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L’arte di Raffaele Viviani in Sottovoce a Classico Contemporaneo

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28 Agosto ore 21:30 Chiostro di San Domenico, Napoli

Classico Contemporaneo incontra la prosa, la poesia e la musica di uno dei più fertili autori italiani del XX secolo, lo stabiese Raffaele Viviani che rivive attraverso le interpretazioni di Ernesto Lama (che firma anche la regia), Marino Bruno ed Elisabetta D’Acunzo. alle tastiere il maestro Giuseppe Di Capua

venerdì 28 agosto
Le pecore nere 
“Sottovoce”
Omaggio a Raffaele Viviani

con Marina Bruno, Elisabetta D’Acunzo, Ernesto Lama
Al pianoforte M° Giuseppe Di Capua
regia Emerso Lama

Viviani racconta la vera natura della terra e degli uomini, le gioie, i dolori, i colori dell’anima, dai più tenui ai più accesi; racconta la strada come mai nessuno ha fatto. Viviani è l’assenzio del teatro, che ti fa volare pur restando attaccato al suolo, il dolce sapore col retrogusto spiritato, la vera essenza del teatro, quella che si afferra non che si accarezza. Anche se è poesia quando vai a interpretarla la materializzi e diventa la tua vita. Bisogna avvicinarsi a tutto questo con rispetto ed umiltà quasi da straniero, ricercando il vero significato della lingua e viaggiando in questo meraviglioso mondo, alla scoperta di emozioni e sentimenti Lo spettacolo diviso in cinque quadri, si apre con la Piedigrotta con un omaggio alla festa, ai suoi carri e e ai suoi strampalati personaggi come Mimì di Montemuro. Nel secondo quadro “gli innamorati”, i più famosi brani sull’amore, Tarantella segreta, ‘O nnamurato mio, Tanno ‘e mo si intrecciano in un tourbillon di sentimenti e gelosie. Poi è la volta del “lavoro con la famosissima Masterrico e la canzone della fatica. Nel quarto quadro i guappi, tutto si tinge di rosso, rosso come il fuoco, la passione, la forza. E qui le arie più belle di malavita al femminile, Bambenella, Avvertimento, Ferdinando, ma anche una nota di colore, con i guappi ‘O guapp ‘nnamurato e ‘O malamente interpretati dalle due donne.
Si chiude con un omaggio al varietà e all’operetta con la famosissima Zucconas e la quasi inedita aria Don Checchino.
Si mette in scena un omaggio alla morte, facendo trionfare la vita attraverso dei semplici ma efficaci cambi d’abito: la camicia bianca per esempio simboleggia le morti sul lavoro, o ancora le donne che diventano uomini con indosso una cravatta per simboleggiare la loro forza e al tempo stesso la loro grazia. Il mondo non è maschio, ma è femmina. L’uomo è solo di supporto a questa splendida figura.