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‘Le cose che bruciano’, di Michele Serra

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'Le cose che bruciano', di Michele Serra


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Autore: Michele Serra
Titolo: Le cose che bruciano
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Editore: Feltrinelli
Collana: I Narratori
Anno di pubblicazione: 2019
Prezzo di copertina: €15,00

Ad aprile 2019 è uscito il nuovo romanzo di Michele Serra dal titolo le ‘Le cose che bruciano’ edito da Feltrinelli.
Di Michele Serra non avevo letto mai nulla se non quando nel 2016, comprai durante un’attesa in stazione il suo romanzo ‘Ognuno potrebbe’, 2015, che dalla quarta copertina prometteva di affrontare temi a me assai cari come il bisogno di concentrare le attenzioni su stesso, bisogno nato durante quest’epoca e grazie ai social. E non sono stato deluso dalla scrittura di Serra, anzi è stato un piccolo mattone sul quale ho poi costruito ulteriori ragionamenti personali. Di conseguenza avevo buone speranze.

Quando ho trovato in evidenza, poche settimane fa, sugli scaffali della libreria in aeroporto questo libro dalla copertina rosso fuoco e con il nome Serra in primo piano, non ho potuto far altro che andare subito alla quarta copertina e cercare di capire se anche stavolta i temi fossero a me congeniali. Premetto che immediatamente dopo l’ho acquistato e letto.

Il protagonista si chiama Attilio Ciampi ed ha 48 anni. Attilio è un ex politico di successo ma che ad un certo punto cerca di introdurre, anzi, reintrodurre, con una proposta legislativa, il ritorno alle divise scolastiche fino ai licei. Questa proposta, apparentemente anacronistica, mette in imbarazzo il suo partito che decide di mandarlo in pensione anticipata.

In realtà Attilio bramava già da tempo una fuga verso la semplicità.
Ma attenzione, la fuga in questo caso non deve essere interpretata come un atto di codardia verso la vita, piuttosto come un esilio volontario alla ricerca della vera felicità. Una felicità che non giunge mai come crediamo, nella ricerca spasmodica di accumulare oggetti inutili, cianfrusaglie tecnologiche, nella sfrenata corsa ai soldi e al successo creando una seconda pseudo vita sui social. No, assolutamente no.

Attilio ce lo dimostra chiaramente andando a vivere dalla metropoli al piccolo borgo di campagna di Roccapane. Qui i legami che si creano con il vicinato, con gli amici nell’unico bar del paese e soprattutto con la terra, non sono amicizie passeggere, labili, che vivono sul filo del rasoio.
Sono amicizie forgiate da giornate intense di lavoro duro e sudore ed indissolubili.

Spegnere i social, allontanarsi dalla frenesia della vita di città aiuta a mettere meglio a fuoco le cose essenziali, perché finalmente se ne ha il tempo. Finalmente si ha il tempo di scegliere la giusta lente con la quale fotografare la realtà. Ed ad ogni capitolo Attilio ha quella voglia di bruciare le cose inutili del suo passato, scatoloni accumulati negli anni che sono la rappresentazione fisica della memoria.

La trama, come il libro che ha una scrittura immediata e diretta, è semplice. Ma la scelta accurata delle parole, la costruzione di certe scene e di certe situazioni, come ad esempio tutta la conversazione con il Testimone di Geova che verte tra chi sostiene l’importanza dello Spirito Santo che è nella natura e chi invece è interessato, come al nostro Attilio, semplicemente al nome scientifico che ha ciascuna pianta, regala molti spunti di riflessioni se si è abbastanza ricettivi da poterli cogliere.

Con le dovute distanze ed usando una scrittura completamente opposta a 180°, questo libro mi ha ricordato ‘Fight Club’ di Chuck Palahniuk del 1996, molti probabilmente ricorderanno il film con un grandissimo Brad Pitt ed un bravissimo Edward Norton.

Anche in ‘Fight Club’ c’è la fuga e il mettere in allarme il lettore dalla pericolosità dall’accumulare oggetti futili. Perché il telefono di ultima generazione che usiamo solo per fare foto, in realtà a noi umili e semplici mortali non serve a nulla. E se ci guardiamo intorno è probabile che il 90% delle cose che ci circondano non ci siano assolutamente utili. E come il libro di Palahniuk, anche in quello di Serra c’è un fuoco salvifico. Il parallelo tra i due testi finisce qui perché in ‘Fight Club’la fuga del protagonista si trasforma in voglia di sovversione dell’ordine costituito che è marcio, mentre in Serra l’approccio è più dolce, più mistico e personale, come fu secoli prima quella di Lucio Quinzio Cincinnato.

Le soluzioni sono, come la scrittura, completamente opposte. Uno cerca di salvare se stesso, e forse anche gli altri, distruggendo il mondo, Attilio, dal carattere più mite, cerca di proteggere solo se stesso, cosciente del fatto che forse il mondo non voglia essere aiutato.

Se in ‘Fight Club’ lo scrittore ci grida il messaggio, Serra ce lo sussurra all’orecchio come un consiglio di un vecchio amico al bar del paese mentre beviamo un amaro.

Autore Marco Trotta

Marco Trotta è nato a Napoli nel 1981. Laureato in Conservazione dei Beni Culturali con indirizzo Storico-Artistico alla S.U.N. con una tesi sul restauro del Duomo di Napoli. Ha conseguito un master regionale di “Rilievo architettonico per i Beni Culturali”. Restauratore di beni culturali e poi catalogatore per la Soprintendenza di Caserta. Attualmente è anche redattore per Campaniarock.it e per la prestigiosa Art apart of culture.