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Le comunità virtuali: pericolose comfort zone

comunità virtuali


Riusciamo a concepirci senza smartphone? Senza connessione? Senza la comodità di poter fare un’infinità di cose dal nostro divano?

Non mentiamo a noi stessi: salvo poche eccezioni, non siamo disposti a tornare indietro.

Ma che cosa sarà la nuova società digitale?

Ci stiamo evolvendo, oppure…?

Inutile negarlo, in pochissimo tempo, la rivoluzione digitale ha portato cambiamenti che hanno trasformato radicalmente la nostra routine, influenzando ogni aspetto della vita quotidiana

Mentre ci troviamo immersi in un mare di innovazioni, sorge, infatti, una domanda fondamentale: la tecnologia sta realmente costruendo un ambiente migliore o sta contribuendo alla sua destrutturazione?

Forse non abbiamo avuto tempo per farcela, ma è arrivato il momento.

La frase

La rete destruttura ma non costruisce società

è attribuita a Mark Reid, un sociologo britannico, e riflette una visione critica dei risvolti sociali della tecnologia.

È una visione forse distopica alla Orwell, ma si tratta di una prospettiva secondo la quale, sebbene la tecnologia possa portare alla destrutturazione delle società esistenti, non è altrettanto efficace nel promuovere la costruzione di nuove forme di comunione o nel favorire il benessere.

La “destrutturazione” cui Reid fa riferimento può manifestarsi in varie modalità. Una di queste è la frammentazione delle comunità, dove le interazioni faccia a faccia vengono sostituite da comunicazioni digitali talmente superficiali che portano a misurarsi con sconosciuti di cui niente sappiamo e che ben possono essere l’esatto contrario dell’identità che scelgono per relazionarsi con noi.

Ma non ci importa, perché abbiamo deciso che quel tipo di confronto ci fa stare bene; è parte della comfort zone che ci siamo creati addosso.

Ma tale tendenza può portare ad un contesto di isolamento e alla perdita di coesione, poiché le relazioni umane diventano sempre più mediate da Internet.

Inoltre, la dipendenza crescente da tecnologia e comunicazione digitale può alimentare un ciclo di isolamento e alienazione.

Gli individui possono sentirsi disconnesse dalla realtà circostante, preferendo invece immergersi nel mondo virtuale delle reti sociali e delle piattaforme digitali.

Questo fenomeno può avere conseguenze negative sulla salute mentale e sulle relazioni interpersonali. Non serve ricorrere a studi di psicologia, che sono comunque abbondanti in materia: basta guardarsi intorno per vedere decine di persone immerse nel loro device e incuranti del mondo esterno ma solo dell’approvazione del gruppo all’interno del quale hanno trovato la loro dimensione.

Tuttavia, è importante riconoscere che la tecnologia e la rete non sono solo agenti di destrutturazione sociale, ma possono anche fungere da potenti veicoli per la costruzione di una società più inclusiva e collaborativa.

Ad esempio, la tecnologia ben potrebbe facilitare la collaborazione e la partecipazione democratica attraverso siti di condivisione e mezzi di comunicazione online.

Inoltre, almeno teoricamente, l’accesso all’istruzione e alle risorse è notevolmente ampliato proprio grazie al progresso in atto. Le persone possono accedere a materiali didattici e corsi sul web da qualsiasi parte del mondo, abbattendo barriere geografiche ed economiche. Ciò contribuisce a promuovere l’empowerment individuale e la mobilità.

Ma i nuovi strumenti vengono utilizzati per questi scopi?

La quantità di selfie, gattini e commenti su argomenti a dir poco futili dice esattamente il contrario. Anche se cerchiamo i nomi dei personaggi più seguiti sui loro profili, quelli di scienziati e veri divulgatori non sono certo ai primi posti.

Meglio, quindi, per la maggior parte degli utenti della rete, ed in particolare dei social, rifugiarsi in una comunità digitale dove si possa trovare un rifugio in cui tutti coloro che si sentono emarginati o isolati nella vita reale, possano trovare un senso di appartenenza e solidarietà.

Chissà se in molti ne sapranno uscire.

La frase di Reid metta in luce una preoccupazione legittima riguardo agli effetti negativi della tecnologia, ma è importante riconoscere anche gli aspetti positivi e le opportunità che il web offre per la costruzione di una comunità più inclusiva e collaborativa.

Se saremo in grado di farlo.

Autore Gianni Dell'Aiuto

Gianni Dell'Aiuto (Volterra, 1965), avvocato, giurista d'impresa specializzato nelle problematiche della rete. Di origine toscana, vive e lavora prevalentemente a Roma. Ha da sempre affiancato alla professione forense una proficua attività letteraria e di divulgazione. Ha dedicato due libri all'Homo Googlis, definizione da lui stesso creata, il protagonista della rivoluzione digitale, l'uomo con lo smartphone in mano.

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