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‘L’altrove tra memoria e presente’, mostra fotografica

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'L’altrove tra memoria e presente', mostra fotografica di Maria Rosaria Rubulotta


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Dal 10 al 28 marzo a Palazzo Serra di Cassano, Napoli

Riceviamo e pubblichiamo.

Il 10 marzo, ore 17:00, presso Istituto Italiano Studi Filosofici di Napoli in Via Monte di Dio 14 Napoli, si terrà l’inaugurazione della mostra fotografica ‘L’altrove tra memoria e presente’ di Maria Rosaria Rubulotta con un parterre capitanato dal più importante poeta del ‘900 Elio Pecora – a dar voce al teatro Anna Maria Ackermann – insieme alle relatrici Lucia Stefanelli Cervelli, Rita Felerico, Luisa Festa, Teresa Mangiacapra ed Esther Basile promotrice dell’evento e Massimiliano Marotta. Musiche del Maestro Lino Blandizzi. Modera la giornalista Carmela Maietta.
La mostra rimarrà nello storico Palazzo Serra di Cassano dal 10 al 28 marzo.
Si visita dalle 16:00 alle 19:00 ogni giorno, compreso il venerdì.

Attraverso un viaggio fisico negli ingranaggi dell’universo fotografico, Maria Rosaria Rubulotta medico radiologo oncologo con la passione per la fotografia coltivata da molti anni con mostre in Italia e alliEstero, propone non un saggio filosofico ma un’ipotesi di lavoro nella ricerca della libertà e della immagine. Da qui l’autrice delle foto parte, proponendo ipotesi e concetti per stimolare un dibattito, fare pensiero e spirito filosofico sulla fotografia.

Il suo viaggio costituisce anche un attraversamento nei luoghi cari: Parigi, Venezia, Grado, Capri e i luoghi del non facilmente codificabile come l’altrove di cui è intrisa la mostra personale nella ricerca di una eterna condivisione.

Come una macchina da presa congela un evento in singoli scatti rapidissimi la cui sequenza ne restituisce il movimento, così la Rubulotta si sofferma su ciascun elemento della fotografia – portoni, cancelli, tetti, gesto fotografico, paesaggi – per ricostruirne l’universo.

Primo fotogramma della sequenza è l’immaginazione, la capacità dell’uomo e della donna di astrarre significati spazio-temporali dall’universo reale e portarli in superfici significanti, in un universo bidimensionale. Essa è un ponte magico sospeso tra codifica e decodifica di fenomeni e immagini.

L’immaginazione “denota” e “connota” il fenomeno, lo congela nell’immagine e, contemporaneamente, lo arricchisce di interpretazioni, punti di vista: abbatte perciò la linearità del tempo storico, in cui esiste una successione temporale degli eventi e una correlazione definita tra causa ed effetto e definisce un tempo circolare, il tempo della magia, in cui il “prima” e il “poi” ritornano nel tempo e nello spazio e aggiungono significati.

Nel perenne movimento oscillatorio-alternato della storia umana, anche le fotografie finiscono con il diventare il solo punto di riferimento per comprendere la realtà
L’analisi quindi tocca il rapporto tra autrice delle fotografie e prodotto.

In passato, il pittore s’inseriva in modo magico ma riconoscibile; tela e pennello erano gli utensili con cui rielaborava in simboli la realtà. È l’utensile moderno oggi la apparecchiatura fotografica, e lo sguardo dell’autore che coglie l’attimo a dare valore ad un “tutto”, che conferisce agli oggetti una forma nuova, e in ciò li “informa”.

La fotografa Maria Rosaria Rubulotta ha tra le mani uno strumento, spesso sofisticato, con il quale non vuole trasformare il mondo, non può farlo, ma cerca “informazioni”, per dare al mondo una forma diversa con la sua sensibilità.

Rimane così solo il gesto fotografico: ma anche questo è per lei un gesto libero, dove criteri estetici o prospettici o concetti artistici si fondono. Realismo e idealismo si sfumano perché non è reale né il mondo là fuori né i programmi della macchina: è la fotografia l’unico elemento reale.

La fotografa esperta deve decidere cosa privilegiare, scoprendo che l’apparecchio offre un’infinità di punti di vista al suo occhio che è concentrato sul mondo. Agisce quindi in senso anti-ideologico, quando l’ideologia è l’insistenza su un unico punto di vista.

Allora decifrare una fotografia vuol dire decodificare il rapporto fotografo/apparecchio, in cui l’atto della foto intende cifrare nelle immagini la propria visione del mondo, servendosi di un apparecchio, producendo foto che, distribuite, creano esperienza e informazione.
Le foto si caricano così di un contenuto altamente drammatico, in quanto racchiudono la tensione fra tre elementi fondamentali: fotografo, apparecchio e canale comunicativo.

Se la filosofia della fotografia riuscisse a tenere alta l’attenzione su questo punto, potrebbe essere significativa per la società postindustriale. La filosofia avrebbe da affrontare il tema della libertà oggi che, in tutti i campi della vita moderna, gli apparecchi finiscono con il programmare ed organizzare la vita degli uomini intorno a essi.

I fotografi e le fotografe come la Rubulotta sono già persone del futuro, i loro gesti sono programmati e proiettati in avanti. La filosofia potrebbe essere un faro: vigilando la pratica della ricerca della felicità, illuminando i fotografi sperimentali su una via che è sempre consapevolezza del gesto.
Esther Basile

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