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‘Le memorie di Roksteg’: intervista a Federico Fubiani

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Federico Fubiani


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In attesa dell’uscita dell’ultimo libro della saga, l’autore ci racconta in esclusiva la sua trilogia

Venerdì 4 ottobre, ore 19:00, presso la Biblioteca di San Polo in Chianti (FI), nell’ambito della Serata Fantasy, si terrà la presentazione del libro Le memorie di Roksteg – Il Risveglio di Lephisto di Federico Fubiani, 2018, Argento Vivo Edizioni, primo capitolo della saga fantasy cui seguirà, l’anno dopo, Le memorie di Roksteg – I re perduti di Gherrod, sempre con il medesimo editore.

La saga sta ottenendo un ottimo successo di pubblico e critica, la nostra stessa testata ha recensito il primo ed il secondo volume, a riprova del fatto che il genere, con i molteplici risvolti che sottende, affascina un pubblico di lettori sempre più vasto, indipendentemente dalla fascia d’età considerata.

Ed è lo stesso autore a raccontarci lo splendido momento che sta vivendo.

Federico come nasce l’idea di scrivere fantasy e, prima ancora, quando è nata in te la consapevolezza di poter dire la tua nel panorama letterario contemporaneo?

L’idea nacque “per gioco”. Con i miei figli e i loro amici avevo organizzato delle sessioni di D&D, un gioco di ruolo, un’attività ludica da fare intorno a un tavolo, che stimola immaginazione e socializzazione con gli altri partecipanti. Per intrattenerli inventai la storia che avrebbe fatto da sfondo alle loro avventure. Dopo vari mesi di gioco, e un entusiasmo crescente, i ragazzi nostri ospiti iniziarono a spronarmi dicendo: “Federico, la tua storia è bellissima! Dovresti scriverci un libro…”

Da lì nacque tutto: all’inizio pensai di accontentarli, scrivendo semplicemente un sunto di tutta la nostra esperienza, da fascicolare in modo spartano, così che avessero un piccolo ricordo del gioco, poi però la scrittura mi prese la mano e mi resi conto che il progetto intrapreso poteva meritare un numero di lettori maggiore, rispetto ai miei ragazzi. E quindi decisi di sottoporre il manoscritto a vari editori.

Quanto alla consapevolezza, ve lo dirò quando “nascerà”… ancora non riesco a credere che tutto questo non sia solo un sogno!

Hai deciso fin dall’inizio che avresti scritto una trilogia, oppure si tratta di una volontà che è maturata strada facendo, mentre eri al lavoro su ‘Il risveglio di Lephisto’, il primo capitolo della saga?

Quando decisi che avrei provato a inviare il manoscritto alle varie case editrici, ero conscio del fatto che l’intera storia sarebbe stata sviluppata in tre o quattro capitoli. Allo stesso tempo, però, con molto realismo ero pronto ad accettare il verdetto negativo che pensavo sarebbe scaturito.
Per questo motivo ‘Il risveglio di Lephisto’ ha un finale vagamente aperto a un sequel, ma che allo stesso tempo era sufficientemente chiuso per lasciarlo come “stand alone”.

Viceversa, il finale de ‘I re perduti di Gherrod’ è molto più che aperto, poiché ormai con Argento Vivo Edizioni abbiamo in programma di completare la saga.

Scrivere fantasy significa anche inscenare una rappresentazione che sottintende un universo variegato fatto di luoghi incantati, personaggi dalle peculiarità magiche o ben definite. Quanto è difficile creare un mondo di fantasia e quanto divertente?

Questa domanda è interessantissima. E mi permette di fare una precisazione che mi sta molto a cuore. Più volte ho dovuto constatare quanto questo genere sia considerato un po’ di serie B, una sorta di discount letterario, e questo per vari motivi.

Uno di questi è il fatto che l’autore, secondo coloro che sottovalutano il genere fantastico, può andare a briglia sciolta nella sua scrittura, poiché non deve sottostare ai paletti del rigore scientifico con cui deve avere a che fare, per esempio, un autore di romanzi di fantascienza, gialli o polizieschi.

Se questo può essere un aspetto difficilmente contestabile, è vero anche che pure lo scrittore fantasy ha degli obblighi ben precisi che sono innanzitutto la necessità di descrivere più dettagliatamente possibile il suo mondo, in modo tale da renderlo reale. Inoltre, il compito successivo sarà di far svolgere gli eventi mantenendo sempre un’assoluta coerenza con la storia e le regole “fisiche” del mondo che ha creato.

Chiarito questo, per rispondere alla domanda, creare il mio mondo è stato un processo naturale e incredibilmente divertente. Creare delle leggende ad hoc, la storia socio politica, per dare profondità alla narrazione e credibilità al mondo è stato uno dei processi più appaganti di tutto il processo di scrittura. Allo stesso tempo è stato appagante dividere il mondo della magia in tre sfere di influenza, magia “classica”, alla Harry Potter, magia divina che scaturisce dalla fede e magia naturale, in equilibrio perenne tra loro.

I protagonisti delle tue storie sono cinque ragazzi che, a ben vedere, ricalcano un po’ archetipi collaudati in letteratura: il forzuto dal cuore d’oro, la determinazione di Kharvus in cui io ho rivisto alcuni tratti di Ulisse, la “ladra” Wenra che a me fa addirittura pensare a Hermes, il dio greco patrono dei ladri e della furbizia. Quanto lavoro, quanta formazione ci sono dietro la nascita di questi straordinari ragazzi?

Potrà sembrare una frase fatta, ma io ho avuto la netta impressione che questi miei “bambini di carta” si siano fatti le ossa da soli.

Sono partito dai personaggi interpretati dai miei figli e dai loro amici nel gioco di ruolo che abbiamo giocato. Dalla loro interpretazione acerba e limitata al contesto ludico li ho fatti evolvere seguendo quella che ho pensato potesse essere l’inclinazione più naturale per loro.
E da qui in poi ho avuto la percezione che i personaggi si siano fatti da sé.

Quando Kharvus mostra una mente acuta e una fame insaziabile per la conoscenza, ciò non è altro che il riflesso delle sue inclinazioni.

Il fatto che Rako, in molti frangenti, appaia indecisa, prudente, se non addirittura timorosa, deriva anche questo dal suo approccio al mondo.

Quando i miei personaggi compiono le loro scelte è come se prendessero vita sulle pagine di word e dicessero la loro, senza alcun mio intervento.

Capisco che possa sembrare una sciocchezza, ma i personaggi ti prendono davvero la mano e hai la sensazione che siano loro in persona a effettuare le loro scelte!

Domanda secca: qual è il tuo personaggio preferito, fra i cinque da te creati?

Capisco che anche questo possa sembrare inverosimile, ma non ho un preferito. Diciamo che adoro ognuno di loro per le proprie inclinazioni e per determinati momenti all’interno della storia.

Di Kharvus adoro questa sua brama per la conoscenza, di Reklo la voglia di migliorarsi sempre e comunque. Di Rako la riflessività che si contrappone all’istintività della gemella.

Forse Peelìa, che pure sembra la più “trascurata” nel primo capitolo è quella che mi affascina particolarmente per la dicotomia che la affligge. Aspetto che emerge vago nel secondo capitolo e che si svilupperà nel terzo. Ma, ripeto, non parlerei di “personaggio preferito”, più di complessità e quindi, di fascino.

Una cosa che non mi è sfuggita è la tua attenzione alle tematiche sociali. Oltre al rapporto genitore – figlio di cui si è già detto, nel primo capitolo è chiaramente visibile un messaggio ambientalistico, mentre nel secondo questo aspetto viene meno a favore del tema inclusivo della diversità, della tolleranza, del rispetto delle differenze culturali e razziali – parola orrenda. Quale credi sia il ruolo dello scrittore fantasy, genere che per sua natura si presta a essere letto anche da giovani e giovanissimi?

Uno dei ricordi più vividi che ho della scuola elementare è la lettura delle favole di Esopo. La semplicità con cui in quelle storie interpretate da animali umanizzati venivano rappresentate situazioni variegate con una morale di sfondo mi colpì piacevolmente.

Trovo che indicare delle “linee guida” quando ci si rivolge soprattutto ai giovani sia estremamente utile, in particolare se si riesce a farlo non tramite una paternale, che di norma entra da un orecchio ed esce dall’altro, ma diluendola all’interno di una narrazione di ampio respiro, come può essere quella di un romanzo.

Pur avendo una prosa lineare e scrivendo libri assolutamente fruibili da tutti, secondo me sei in grado di sorprendere il lettore tirando fuori dei conigli dei cilindri del tutto inaspettati. Ad esempio, confesso che nel primo capitolo mi ero completamente dimenticata del personaggio che assurge al ruolo del “cattivo”, introdotto nell’incipit del libro e poi tralasciato fino alle pagine conclusive. Ti piace dunque giocare con i tuoi lettori?

In effetti, sì! Uno dei miei autori preferiti, Fredric Brown, giocava spesso a sorprendere i suoi lettori con inaspettati finali.

È uno stilema che apprezzo molto e che cerco di inserire nei miei lavori. Mi fa piacere sia stato apprezzato anche nei miei romanzi.

Se ti capita di leggere il mio racconto breve nella raccolta Tutti sul carro, una piccola antologia di racconti a tema carnevalesco, pubblicata sempre da Argento Vivo, penso tu possa rimanere sorpresa…

Leggendo i primi due capitoli della serie ho annotato mentalmente alcuni punti appena accennati, e ancora tutti da esplorare: ad esempio il mistero di quei “segni” che legano i cinque protagonisti o la presenza incombente di altri personaggi nominati proprio nelle primissime pagine del primo capitolo e mai più incontrati, finora. Tutti i nodi verranno sciolti nel terzo capitolo della trilogia? E soprattutto, per quando è prevista l’uscita?

Ebbene sì. Nel terzo ed ultimo capitolo sapremo tutta la verità sui segni che compaiono sulla fronte dei ragazzi, sui personaggi appena accennati e sui motivi che sono dietro allo sconvolgente finale de ‘I re perduti di Gherrod’.

Quanto all’uscita, se dovessi quantificare a che punto sono con la stesura, direi intorno a un 20 – 25% quindi ho ancora molto lavoro da fare.
Sono riuscito a pubblicare ‘I re perduti di Gherrod’ a distanza di un anno soltanto da ‘Il risveglio di Lephisto’ perché avevo iniziato il secondo immediatamente dopo la fine del primo.

Il terzo capitolo, però, è in lavorazione soltanto da gennaio di quest’anno, per cui avrò bisogno di più tempo.

Anche il terzo capitolo verrà pubblicato da Argento Vivo Edizioni come gli altri due? Come hai conosciuto questa casa editrice e come ti sei trovato a lavorare insieme a loro?

Se Argento Vivo lo vorrà, ne sarei felice! Ho conosciuto questa casa editrice, appena nata, grazie a un forum dedicato a scrittori e aspiranti tali.

Tra le varie risorse messe a disposizione degli utenti c’è un vasto database con le case editrici NOEAP, NO all’editoria a pagamento. Visto che non pretendevano contributi per la pubblicazione, requisito fondamentale per me, poiché volevo che il mio manoscritto vedesse la luce solo se meritevole, e non in seguito a un esborso monetario, e che intendevano proporre un catalogo composto anche da titoli fantasy, non esitai a proporre il mio lavoro alla loro attenzione.

Fra le tre proposte di pubblicazione ricevute, quella di Argento Vivo fu la più concreta. Ma ciò che mi spinse a sceglierla fu la telefonata con il direttore editoriale. In quel momento capii che il mio manoscritto aveva trovato chi l’avrebbe pubblicato con soddisfazione!

Il fatto che sia ben felice di continuare il viaggio dei miei personaggi insieme ad Argento Vivo Edizioni fa capire che il feeling è stato reciproco ed è tuttora vivo.

Nei limiti delle loro possibilità hanno assecondato le mie richieste, e i miei suggerimenti, permettendomi di presenziare a Firenze Libro Aperto 2018, esperienza interessante e del tutto nuova per me.
L’unico cruccio che mi spinge, periodicamente, a tirare la giacchetta del direttore editoriale è la mancata pubblicazione in ebook dei miei romanzi, aspetto sicuramente non decisivo per decretare il successo di un libro, ma di cui però sento la mancanza.
Ma sono sicuro che a breve verrà colmata anche questa lacuna.

Tu sei fra i pochi autori contemporanei a potersi vantare di essere materia di studio in quanto il primo capitolo de ‘Le memorie di Roksteg’ è stato adottato da una scuola media. Pensa, noi leggevamo ‘I promessi spos’i a scuola, ora le nuove generazioni studiano Fubiani. Ma allora, da toscano, aveva ragione Manzoni a voler risciacquare i panni in Arno?

Che Manzoni abbia fatto bene a unirsi alle lavandaie sui lungarni penso sia incontestabile!

Riguardo a questo mio piccolo exploit mi piace raccontare un aneddoto.
William Silvestri, il direttore editoriale, mi chiamò con tono entusiasta esordendo così: “Federico! Una grande notizia!”
Io, incuriosito risposi: “Ci ha invitati Fazio alla sua trasmissione?”
e lui: “Ma no! Sei stato adottato da una scuola media nel veronese, leggeranno il tuo romanzo in due classi di seconda media…”
Io, colto alla sprovvista e ignorando il significato implicito in questo annuncio, risposi senza particolare entusiasmo: “Ah, bene! Un’altra cinquantina di copie vendute, allora…”
E William, quasi incredulo: “Ma le vendite non c’entrano niente!”

Solo dopo la sua imbeccata, focalizzai ciò che io, anzi il mio romanzo aveva ottenuto: il prestigio di essere letto e studiato a scuola.
Una soddisfazione immensa, di cui ringrazio i miei giovani lettori veronesi.

Sappiamo che sei molto attivo nell’impegno sociale e che, ad esempio, sei di casa in diverse scuole dove ti piace andare a raccontarti agli studenti. Oltre a questo sei particolarmente sensibile alle iniziative benefiche e alla solidarietà. Ti va di raccontarci le tue esperienze in merito?

I ragazzi di Argento Vivo sono dei gran chiacchieroni!
In effetti sto cercando di realizzare un progetto che mi sta molto a cuore, sganciato dalla saga de ‘Le memorie di Roksteg’: una raccolta di racconti brevi dedicata a mio padre, morto di tumore nel 2009. Ovviamente il ricavato della vendita andrebbe a sostenere un progetto benefico. Sono in trattativa con un’associazione piuttosto importante e conosciuta, spero proprio di riuscire a concretizzare questa mia idea.

Quali sono i progetti futuri di Federico Fubiani, sia a breve che a medio – lungo termine?

A breve e medio termine c’è la volontà di concludere la saga e realizzare il progetto benefico citato poco sopra.
Una volta completati questi due obiettivi, e sfondato quindi il muro del lungo termine, vedremo.

Mi piacerebbe cimentarmi con qualcosa di diverso, il sogno sarebbe un romanzo di fantascienza, ma tutto dipende dalla bontà delle idee che possono nascermi in testa.

E con questo ringrazio i lettori de ‘Le memorie di Roksteg’ per l’attenzione che mi hanno dedicato e voi di ExPartibus per questa bella chiacchierata!

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Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.