Le prime elezioni democratiche dopo 25 anni di dittatura
Questi rappresentano giorni importanti per la Birmania, la Lega Nazionale per la Democrazia, il partito del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, ha vinto le elezioni tenutesi l’8 novembre scorso. Queste sono state le prime elezioni democratiche tenutesi nel paese dopo 25 anni di dittatura militare.
Nell’intervista rilasciata alla Bbc, la vincitrice del premio Nobel, ha dichiarato che i risultati attesi dal suo partito si aggirano intorno al 75%. Basterebbe anche sol il 67% per permettere alla Lega Nazionale di governare con la maggioranza assoluta. Bisogna però dire che la legge birmana prevede che il 25% dei seggi vada ai rappresentanti dell’esercito, infatti al partito del generale Thein Sein sarebbe bastato anche solo un terzo dei voti per ottenere la maggioranza in Parlamento. Secondo le stime circa l’80% dei 30 milioni di cittadini aventi diritto al voto si è recato alle urne. Nonostante la vittoria però il nome del futuro presidente non si saprà prima del 2016, questo a causa del sistema elettorale birmano che è molto complesso. Anche se le elezioni si sono svolte senza disordini , rimane comunque la preoccupazione di una possibile contraffazione dei voti durante le operazioni di spoglio. Infatti proprio per questo erano presenti sul territorio non solo rappresentanti europei, ma anche 11 mila ufficiali bimani. Tutto questo dispiegamento di forze però ha assicurato il controllo solo nei grandi centri, ma non nelle aree rurale dove si sarebbe potuto agire in totale libertà.
Purtroppo la gioia della vittoria viene subito ridimensionata dai tanto problemi che attanagliano il Paese: in primis la presenza ingombrante dei militari. Per quanto si spera che rispettino l’esito delle elezioni visto che, se ne hanno consentito il regolare svolgimento forse hanno preso coscienza del loro “calo di consensi”, rimane comunque il fatto che la Lega Nazionale in Parlamento dovrà discutere con loro le riforme da attuare e questo fa presumere che il gioco dei militari potrebbe non essere del tutto leale. Ciò che Aung San Suu Kyi ha sottolineato dopo la notizia della vittoria è che tutto questo è stato possibile grazie al cambiamento di mentalità che si è avuto nel Paese: “la gente è cambiata, ha imparato a ragionare con la sua testa, ha capito che si può denunciare e lottare contro i soprusi e sicuramente in questo senso importante è il ruolo svolto dai mezzi di comunicazione, che hanno aperto sempre maggiori canali di confronto ed informazione”. In un Paese in cui tutto è da fare, oltre ai militari, ci sono altri problemi da risolvere a partire dall’ammodernamento del Paese: tentare di conferirgli un volto democratico, cercare di far ripartire l’economia, visto che è considerato uno degli Stati più poveri dell’Asia. Ma non è finita qui: il primissimo ostacolo da affrontare è la stessa Costituzione birmana che non permette alla leader della Lega Democratica di ricoprire la carica di Presidente essendo sposata con un uomo inglese, a questo si aggiunge il problema della gestione delle minoranze etniche, in particolare musulmane come i Rohingya (gruppo etnico musulmano considerato apolide), presenti nel Paese e che sono state private del diritto di voto in queste elezioni.
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Autore Monica De Lucia
Monica De Lucia, giornalista pubblicista, laureata in Scienze filosofiche presso l'Università "Federico II" di Napoli.