente di Vento, Quetzalcoatl, distrusse questo Sole, gli uomini furono trasformati in scimmie, ad eccezione di una coppia, che si salvò salendo su una roccia.
3. Terzo Sole, Tleyquiyahuillo, 4081 anni, distrutto da una pioggia di Fuoco e dalla lava; per sopravvivere, gli uomini furono trasformati in uccelli.
4. Quarto Sole, Tzontlilinc, durato 5026 anni, fu distrutto da piogge torrenziali e inondazioni, simboleggiate dalla Dea Chalchiuhtlicue, l’Acqua della Luna infausta: il diluvio durò 52 anni, le montagne scomparvero sotto l’acqua e gli uomini furono trasformati in pesci
5. Quinto Sole: è simboleggiato dal volto di Tonatiuh, il Dio Sole, posto all’interno del segno Ollin, che indica il Movimento, perché sarà il movimento della Terra che farà perire l’attuale umanità.
Ricordiamo che le culture mesoamericane consideravano particolarmente pericolosi i punti conclusivi dei cicli temporali, in coincidenza dei quali avrebbero potuto verificarsi le più tremende catastrofi. I Maya possedevano un sistema calendariale molto complesso ed estremamente preciso, ereditato dagli Olmechi, nel quale il calcolo dei tempi era effettuato in rapporto a diversi cicli, ognuno dei quali aveva una propria “Ruota” calendariale:
• Anno solare civile, Haab maya, Xihuit azteco, composto da 18 mesi di 20 giorni, divisi in 4 periodi di 5 giorni, per un totale di 360 giorni. L’Anno solare reale era calcolato con grande esattezza in 365,2420 giorni, e tale risultato era ottenuto aggiungendo 5 giorni, detti Nemontemi, ad ogni anno, più uno ogni 4 anni, e sottraendo un giorno ogni 130 anni. Ogni anno portava il nome del suo giorno iniziale che poteva variare fra quattro diversi segni.
• Calendario rituale, Tzolkin maya, Tonalpoualli azteco: è ritenuto il più antico ed era considerato sacro e magico in quanto dai suoi giorni fasti o nefasti dipendevano i destini umani; si sviluppa in periodi di 260 giorni, ottenuti combinando i segni dei 20 giorni con quelli dei primi 13 numeri, formando delle serie di 13 giorni fino al ripetersi della stessa combinazione iniziale segno-numero, 1-Cipactli.
I venti nomi-glifi aztechi dei giorni sono:
Cipactli, coccodrillo, Eecatl, vento, Calli, casa, Quetzapalin, lucertola, Coatl, serpente, Miquiztli, morte, Mazal, capriolo, Tochtli, coniglio, Atl, acqua, Itzucuintli, cane, Ozomatli, scimmia, Malinalli, erba, Acatl, canna, Ocelotl, giaguaro, Quauhutl, aquila, Cozcaquauhtl, avvoltoio, Ollin, movimento, terremoto, Tecpatl, coltello di silice, Quiauitl, pioggia, Xochitl, fiore.
Questo Calendario è stato, inoltre, collegato all’anno lunare, che normalmente è invece composto da 13 mesi di 28 giorni, per un totale di 364 giorni, pari a 52 settimane.
• Rivoluzione sinodica di Venere, calcolata con grande precisione in 584 giorni, dai calcoli moderni risulta di 583,920 giorni.
I Maya possedevano inoltre un sistema particolare, detto Computo lungo, Quenta larga, per il calcolo dei cicli temporali di maggiore durata; questo sistema, che viene fatto iniziare dal 3113 a.C. ed al quale si riferiscono numerosi steli scolpite, è fondato sul numero Venti e presenta le seguenti unità temporali:
• Kin, il giorno;
• Uinal, il mese formato da venti giorni;
• Tun, l’anno, formato da 400 giorni, 20 mesi, che si sovrappone al ciclo annuale di 360 giorni, formato da 18 mesi;
• Katùn: la misura-base del Computo Lungo, significa letteralmente “Due Anni”, formata da 20 Anni-Tun, e corrispondente a un ciclo di 7.200 o 8.000 giorni;
• Baktùn: formato da 20 Katùn, 144.000 o 160.000 giorni;
• Piktùn: formato da 20 Baktùn, 3.200.000 giorni, e così via, fino all’Alautùn di 36 miliardi di giorni.
La determinazione dei periodi ciclici derivava dalla combinazione dei computi delle diverse ruote calendariali: il Ciclo-base, detto Xihuitl o Xiuhmolpilli, il “Secolo” azteco, durava 52 anni, divisi in quattro periodi di 13 anni, al termine dei quali il ciclo sacro di 260 giorni coincideva con quello solare di 365, 18.980 giorni, pari a 260×73 o 365×52.
Al termine di ogni ciclo di 52 anni, il Mondo andava rinnovato, e a tal fine si svolgeva, sulla montagna Uixachtecatl, una cerimonia detta la “Legatura degli anni”, nel corso della quale veniva acceso il “Nuovo Fuoco”, ed ogni famiglia poteva riaccendere il suo fuoco, dopo che il ricorrente pericolo della scomparsa del Mondo era stato scongiurato per altri 52 anni. L’ultimo Nuovo Fuoco fu acceso nel 1507, sotto Montezuma II, 14 anni prima della fine dell’impero azteco. Due Xihutl componevano, inoltre, un Ciclo di 104 anni, che terminava con la coincidenza dei due calendari di 260 e 365 giorni con quello di Venere di 584 giorni, i 37.960 giorni del Ciclo sono infatti pari a 260×156, 365×104, 584×65.
Autore Sigfrido Höbel
Sigfrido Höbel nato ad Arona (NO) il 30/09/1944 da padre tedesco vive a Napoli conservando un forte legame con la Germania. Attualmente in pensione, ha insegnato materie artistiche nei Licei Scientifici e nella Scuola Media, compiendo studi e ricerche sull'Arte e pubblicando diversi testi dedicati alle discipline artistiche, ma anche alle testimonianze artistiche e culturali presenti a Napoli e nell'Italia Meridionale. Nello stesso tempo si è dedicato allo studio delle tradizioni iniziatiche e delle dottrine esoteriche, interessandosi, in particolare, ai linguaggi simbolici e alla loro presenza nei miti, nella letteratura, nell'arte e nell'iconografia tradizionale. È autore di rilievo della tradizione esoterica napoletana.