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Le funzioni del fiore, l’impollinazione

Aquilegia


La fase cruciale della vita e della funzione del fiore è costituita dalla impollinazione che può essere: anemofila, vento, entomofila, insetti, chirofila, pipistrelli.

Circa l’impollinazione si può dire che la tendenza generale è indirizzata verso la fecondazione incrociata, cioè la fecondazione degli ovuli di un individuo ad opera del polline di un individuo diverso.

Sono numerosi i meccanismi che favoriscono la fecondazione incrociata più nota come eterogamia o, addirittura, rendono impossibile l’autofecondazione, autogamia.

Uno dei mezzi che facilità l’eterogamia è l’autosterilità, cioè l’inefficacia del polline di fecondare il proprio ovulo, sterilità che si può estendere a tutti i fiori sbocciati sulla stessa pianta.

Ci sono, in pratica, casi in cui gli stami si svegliano più precocemente rispetto al pistillo che non è quindi in grado di utilizzare il polline maturato precocemente. I fiori, insomma, anche se morfologicamente ermafroditi, non lo sono fisiologicamente

Impollinazione

L’impollinazione è costituita dal trasporto di polline direttamente dalle antere sull’ovulo nelle gimnosperme o sullo stigma nelle angiosperme. Dopo l’impollinazione il granulo pollinico, stimolato da opportuni processi ormonali, produce il tubetto pollinico, avente all’estremità i due gameti maschili.

Il tubetto pollinico attraversa lo stilo, elemento questo del pistillo recante all’apice superiore lo stigma e a quello inferiore l’ovario, ed entra nel sacco embrionale, che è la parte interna dell’ovulo contenente l’oosfera. Qui un gamete si fonde con l’oosfera per dare origine al germoglio embrionale; l’altro gamete si fonde con il nucleo polare dando luogo all’endosperma, noto anche come cotiledone.

Ritengo utile qualche cenno sulla funzione di quest’organo chiamato cotiledone. Esso è una fogliolina embrionale che nutre il germe della futura piantina, finché questa non ha sviluppato la radichetta che le consentirà una vita autonoma e indipendente.

È pertanto assimilabile, funzionalmente, alla placenta animale. La presenza di una o più cotiledoni è discriminante per la distinzione tra piante mono e dicotiledoni che, in funzione di ciò, presentano caratteristiche vegetative diverse.

Autore Antonio Ceglie

Antonio Ceglie, curioso appassionato di erbe e piante spontanee, quelle che la gente di solito e sbrigativamente, chiama "erbacce". Curatore per ExPartibus di una rubrica, non specialistica, relativa a questi "compagni di vita", le piante appunto, con cui conviviamo da migliaia di anni, senza, per questo, conoscerle veramente. Anche se non mi illudo di essere un divulgatore brillante, cercherò piuttosto, me lo auguro, di solleticare la curiosità del potenziale lettore interessato, offrendogli qualche spunto di carattere storico, culinario, o sanitario relativo alle piante stesse.

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