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Lazio, Zingaretti: ’10 anni fa default Lehman Brothers’

Nicola Zingaretti


Il 14 settembre convegno Regione Lazio su inizio crisi finanziaria globale

Riceviamo e pubblichiamo dall’Ufficio Stampa della Regione Lazio.

Alle 5 di mattina del 15 settembre del 2008, Lehman Brothers, la quarta maggiore banca degli Stati Uniti, chiedeva l’ammissione al Chapter11 dichiarando, nella sostanza, il default.

Era l’inizio della crisi finanziaria globale. Una crisi che ha stravolto l’economia del pianeta e che è stato un ‘punto di svolta’ paragonabile forse solo a eventi quali la caduta del muro di Berlino o il crollo delle Torri Gemelle.

Lo scrive il Presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti in un articolo pubblicato questa mattina, 7 settembre, sul sito di Huffington Post nel quale viene annunciato un convegno dall’Amministrazione regionale per il prossimo 14 settembre dal titolo ’10 anni dopo Lehman’. All’evento, che si svolgerà al WeGil, parteciperanno studiosi e giornalisti tra cui Marco Bentivogli, Marcella Panucci, Dario Scannapieco, Alberto Melloni, Federico Fubini, Dino Pesole, Pietro Reichlin.

Continua Zingaretti:

Il cortocircuito tra la finanza globale, mobile, invisibile e le persone comuni, con le loro aspettative e le loro necessità concrete, ha dato vita alla tempesta perfetta. Ne è emerso un mondo più diviso, più impaurito, più diseguale. Che obbliga la politica a cambiamenti profondi, nuovi comportamenti, risposte all’altezza. Il 14 settembre, per ricordare quell’evento, la Regione Lazio ha promosso il convegno ’10 anni dopo Lehman’, nello spazio WeGil di Roma.

L’occasione di una riflessione ampia, che vedrà la partecipazione di esponenti di primo piano del mondo economico, universitario, imprenditoriale e sociale e che ha un punto centrale: affrontare il tema della disuguaglianza, le sue radici economiche e politiche, capire in profondità quello che è successo, ma soprattutto confrontarsi sul modello di sviluppo che dobbiamo scegliere in questo tempo nuovo.

È chiaro, infatti, che gli eventi di quel tragico 2008 hanno decretato il fallimento di un modello fondato sulla globalizzazione incontrollata e sulla supremazia del mercato. Un modello che ha fallito nel suo obiettivo principale, migliorare la qualità della vita di un numero sempre maggiore di individui e ha finito, invece, per acuire la frattura tra ricchi e poveri, generando livelli di concentrazione della ricchezza come mai nella storia. Con le conseguenti reazioni politiche.

Questo ci lascia una crisi mondiale, in cui il nostro Paese ha mostrato le sue fragilità: economiche e istituzionali. Bastano pochi numeri a confermarlo. È diminuita la nostra capacità di produrre ricchezza ed è aumentata la nostra incapacità di redistribuirla. Tra i Paesi avanzati siamo quello che ha registrato la minore variazione del PIL: mentre tra 2008 e 2017 il PIL dell’Unione a 28 cresceva del 7.9% il nostro diminuiva del 4,5%. In termini cumulati la perdita di PIL registrata tra il 2008 e il 2014 è stata di circa 9 punti. Germania e Stati Uniti già nel 2011 avevano superato i livelli del PIL del 2008, mentre l’Italia ancora nel 2017 era sotto di 4,5 punti rispetto ai valori 2008. Una mancata crescita che ha significato molte cose ma, prima di tutto, conseguenze drammatiche sul lavoro: mentre in Italia il numero dei disoccupati aumentava di 1,2 milioni, in Germania diminuivano di 1,4 milioni, negli Stati Uniti di 2 milioni di unità”.

Un’economia più povera, dunque. E anche più ingiusta. Dal 2008 le persone a rischio povertà o esclusione sociale sono aumentate di oltre 3milioni, sono oggi il 30% della popolazione, nel 2008 erano il 25,5%. Siamo il secondo Paese nell’Unione Europea per aumento dei punti di povertà o esclusione sociale e per aumento della differenza di reddito tra le classi più ricche e quelle più povere nel periodo 2008-2016. È in questi numeri il motivo dell’indignazione, della rabbia montata in questi anni nei ceti medi e popolari; è qui il senso di esclusione di una generazione intera, quella dei trentenni di oggi, letteralmente travolta dalla crisi.

Nel dibattito del 14 settembre parleremo di questo e delle azioni e delle strategie messe in campo dalla Regione Lazio – anche grazie alle risorse europee – per realizzare un nuovo modello di sviluppo e di welfare. Un obiettivo essenziale che investe innanzitutto le Istituzioni: nazionali e locali. Perché è vitale e urgente elaborare nuove risposte: unirsi, piuttosto che erigere muri; investire su welfare e conoscenza, quali fattori fondamentali di libertà ed equità; scommettere su un’innovazione giusta, in grado di tenere insieme diritti e sviluppo. Dalle scelte che facciamo oggi dipende il futuro delle nostre comunità.

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