L’esiguità dei ricchi e la moltitudine dei poveri
Una delle questioni più scottanti e pervasive del sistema economico mondiale contemporaneo è la fortissima e profonda iniquità tra paesi. Una disuguaglianza misurabile in ricchezza o povertà che lascia divari sempre più difficili da circoscrivere.
La distribuzione ingiusta della ricchezza e la sempre crescente disuguaglianza sociale hanno fatto sì che pochissime persone in scala planetaria detengano attualmente la maggiore quantità di ricchezza disponibile, rispetto alla totalità dei popoli che stentano a soddisfare i propri bisogni primari.
Le differenze culturali, che sono anche diretta espressione delle diverse economie, sono state agilmente fotografate dai sondaggi e dalle statistiche dell’Oxfam, l’agenzia internazionale che si batte contro la fame e la povertà nel mondo, che hanno previsto per i giorni nostri un aumento del divario economico tra ricchi e poveri tale per cui, l’1% della popolazione detiene più ricchezza del restante 99%.
Ovviamente lo strumento principale per misurare la ricchezza distribuita è il reddito, ma bisognerà tenere conto anche di altri fattori, quali il livello di industrializzazione dei diversi Paesi, la natura dei loro circuiti economici e le modalità attraverso cui i diversi sistemi di governo decidono di distribuire il reddito.
A questo proposito si è discusso tra studiosi, anche colorando il dibattito di toni accesi, di quanto implichi l’appartenenza ad un determinato gruppo sociale il relativo arricchimento individuale e se la stratificazione sociale non sia la diretta conseguenza di un direzionamento preciso dei flussi economici dovuto a specializzazioni, lignaggi ed eredità, determinando così, alcuni specifici privilegi di classe.
Riprendendo una nota affermazione dell’antropologo Thomas Belmonte, è possibile riflettere su alcuni aspetti del comportamento umano:
Dal momento in cui si è creata la stratificazione sociale, la storia dell’uomo, e cioè il suo diverso modo di rapportarsi alla natura e agli altri uomini, si è contrapposta alla sua umanità. L’emergere delle élite di potere ha creato le condizioni per un nuovo tipo di società anticollettiva in cui la crescita spropositatamente accelerata è stata fondata non sulla dissoluzione degli antagonismi tra gli esseri umani, ma sulla loro creazione e sulla loro estremizzazione da cui sono derivate schiavitù, caste e classi.
Le società creano svariate gerarchie sociali secondo alcuni criteri. In india esistono, per esempio, centinaia di caste nelle quali ogni individuo è inserito sin dalla nascita seguendo il destino sociale e professionale dei propri genitori, non potendo mai e in nessun modo, passare da una casta all’altra. Le persone afferenti a caste diverse non possono sposarsi, mangiare insieme, lavorare insieme e neanche parlare tra di loro.
Le caste indiane sono costruite sulle professioni tradizionali. All’apice vi sono i Brahmini, ovvero, i sacerdoti la cui vita è interamente dedicata al culto e alla ritualità. Subito dopo vi sono i Kshattriya e cioè i soldati, i politici e gli amministratori; seguono i Vaisya gruppo di contadini e commercianti e infine le caste Sudra che hanno la funzione di servire tutte le altre. Esse includono i cosiddetti intoccabili o impuri, definiti in questo modo per la contaminazione che avviene tra questi e gli altri durante lo svolgimento delle loro mansioni umili.
Gli intoccabili sono spazzini, conciatori, lavandai, calzolai sempre a rischio di contatto con escrementi umani e animali. L’isolamento degli intoccabili è ancora evidente, nonostante il governo indiano abbia dichiarato illegale la loro permanente discriminazione.
Sappiamo per certo, da molti studi antropologici ed etnografici, che esistono società, ad esempio gli Inuit, fortemente egualitarie in cui non sussistono differenziazioni tra ricchi e poveri, tra ceti superiori e inferiori o classi sociali. Ciò non vuol dire che non prevedano al loro interno gradi, ruoli o responsabilità di prestigio, ma di certo non conoscono la fortissima polarizzazione, tipica delle civiltà occidentali, tra ricchezza e povertà.
Conosciamo altrettanto bene la nostra società europea e quella americana, in cui la stratificazione sociale è funzionale all’esercizio del potere economico e politico, al controllo e all’oppressione di alcune classi che costituiscono il capitale umano di partenza per il buon funzionamento dell’economia capitalista. L’elemento che maggiormente lascia pensare e discutere è che da molti gruppi, dalle diverse altezze della piramide, tutto questo venga ancora considerato normale.
In ultima analisi è bene sottolineare che il baratro tra popoli, gruppi, classi, caste ricchi e poveri innesca nei più deboli la voglia di riscatto e il desiderio di poter usufruire egualmente della ricchezza e quindi del reddito globale. Ecco perché si evincono alcuni fenomeni migratori, spesso di massa, si scatenano conflitti per l’accaparramento di risorse e materie prime, si rovesciano regimi politici e sistemi di repressione.
I corpi assiderati di Yaguine Koita e Fode Tounkara, due quattordicenni provenienti dalla Repubblica di Guinea, furono ritrovati nel carrello d’atterraggio di un aereo nell’aeroporto di Bruxelles nel 1999. Su uno dei corpi fu ritrovato il seguente messaggio:
Signori, membri e leader dell’Europa, facciamo appello alla vostra solidarietà e bontà per aiutare l’Africa. Per favore aiutateci, soffriamo molto in Africa, abbiamo molti problemi e non c’è alcun rispetto nei confronti dei diritti dei bambini. Ci sono guerre, malattie e fame. In Guinea abbiamo molte scuole ma mancano gli insegnanti e la pratica. Perciò, se vedete che siamo disposti a sacrificarci e a rischiare la nostra vita è perché in Africa soffriamo molto e abbiamo bisogno del vostro aiuto per combattere la povertà e porre fine alle guerre in Africa. Ciononostante, vogliamo studiare e vi chiediamo di aiutarci a studiare in modo da poter vivere come voi, ma in Africa. Infine, vi preghiamo di accettare le nostre scuse per esserci presi la libertà di inviarvi questa lettera perché siete delle personalità importanti alle quali dobbiamo rispetto.
Autore Marilena Scuotto
Marilena Scuotto nasce a Torre del Greco in provincia di Napoli il 30 luglio del 1985. Giornalista pubblicista, archeologa e scrittrice, vive dal 2004 al 2014 sui cantieri archeologici di diversi paesi: Yemen, Oman, Isole Cicladi e Italia. Nel 2009, durante gli studi universitari pisani, entra a far parte della redazione della rivista letteraria Aeolo, scrivendo contemporaneamente per giornali, uffici stampa e testate on-line. L’attivismo politico ha rappresentato per l’autore una imprescindibile costante, che lo porterà alla frattura con il mondo accademico a sei mesi dal conseguimento del titolo di dottore di ricerca. Da novembre 2015 a marzo 2016 ha lavorato presso l’agenzia di stampa Omninapoli e attualmente scrive e collabora per il quotidiano nazionale online ExPartibus.