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L’avaro a pranzo conclude Classico Contemporaneo

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Ottimo successo di pubblico per l’originale kermesse

Ieri sera 30 agosto si è conclusa la rassegna teatrale Classico Contemporaneo giunta alla sua II edizione. Tredici serate in cui sono state rappresentate dodici opere diverse, rielaborate in modo sapiente ed originale partendo da una pièce classica rivisitata in chiave moderna. Luogo delle rappresentazioni il suggestivo chiostro di San Domenico Maggiore, nel cuore di Napoli.

locandinaFormula vincente, innovativa, coinvolgente che ha permesso ad ognuno degli attori di dare il meglio di sé nel destreggiarsi nei personali riadattamenti di testi che hanno fatto grande la storia del teatro. Il tutto affrontato in modo “leggero”, considerando il periodo estivo, ma sempre professionale, acuto, intelligente per permettere anche a chi solitamente non frequenta il teatro, di avvicinarsi a questo magico mondo. Altissimo il livello artistico di ognuno degli attori delle diverse compagnie, al pari del team di professionisti che ne ha curato la programmazione.

Il nostro plauso va all’organizzazione, Il teatro dell’Osso, alla direzione artistica, Gianmarco Cesario e Mirko di Martino, e al Comune di Napoli, nella persona dell’Assessore alla Cultura, Nino Daniele, che credendo fortemente nel progetto non solo ha rinnovato la fiducia per il secondo anno consecutivo, ma che ha addirittura raddoppiato le serate a disposizione.

Tredici serate in cui si è ripercorsa la storia della letteratura, dicevamo, da Aristofane a Shakespeare, da Molière a Pirandello, da Schmidt a Ibsen, da Cechov a Petito, da Viviani ad Eduardo, non tralasciando affatto i grandi autori della tradizione musicale partenopea.

Il pubblico ha decisamente mostrato di gradire l’intero progetto; ogni sera il pienone. E come giustamente hanno osservato i due direttori artistici alla fine della serata, durante i ringraziamenti di rito, con una speciale menzione al Comune che ha rinnovato loro la fiducia, è sempre grazie agli spettatori che rispondono in modo attivo e partecipe, che sono possibili esperimenti del genere.

Tante anche le presenze giovanili, a testimoniare il fermento culturale e la spiccata sensibilità nella nostra Napoli che, ancora una volta, si riconferma capitale indiscussa del teatro nazionale. Importante però, insistono i due direttori artistici, che il pubblico sia rieducato al teatro canonico, quello negli appositi spazi dedicati, perché l’incanto si sprigioni dove acustica, luci e scenario sono perfetti.

avaro-a-pranzoMa passiamo a raccontare l’opera che è andata in scena ieri sera, “L’avaro a pranzo”, tratto da “L’avaro” di Molière con Lello Serao, Titti Nuzzolese, Antonio D’Avino, Diletta Masetti, Marcello Gravina, Roberto Ingenito, Nello Provenzano, Ivan Giordano, Fabiana Spinosa.

Costumi Annalisa Ciaramella, scene Laura Lisanti, aiuto regia Victoria De Campora, drammaturgia e regia Mirko di Martino.

avaro-a-pranzo-5La storia è ambientata nell’Italia degli anni ’60, nel pieno boom economico tra benessere e consumismo e dove esiste ancora il “sacro” rito del pranzo domenicale. Il moderno Arpagone è un avaro imprenditore che accumula denaro per guadagnarne di più, ma sempre di una comicità disarmante. Continua a sostenere di non aver affatto soldi, ma agli occhi di tutti risulta micragnoso, avido e ridicolo. Pretende persino di scegliere le amicizie dei figli. La sua autorità paterna è per la prima volta messa in discussione; i figli non accettano di subire le sue decisioni e non approvano il suo modo di vivere parsimonioso fino all’eccesso. Chiedono, piuttosto, spazio e visibilità, affermando la propria personalità attraverso musica e moda e si ribellano alla sua volontà ai rispettivi matrimoni combinati. Arpagone si rifiuta di piegarsi all’evolversi dei costumi e respinge rock’n roll, beat, così come l’abbigliamento tipico dell’epoca, jeans e minigonne. Ciecamente per lui i figli sono bambini, parassiti, fannulloni, incapaci di prendere decisioni in modo autonomo e per loro ha già deciso matrimoni fondati non sull’amore, ma sull’interesse. I soldi, per lui sono tutto. Non ha però fatto i conti con “la violenza che l’amore esercita sul cuore”, come dirà il figlio Cleante. La ragazza che ha scelto per sé come seconda moglie è invece segretamente fidanzata con il figlio; il suo factotum che lo asseconda in tutto e per tutto è romanticamente legato alla figlia. L’unico modo per farlo cedere è toccare il suo unico punto debole, il denaro. Il figlio, scoperta finalmente una cassetta piena di cambiali, di cui ignorava l’esistenza, gliela nasconde. Lui prontamente chiama un improbabile vice ispettore e si innescano una serie di equivoci e scene esilaranti. Quando il figlio prontamente confessa di averla sottratta lo informa che gli sarà resa solo a patto che accetti di rinunciare alla ragazza e che permetta ai figli di sposare i loro amati. Arpagone, a questo punto, è costretto a cedere. Tutti alla fine sono felici; lui ha riavuto il suo prezioso tesoro, i figli hanno ottenuto la sua benedizione per convolare a giuste nozze.

Non mancano nella sceneggiatura anche dei riferimenti velati al grande Totò, nell’elaborazione nel menu, come in alcune espressioni che non possono fare a meno di rievocare nei presenti il principe della risata.

La compagnia in questione, come sottolineato alla fine dai due direttori artistici della rassegna, si è formata appositamente per questa rappresentazione. Il risultato è semplicemente brillante quanto a sceneggiatura, postura, recitazione, mimica facciale, intonazione vocale. I costumi rendono in modo pieno il contrasto tra i diversi caratteri dei personaggi; gli abiti datati e logori di Arpagone e della servitù e quelli all’ultima moda degli altri.

Ultima chicca: quando già gli applausi si susseguono scroscianti e sinceri, Arpagone, depone il suo bene più prezioso, la cassetta con le cambiali, in una sorta di tabernacolo, emblema dalla sacralità del dio denaro.

Il pubblico è totalmente coinvolto e divertito.

Anche questa ultima rappresentazione di Classico Contemporaneo si conferma perfettamente all’altezza dell’intento iniziale della rassegna, quello di “dare modernità ed ulteriore immortalità al teatro”.

I direttori artistici, a questo punto ci invitano a non andar via, ma a spostarci all’ingresso per festeggiare con della gustosa e splendida torta e dell’ottimo spumante.

L’appuntamento con Classico Contemporaneo è al prossimo anno, imperdibile evento per tutti coloro che, come noi, adorano il teatro, anche se nuovi interessanti appuntamenti ci attendono a brevissimo, con la sapiente organizzazione di chi vive di teatro e per il teatro.

Autore Lorenza Iuliano

Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.