In scena il 15 aprile nella casa circondariale di Napoli
Riceviamo e pubblichiamo.
Lunedì 15 aprile, alle ore 12:30, il laboratorio teatrale permanente del Carcere di Secondigliano, Napoli, “Le voci di dentro” presenta ‘Le donne di Brecht’, spettacolo di fine laboratorio realizzato nell’ambito del progetto ‘Anticorpi 2018 – 2019’ a cura della compagnia “Il Teatro nel baule”.
Testi Bertolt Brecht
musiche Kurt Weill
drammaturgia e regia Luca Di Tommaso
direzione musicale Monica Pinto
In scena: Libera Carelli, Anna Carpi, Valeria Finamore, Carla Guardascione, Federica Habetswallner, Sara Parolisi, Rocchina Romano, Francesco Simonelli
Pianista: Rosalba Cacciola
Nella drammaturgia di Bertolt Brecht, soprattutto a partire dalla fine degli anni Venti, i personaggi femminili rivestono un ruolo centrale non spiegabile in termini di casualità o di gusto personale.
Evidentemente le donne, in Brecht, rappresentano un punto di vista privilegiato per riflettere su temi come il rapporto tra bene e male, felicità e denaro, interesse personale e interesse della comunità, vita e morte… e per gettare su questi temi una luce nuova.
Abbiamo approcciato i testi brechtiani a partire da uno studio dei principi estetici enunciati dall’autore in molti scritti teorici. La vulgata legge spesso questi principi come opposti a quelli teorizzati da Stanislavskij, ma il nostro percorso si è concentrato su come non sia possibile dividere autori e idee in compartimenti stagni, bensì sia necessario studiarli come complementari e, anzi, strettamente in connessione tra loro.
“Effetto di straniamento”, “teatro didattico”, “teatro dialettico”, “Gestus sociale” e così via sono state formule abituali del lavoro di laboratorio, strumenti di esplorazione della nostra attualità e, in particolare, dell’essere donne nel mondo contemporaneo.
Cosa ha da dirci Brecht ancora oggi? Che attualità hanno i suoi temi, le sue forme, le sue canzoni e le sue categorie estetiche?
Con leggerezza e passione tenteremo di restituire al pubblico quanto abbiamo saputo recepire di lui, reinventandolo e tradendolo a tratti, come lui stesso avrebbe voluto per la sua tradizione.
Portare teatro in un carcere, per di più a Napoli, con detenuti in gran parte di alta sicurezza, è un atto sociale già di per sé di grande importanza, ma in questo caso si tratta di uno spettacolo doppiamente speciale: innanzitutto perché è ispirato all’opera di Bertolt Brecht, autore che ha dedicato alla riflessione sul sociale e sulla convivenza tra gli uomini tutto il suo lavoro, e, in secondo luogo perché è uno spettacolo tutto al femminile, laddove la platea sarà composta per intero da detenuti uomini, per lo più appartenenti a una fascia socio – culturale dove la donna non ha ancora acquisito lo status, il ruolo, i diritti e la dignità che le si dovrebbe.
In definitiva, dar voce alle “le donne di Brecht” nel Carcere di Secondigliano, far esprimere queste “voci di fuori” davanti a spettatori che potranno, a fine spettacolo, esprimere “le voci di dentro” su quanto hanno visto e che potranno farsi sentire anche donando in cambio l’interpretazione di alcune loro poesie e alcuni brani musicali, tutto questo vuol dire crepare lievemente il muro dell’indifferenza, ridare speranza ai mondi del dentro e del fuori attraverso l’alchimia dell’incontro teatrale, che è sempre, e innanzitutto, incontro tra esseri umani.
Foto Roberto Esposito