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Le Piramidi di Güimar

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Piramidi di Güimar


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05 Agosto 2011
L’isola di Tenerife continua a scorrere sotto i nostri passi.
Cosa mi ha portato a Güimar? Non lo so.

Forse l’immagine di Heyerdhal che salpa su una barca di giunchi.
Forse l’immagine di una civiltà più antica della nostra storia che ha lasciato tracce sparse per il globo.
Forse un’espansione antica, un conoscenza perduta. Non lo so.

Abbiamo lasciato La Candelaria e seguito una strada stranissima. Entriamo nel sito archeologico con il sole che non lascia tregua. Fortunatamente c’è un po’ di vento.

Si avverte l’abbandono. Non certo dei curatori del sito.
Un abbandono della civiltà. Le pietre sono tutt’uno con il paesaggio circostante. Studiosi credevano che queste pietre non fossero altro che strutture costruite dai locali contadini. Ora sono circondate da un museo botanico. Fanno parte del museo vivente.

L’uditorium ci racconta dell’esploratore Heyerdhal che ha dato vita alla scoperta e dell’uomo Thor che seguiva incessantemente i propri sogni trovandosi spesso un passo avanti loro.

Norvegese di nascita, trascorse la vita inseguendo le proprie esplorazioni tra Polinesia, Egitto, Canarie, Sud America e Medioriente e ancora Africa, Isola di Pasqua e Nord America. Esplorazioni che tendevano a dimostrare antichi contatti, interazioni e trasmissioni di conoscenze tra le antiche popolazioni della Terra.

Seguiamo il percorso tracciato. Le piramidi a gradoni fuoriescono dal suolo come fossero punte di iceberg. Pietre con radici profonde che afferrano l’intimo della terra. Si innalzano agli dei. Divinità antiche quanto la terra sulla quale sono edificate.

I collegamenti che la mia mente fa sono semplici e banali: la piramide di Saqqara del faraone Zoser, le zigurat babilonesi, le piramidi dell’America precolombiana.

Come se un filo conduttore avesse attraversato il globo in un tempo in cui l’uomo riconosceva il divino e nel divino la storia dell’intera umanità. Heyerdhal provò, nelle sue spedizioni, a seguire questo filo, a ritrovarne il capo.

Non si conosce ancora la storia delle piramidi. Molti dubitano anche della loro antichità.

Altri hanno notato il loro orientamento verso i solstizi d’estate e d’inverno.

Altri infine ne datano la costruzione tra il 1854 e il 1872.
Il primo è l’anno di stesura dell’atto di acquisto del suolo da parte di Don Antonio Diaz-Flores, in cui non vengono nominate, il secondo invece è quello del testamento di Don Antonio che le cita tra le proprietà del suolo.

Heyerdhal iniziò ad interessarsene nei primi anni ’90 del XX secolo facendo nascere l’attuale parco etnografico e dando il via alle ricerche.

Un giorno se ne conoscerà la verità e il loro fascino si potrà perdere o accrescere. Ora si avverte il senso della non-conoscenza.
Quel senso di non-storia che irrompe su una terra di passaggio come è Tenerife.

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Autore Fabio Picolli

Fabio Picolli, nato a Napoli nel 1980, da sempre appassionato cultore della conoscenza, dall’araldica alle arti marziali, dalle scienze all’arte, dall’esoterismo alla storia. Laureato in ingegneria aerospaziale all'Università Federico II è impiegato in "Leonardo", ex Finmeccanica. Giornalista pubblicista. Il Viaggio? Beh, è un modo di essere, un modo di vivere!