Un viaggio tra punti esclamativi ed interrogativi!
Non mi sono mai piaciuti i punti esclamativi, se non quelli che esprimono entusiasmo, meraviglia, gioia e felicità. Per il resto sono arroganti, rigidi, prepotenti e per nulla inclini all’umiltà. Sono barriere che si ergono per dividere e separare.
Quanto sono belli, invece, i punti interrogativi. Chiedono, anziché accusare. Si inchinano, si abbassano al livello dell’altro, per poterlo capire e comprendere. Si genuflettono umilmente per non mostrare la propria superiorità quando colloquiano con chi non ha avuto la fortuna o il tempo di essere all’altezza.
Le affermazioni sono spesso montagne invalicabili, le domande sono ruscelli che fluiscono da un Cuore ad un altro con l’intento di dissetare e dissetarsi a propria volta. Il punto interrogativo si pone sullo stesso livello del proprio interlocutore e lo prende per mano.
Per tale ragione lo accolgo sempre con affetto. Fuggi da chi si rivolge a te con i punti esclamativi. Sono spade tese ad infilzarti e non hanno nulla da insegnarti. Sono prevaricazione, e non amano affatto la condivisione delle idee. Ci hai fatto caso?
Non sono d’accordo! Sei un idiota!
Sono ben diversi da:
Come mai la pensi in questo modo, mi aiuti a capirti? Per quale ragione ti sei comportato in quella maniera, mi aiuti a comprenderti?
Il punto esclamativo è una dichiarazione di guerra, il punto interrogativo è un trattato di pace.
Desiderare da un Maestro ciò che è sbagliato, determinerà gli errati percorsi.
Se cerchi certezze, molto probabilmente troverai il “guru” che te le darà, ma sarà davvero il giusto sentiero?
Quando in cuor proprio si ha un dubbio si cerca un risolutore, ma che cosa è, prima di tutto, il dubbio?
È davvero nocivo? È qualcosa che si debba trasformare forzatamente in una verità assoluta?
Dubbio deriva dalla radice sanscrita dva o dvi e cioè “due” ed è testimone dunque del fatto che non ci possa essere una sola faccia di una medaglia, poiché ogni cosa è sottoposta ad un bivio.
Per quale motivo, allora, dovrebbe essere così dannoso?
Un Maestro che non insegni la bellezza del dubitare non è un educatore bensì colui che corrompe le menti dei propri allievi indirizzandoli verso la sua unica (uno) verità.
Le certezze assolute, infatti, così come ci venne insegnato da Sofocle, in una delle sue tragedie più famose, possono condurre al dramma con estrema facilità.
La storia finisce con un vero e proprio disastro a causa di un contrasto considerato irrisolvibile. Antigone e Creonte diventano le vittime del loro stesso errore, cioè non aver saputo consapevolizzare da entrambi i lati la situazione che stavano vivendo.
Sia l’uno che l’altro avevano buone ragioni per pensarla in un certo modo ma nessuno dei due aveva preso in seria considerazione l’idea opposta.
Non avevano saputo unire i due pensieri e creare tra di loro un rapporto costruttivo.
Tutto ciò determinò un epilogo tragico e drammatico.
Colui che insegna desidera davvero aiutare i propri allievi? E come può aiutarli veramente ad essere liberi pensatori? Insegnando una verità che si è certi di possedere o una verità che comunque lasci la porta aperta al dubbio?
In sintesi, che cosa andrebbe realmente insegnato, uno spirito dogmatico o il senso critico?
Concluderò perciò con ulteriori domande:
Che cosa aspettarsi da un Maestro?
Un eliminatore di dubbi e diffusore di certezze assolute o qualcuno che, più democraticamente, combatta le certezze facendo il sano portatore e distributore di dubbi?
Autore natyan
natyan, presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza denominata Studio Gayatri, un’associazione culturale no-profit operativa dal 1995. Appassionato di Filosofie Orientali, fin dal 1984, ha acquisito alla fonte, in India, in Thailandia e in Myanmar, con più di trenta viaggi, le sue conoscenze relative ai percorsi interiori teorici e pratici. Consulente Filosofico e Insegnante delle più svariate discipline meditative d’oriente, con adattamento alla cultura comunicativa occidentale.
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