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La vera storia del Natale. La festa del Sol Invictus

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Mitra - disegno Daniela La Cava
Mitra - disegno Daniela La Cava


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Ecco aprirsi le porte dell’inverno con il suo freddo manto innevato, guardiano del gelo e del silenzio che assopisce piante e animali, vegliando sul loro solitario letargo.

La nuova stagione inaugura l’evento più atteso dell’anno da popoli di molti Paesi: la festività del Natale!

Si tende a credere che questa festa fu istituita dal Cristianesimo per celebrare la nascita di Gesù ma, nelle culture antiche, il 25 dicembre ha rappresentato la data simbolo del passaggio tra la stagione autunnale e quella invernale, giornata in cui si celebrava il solstizio d’inverno!

In questa data avvolta da un’aura di sacralità, intrisa di simbolismo e di speranza, coincideva la nascita di più divinità come Gesù di Nazareth. Ma… accadde davvero?

Secondo le antiche Scritture

Alcuni pastori vegliavano di notte facendo la guardia al loro gregge.

Questo verso dell’evangelista Luca, ci consente di collocare la data della nascita di Gesù non alla stagione invernale, bensì a quella primaverile, poiché le greggi venivano portate al pascolo nelle stagioni più calde e non in quelle più fredde!

In realtà, si trattò dell’ennesimo espediente per favorire il passaggio dalla religione pagana a quella cristiana, un sincretismo che racchiude elementi dei i culti più diffusi in un’unica religione: il cristianesimo.

Infatti non può considerarsi una casualità la condivisione di caratteristiche che accomunano la figura del Messia di Nazareth, con quella di Mitra, dio di origini persiane importato nelle terre del mediterraneo grazie alle campagne belliche in oriente.

Secondo il credo mitriadico, il più diffuso dopo quello cristiano, il dio sarebbe venuto alla luce la notte più lunga dell’anno, generato dal grembo di una vergine, dentro una grotta.

Il mito identifica la divinità nascente con il sole che genera la vita, rappresentandolo con il capo cinto da una corona di raggi di sole, nell’atto di uccidere un toro bianco, simbolo della creazione e della natura che si rinnova, dalla cui ferita nasceranno tutte le erbe benefiche, come la vite e il grano.

La morte del toro rappresenterà la nascita delle creature viventi che Mitra continuerà a proteggere anche dopo la sua ascesa al cielo.

Questa divinità antichissima, che incarna l’ideale del dio guerriero vincitore delle tenebre e creatore del genere umano, fu particolarmente venerata dai soldati romani e solenni erano le celebrazioni in suo onore.

Queste furono identificate con la festa del sole nascente: il Sol Invictus, il sole invincibile, in cui si celebrava la nascita del sole bambino che, da quel giorno, fino al solstizio d’estate, avrebbe raggiunto l’apice della luminosità.

Ma la festa del sole che rinasce, prima latente, preparando le piante alla germogliatura, poi sempre più potente, non si è fermata al medioevo soffocata dal nuovo credo religioso, respira ancora tra le tradizioni importate dai celti per i quali il 25 dicembre era giorno in cui si festeggiava il solstizio d’inverno, tra gli abeti, le ghirlande, i ceppi di abete o il ramo di vischio, incarnazione del mito di Yule.

Ma cosa raffigurano questi elementi che, ancora oggi, decorano le nostre case durante le festività natalizie?

L’abete è un albero sempreverde, che, simbolicamente, rappresenta la vita che trionfa, la ghirlanda è simbolo della ciclicità della vita che si rinnova, il ceppo di Yule è un ciocco di quercia o frassino, raccolto e arso mentre la famiglia era raccolta intorno al camino per scacciare via gli spiriti malvagi nascosti dalle tenebre.

Il vischio è una pianta sacra onnipresente nei riti celtici a cui venivano attribuite proprietà magiche. Durante la festa di Yule il ramo di vischio era un segno beneagurante che omaggiava il fanciullo divino, incarnazione della luce o del sole bambino che, nascendo, trionfava sulle tenebre, rinnovando il ciclo della vita.

Un’altra tradizione di origine celtica narra dell’eterna sfida tra il giovane re Quercia, simbolo dell’estate, e il vecchio re Agrifoglio, dell’inverno. Nel corso dei due solstizi i re si sfidano nell’eterna lotta tra la luce e l’oscurità. Durante il solstizio d’inverno re Quercia trionferà, consentendo la rinascita e la luce, al contrario, durante il solstizio d’estate sarà il vecchio re Agrifoglio a vincere sulla luce.

La festa del Natale è la festa della rinascita, dell’esistenza che si rinnova, rappresentata con un bambino che porta la vita e la luce nel cuore e nella Madre terra.

Autore Daniela La Cava

Daniela La Cava, scrittrice, costumista, storica del Costume. Autrice di volumi sulla storia del costume dal titolo "Il viaggio della moda nel tempo". Collabora con terronitv raccontando storie e leggende della sua terra, che ha raccolto nel volume "Calabria: Echi e Storie di una Terra tra due Mari".