Intervista in Rai con la vulcanica attrice di Un Posto al Sole
Sorriso radioso, sguardo dolcissimo e disponibilità infinita, ma anche una simpatia travolgente e contagiosa e una parlantina sciolta di quelle che non ti aspetti; incontriamo Miriam Candurro nel Centro di Produzione Rai di Napoli e ci fa subito un’ottima impressione.
Iniziamo a parlare della sua esperienza nella real soap Un Posto al Sole, per arrivare ai suoi progetti futuri di teatro e televisione. Durante la nostra chiacchierata Miriam non lesina affatto particolari, anzi, si sofferma in modo dettagliato su ognuno degli aspetti che vuole far emergere.
A volte, piacevolmente, anticipa addirittura le nostre domande. Miriam è una donna che sa esattamente ciò che vuole ed è decisamente molto comunicativa.
Partiamo da ciò che sta andando in onda in questo periodo nella soap partenopea, il rapporto tra Serena e Filippo, il bravissimo Michelangelo Tommaso, e l’introduzione nel loro ménage di Miriam Imparato, interpretata da Angela Tuccia, l’amica di università con cui lei aveva perso i contatti.
La nostra ospite ne fa un delicato e puntuale tratto psicologico, non mancando di sottolineare quanto lei, per certi aspetti, sia diversa dal ruolo che impersona.
“Sul set si è creata una situazione molto carina. Serena ha a che fare con un personaggio che è stato volutamente chiamato Miriam, come me, e non ti dico il caos quando qualcuno ci nomina, ci giriamo e rispondiamo insieme, scoppiando a ridere. Il rapporto tra le due donne è falsato da un sentimento di arrivismo.
Un doppio gioco che agli occhi degli spettatori prima sembrava più palese, poi, dato che le attenzioni di Miriam sono state rivolte altrove, è ricaduto in maniera fortunatamente solo trasversale su Serena. Il mio personaggio, ignaro di tutto, ha inizialmente rischiato grosso senza saperlo.
È la prima volta che la maggiore delle sorelle Cirillo ha a che fare con una persona diversa da quella che sembra, un personaggio cattivo. Tommaso ad esempio, non era del tutto cattivo; il suo passato problematico lo aveva portato a scelte pur sempre ingiustificabili, ma di fondo, almeno all’inizio, il suo amore per lei era sincero seppur malato”.
Ci confessa che leggendo la sceneggiatura ha sorriso compiaciuta di ritrovare situazioni verosimili che accadono nella realtà anche se qui volutamente esagerate; Serena viene, infatti, da una situazione familiare molto particolare e psicologicamente pesante.
“Ho apprezzato molto che gli autori abbiano introdotto questo argomento nella soap perché molte mamme si possono riconoscere in questi piccoli problemi di gestione familiare, come ad esempio le ansie di lasciare un neonato a casa.
Come madre mi ritrovo in questa situazione; si instaurano dinamiche di equilibri molto particolari. Noi donne diventiamo delle trottole e ci ‘esauriamo’ cercando di incastrare i nostri molteplici ruoli di madre, moglie, lavoratrice. Condivido la necessità di riprendere a lavorare dopo la maternità salvaguardando però, per primo, il benessere della famiglia e dei figli”.
Le sue osservazioni sono ineccepibili, come non essere d’accordo? Concreta e realista, ma anche allegra e forse un po’ anche scanzonata a differenza di Serena, la nostra interlocutrice ride con noi di continuo e ci appare deliziosa nella sua normalità.
Aggiunge, mostrandoci appunto i copioni, che la situazione, col tempo, andrà ammorbidendosi. Cogliamo l’occasione ed inneschiamo, con lei complice, un simpatico siparietto, fingendo di voler leggere i dialoghi delle scene che girerà di lì a poco… non vorrete mica che mi spinga oltre nel raccontarvi i testi che ho sbirciato?
Sempre più incuriositi chiediamo come trovi il suo personaggio.
“Serena in questo periodo mi fa tenerezza, dopo la gravidanza e con la maternità vuole giustamente ritrovare la sua indipendenza non tanto economica, dato che non ne ha necessità, quanto proprio lavorativa.
Per nove mesi, anche se si continua a lavorare, si vive in una sorta di ‘pallone magico’, poi capire come organizzarsi con un figlio, anche solo all’inizio, non è affatto facile”.
Entriamo nel dettaglio per analizzare la relazione tra i due coniugi, la sua evoluzione e maturità nel corso del tempo, specialmente nel modo in cui la donna ora si confronta con lui.
“Lo scorso maggio, girando una scena con Michelangelo, abbiamo ripreso una sequenza dell’inizio della loro storia d’amore e ci siamo accorti dei cambiamenti avvenuti nel loro rapporto; due anni prima lei avrebbe pronunciato quelle stesse frasi in modo del tutto diverso.
Precedentemente lei viveva la relazione in una sorta di sudditanza, di ‘complesso di inferiorità’, considerandolo come il principe azzurro irraggiungibile che si era ‘abbassato’ a lei per portarla nel suo ‘castello’.
Da quando invece la storia ha assunto una certa ufficialità, con il matrimonio e la maternità, lei inizia a rapportarsi a lui in maniera paritario”.
Facciamo dunque riferimento ad un litigio andato in onda recentemente. Per un’emergenza lei ha lasciato la bimba all’amica senza avvisare il marito che, rincasato, ha reagito in modo esagerato, ma forse anche comprensibile dato che non ha ancora superato il trauma della morte del primo figlio.
La situazione è volutamente esasperata; i due coniugi litigano furiosamente, lei gli tiene testa esponendo le sue ragioni e cercando di ridimensionare. Lui se ne va senza che lei lo fermi, cosa che prima non sarebbe mai successa.
“Il rapporto con Filippo è ora più reale, vero, egualitario come è giusto che sia. Con il tempo questa situazione di equilibrio si stabilizzerà, non mancheranno ovviamente tensioni ed incomprensioni, ma non sarà più ‘un dramma’ litigare con lui.
Se tempo fa dopo un litigio lei si sarebbe ‘strappata i capelli’ ed angosciata, ora lo affronta in maniera più normale. Prima ha assecondato le sue esigenze una sola volta con il viaggio in Cina; ora segue nuovi bisogni ed è anche in grado di gestirli ed esporli al compagno. Non è più solo la spugna che assorbe ciò che viene dall’esterno e da lui, ma riesce anche ad imporre qualcosa.
È alla ricerca di se stessa e della propria identità di donna prima ancora che di moglie e di madre. Da questo punto di vista è maturata; non è più ‘la bella addormentata’, sta iniziando a svegliarsi. Ci saranno però comunque delle scene in cui tanto sveglia non sarà… non posso aggiungere altro, ma ci aspettano un po’ di sorprese…”
A questo punto parliamo dell’ottimo riscontro sui social che ha sia come personaggio che come attrice e chiediamo quanto leggere i commenti dei telespettatori influenzi le interpretazioni artistiche.
“Chiaramente mi incuriosisce conoscere l’opinione del pubblico in merito alla real soap in generale e al mio personaggio in particolare. È molto interessante analizzare gli umori dei gruppi sui social, sapere cosa percepiscano gli spettatori.
A volte scopro con piacere dei punti di vista, delle osservazioni, dei messaggi che non avevo considerato. Non so quanto seguire con attenzione la risposta del pubblico possa indirizzare gli autori nella stesura di un testo relativamente all’atteggiamento di un personaggio.
Di certo, talvolta, nel girare delle scene teniamo conto di come i messaggi inviati si stiano recependo. Ad esempio, in alcuni momenti in cui Filippo era particolarmente irritato e Serena piuttosto pesante, abbiamo deciso di abbassare i toni sapendo tutto ciò che ci circonda.
A volte è come se fossimo in un teatro con gli spettatori di fronte. Anzi, se a teatro gli astanti seguono ‘passivamente’ l’intreccio, qui c’è un pubblico che addirittura interagisce come fosse la terza persona in scena e nella recitazione ne tieni ovviamente conto”.
Serena ha sempre avuto problemi di gestione della maturità con le persone con cui ha interagito, madre e sorelle tutt’altro che mature, e ha assunto diversi ruoli, consideriamo; fondamentalmente le sue scelte sono sempre state influenzate, in modo più o meno indiretto, dalla sua situazione familiare.
“Questa è la prima volta in cui si sente madre sul serio, perché ha la piena responsabilità di come crescere un figlio. Con le sorelle invece era una madre putativa, adesso è madre davvero”.
Più la ascoltiamo e più ci rendiamo conto che, nonostante l’atteggiamento di fondo, ci sono comunque degli elementi che la avvicinano al personaggio di Serena Cirillo; lasciamo che sia lei stessa ad illustrarli.
“Indubbiamente io e Serena abbiamo dei punti in comune. Il personaggio è entrato nel cast come sognatore e crede romanticamente nell’amore. Per me è lo stesso; da quando sono ragazza vivo una storia molto lunga, ‘LA’ storia d’amore. Siamo cresciuti insieme, ci siamo sposati e ora abbiamo due bimbi, anch’io ho visto in lui il principe azzurro.
Di Serena non mi appartiene, invece, il tipo di reazione di fronte a ciò che accade. Lei tende a subire gli eventi in modo quasi passivo, io sono più determinata…”
A questo punto scatta un ‘meno male’ e scoppiamo a ridere.
La punzecchiamo per chiederle se l’arrivo di un bambino scompigli la vita di una donna nello stesso modo in cui accade a Serena. Intelligentemente risponde che dipende dal marito e riprendiamo a ridere.
“In realtà quando Vittoria aveva un anno e mezzo e Fabrizio tre mesi ho ripreso tranquillamente a recitare. Attingo dalla mia esperienza di madre per arricchire il ruolo che impersono.
Un figlio ti sconvolge sì la vita e gli equilibri, non hai più orari, a volte non distingui tra notte e giorno, ma è un meraviglioso sconvolgimento. È un innamorarti ogni volta che vedi tuo figlio”. Dolcissima!
Elogiamo quindi la sua ottima interpretazione in ‘Sotto copertura’, miniserie in due puntate su Rai 1, di cui ha curato la regia Giulio Manfredonia. Una storia dall’alto valore civile che racconta una delle pagine più importanti della lotta contro la criminalità organizzata.
Miriam ha interpretato la moglie di uno dei poliziotti che arresta il pericoloso boss della camorra, Antonio Iovine, latitante a Casal di Principe.
“Il mio è un bel personaggio, dal grande spessore umano. Una moglie che, suo malgrado, si trova, anche se indirettamente, a stretto contatto con la camorra.
Nel film si analizza tutto ciò che c’è dietro la cattura di un ‘cattivo’, non solo gli eroi che lo arrestano, ma anche la pazienza delle loro mogli che vivono per mesi nel terrore che i propri mariti, appunto ‘sotto copertura’ al servizio dello Stato, possano non tornare più a casa”.
Passiamo poi a parlare di progetti futuri e il discorso, inevitabilmente, cade sul teatro.
Lei impersona un uomo che, per cause particolari, una mattina si sveglia mutato in donna; pensa e si muove ancora come uomo, ma in un corpo femminile. Dev’essere un esperimento non facile inscenare una separazione tra l’apparire e l’essere risultando credibili, notiamo.
“Si è trattato di capire come trasmettere questo messaggio, come parlare, come muovermi. Non so quanto il regista Peppe Miale spingerà su questo pedale. È la prima volta che recito a teatro, è un’assoluta novità per me.
Ho iniziato in maniera abbastanza casuale questo lavoro non seguendo una scuola di recitazione e mi sono sempre sentita in debito verso il teatro. Al cinema ci sono capitata, poi sono passata alla fiction in maniera abbastanza indolore; il teatro, invece, resta per me una cosa abbastanza sacra, con cui finalmente ho deciso di cimentarmi.
Il Sancarluccio, poi, è l’ambiente ideale: confortevole, intimo, accogliente. Sono certa lì mi sentirò a mio agio e spero verrà fuori qualcosa di buono. Mi piace anche molto il fatto che vado in scena con una pièce nuova.
Quando affronti un classico hai sempre un termine di paragone possibile; uno spettacolo nuovo, invece, mi mette in salvo perché in qualunque modo lo faccia non c’è nessuno che prima di me lo ha fatto”.
Osservazione intelligentissima, che solo una persona coscienziosa e di sostanza è in grado di fare. Miriam si mette in discussione continuamente proprio perché, da professionista talentuosa, vuole rendere bene.
“Non accontentarsi mai, sperimentare e provare altre sfide per migliorarsi credo sia fondamentale non solo per un attore, ma proprio per un essere umano. Facciamo gli ‘upgrade’ dei cellulari perché non farlo anche per noi?
Gli esseri umani hanno dei limiti fisici in tantissime cose, aspirano al massimo, come è giusto che sia; perché fermarsi a ciò che si è in quel momento?
Occorre sempre provarci, anche se a volte il risultato può non essere quello sperato e voluto, ma anche gli errori servono a crescere e a indirizzarci sulla giusta strada da percorrere per ottenere i nostri obiettivi, senza farne un dramma. Insomma tutto ciò senza l’ansia di Serena Cirillo”.
Chiediamo, a questo punto, dei progetti in campo cinematografico.
In questo mese di ottobre uscirà nelle sale ‘Magnifico shock’, un film che Miriam si è divertita tantissimo ad interpretare. La commedia sociale, prodotta da Alessandro e Andrea Cannavale per Run Film s.r.l., per la regia di Edoardo De Angelis, vede diversi attori partenopei: Massimiliano Gallo, Giovanni Esposito, Antonio Casagrande, Gianfelice Imparato, Massimo Andrei, Riccardo Zinna, Yuliya Mayarchuk, Franco Javarone.
“Interpreto Myriam, una cantante napoletana neomelodica. È forse il ruolo per cui mi sono dovuta preparare di più perché è completamente lontano da me.
Ovviamente dovevo risultare credibile, non dovevo affatto scimmiottare una neomelodica, ma esserlo sul serio nel modo di cantare, parlare, muovermi, relazionarmi. Non avevo mai cantato prima e mi sono cimentata con qualcosa del tutto nuovo per me, che mi ha divertita moltissimo.
Il regista Edoardo De Angelis è talmente bravo da far recitare anche le pietre, il merito maggiore della riuscita del film è proprio il suo. Avevo come partner sul set Massimiliano Gallo e Giovanni Esposito, entrambi grandiosi. Ero lì e mi beavo delle informazioni che venivano dall’esterno. Chi ha visto il film ha detto che è veramente un esperimento ben riuscito”.
Da come lo racconta è palese sia stata una bellissima e piacevolissima esperienza.
Aggiunge poi che a brevissimo inizierà le riprese di una miniserie in sei puntate con protagonista Vanessa Incontrada “Non dirlo al mio capo” per la regia di Giulio Manfredonia. Spiega con grande entusiasmo che non vede l’ora di cominciare.
“La serie interessa un po’ tutte le donne perché spesso l’essere madre è penalizzante se si cerca un lavoro.
Il motivo per cui un colloquio di lavoro va male dipende, molte volte, dal fatto che il capo è un uomo e preferisce evitare di assumere una mamma per risparmiarsi le rogne legate ai bimbi tipo malanni, recite scolastiche, capricci.
In questo caso vestirò gli ‘scomodi panni’ dell’altra donna, parte non facile che non sarà apprezzata dalle mogli perché mostrerò l’altra faccia della storia, il punto di vista dell’amante”.
Scherzando notiamo che sarà però gradita alle amanti; lei sta al gioco e ridendo chiosa:
“Serena piace alle mogli, questo nuovo personaggio piacerà appunto alle amanti. Proprio perché sto dalla parte delle donne, le accontento tutte. Ogni volta entrare in un nuovo personaggio è un’avventura emotiva, una sfida stimolante e psicologicamente piena.
Adoro mettermi in gioco e toccare punti diversi per essere convincente ed emozionare che sia io una moglie comprensiva come Serena o una neomelodica come Myriam”.
Sempre molto divertita aggiunge di aver fatto uscire il suo ‘animo neomelodico’. Alcune battute del film, dice, sono state censurate, così come alcune scene tagliate perché veramente esagerate.
Ci incuriosisce sul serio, facendoci venire la voglia di vedere il film, dato che parla di “Myriam come un essere colorato, volgare, pieno di sé, comunque in qualche modo specchio della società”.
L’importante è recitarlo e non esserlo, la pungoliamo noi, e lei, intelligentemente, risponde che dopo questa full immersion di ‘eccentricità’ talmente tanto entrata nel personaggio, per un po’ di tempo è rimasta inevitabilmente contaminata dalla grossolanità di modi, atteggiamenti e linguaggio della sua Myriam.
“Ogni personaggio ti lascia qualcosa di sé; Myriam mi ha trasferito la sua grinta, la sua voglia di dimostrare al mondo ciò che è capace di fare. Fortunatamente non mi rimasta la sua rozzezza”.
Si blocca, ci guarda in modo canzonatorio e aggiunge:
“Anzi, forse ogni tanto ci sta pure”!
Anche stavolta, un’irrefrenabile ed incontenibile risata.
Autore Lorenza Iuliano
Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.