Autore: Lorenzo Marone
Titolo: La tristezza ha il sonno leggero
Editore: Longanesi
Collana: La piccola Gaja Scienza
Prezzo: € 16,90
Lorenzo Marone è nato nel 1974 a Napoli, dove vive con la moglie e il figlio. Laureato in Giurisprudenza, ha svolto per dieci anni la professione di avvocato e oggi è consulente in un’azienda privata. Il suo romanzo precedente, ‘La tentazione di essere felici‘, pubblicato a gennaio 2015, è stato uno degli esordi di maggior successo dell’anno scorso: presente per diverse settimane nella classifica di narrativa italiana, 50mila copie vendute, diritti di traduzione venduti in dieci paesi e presto sul grande schermo per la regia di Gianni Amelio.
La trama
Erri Gargiulo ha due padri, una madre e mezza e svariati fratelli. È uno di quei figli cresciuti un po’ qua e un po’ là, in bilico tra due famiglie e ancora in cerca di se stesso. Sulla soglia dei quarant’anni è un uomo fragile e ironico, arguto ma incapace di scegliere e di imporsi, così trattenuto che nella sua vita, attraversata in punta di piedi, Erri non esprime mai le sue emozioni ma le ricaccia nello stomaco, somatizzando tutto. Finché un giorno la moglie Matilde, con cui ha cercato per anni di avere un bambino, lo lascia. Da quel momento Erri non avrà più scuse per rimandare l’appuntamento con il suo destino.
Circondato da un carosello di personaggi mai banali, Erri deciderà di affrontare, una per una, le piccole e grandi sfide a cui si è sempre sottratto. Imparerà così che per essere felici dobbiamo essere pronti a liberarci del nostro passato, capire che noi non siamo quello che abbiamo vissuto e che, se non vogliamo vivere una vita che non ci appartiene, a volte è indispensabile ribellarci. Anche a chi ci ama. Sarà pronto, ora, a prendere la decisione più difficile della sua esistenza?
Il romanzo arriva come seconda fatica di Lorenzo Marone, dopo il grandissimo successo editoriale di “La tentazione di essere felice”, che ci fece innamorare tutti di Cesare Annunziata, tanto da farne un film diretto dal regista Gianni Amelio.
A questo secondo libro, letto dopo avere assistito alla presentazione alla Feltrinelli di Napoli il 9 marzo scorso, mi sono approcciata conoscendo già per sommi capi alcuni dei personaggi primari: Erri, il protagonista, oltre che Mario e Renata, di cui parleremo in seguito.
L’autore vuole raccontare, con la leggerezza che strappa più di un sorriso, le conseguenze che possono avere sui figli le cosiddette “Famiglie allargate”, ovvero due mezze famiglie con una miriade di fratelli e sorelle acquisiti dai genitori nei nuovi nuclei.
“Si dice che il carattere di una persona si formi nei primissimi anni di vita. Sono i primi anni che influenzano tutto il resto. Una bella fregatura. Perché basta che per un motivo o per l’altro quel periodo non vada per il verso giusto, che sei rovinato per sempre. Hai voglia ad andare a cercare cos’è stato a farti diventare come sei, qual è l’avvenimento che a un certo punto ti ha fatto deviare dal percorso. Col tempo, il fatidico istante si perde nei meandri della memoria e diventa quasi impossibile recuperarlo.” […]
Veniamo ad Erri: è il primogenito in assoluto, il bambino che vive in due famiglie, ma che si sente mezzo figlio in entrambe; questo gli crea insicurezza, paura di esprimere i suoi sentimenti per timore di rompere i già fragili equilibri con i due nuclei familiari, e che somatizza tutto il suo malessere con una continua acidità di stomaco.
L’intera storia si muove intorno ad una tavolata in casa Ferrara, la seconda famiglia di Renata, madre di Erri, durante la quale lui ci racconta la sua vita in continui flashback.
Tutti i personaggi hanno una grande importanza nella storia e nel passato del protagonista.
Renata, la madre, è una donna che nasconde le sue profonde fragilità dietro il suo atteggiamento di “Generale”, è lei che tiene ben strette le redini della famiglia.
Mario, il secondo marito della madre, un uomo dolce e affettuoso, in cui Erri vede la figura paterna più che in quella autentica, è un uomo bonario, che sa dare sicurezza e calma ai suoi cari, gestendo anche la non facile Renata.
Rosalinda, la seconda moglie del padre, è una donna dolce che lo ha sempre trattato con affetto e forse più di tutti lo ha capito, fino all’arrivo di sua figlia Flor.
Arianna, la figlia nata dal primo matrimonio di Mario, è una ragazza difficile, che ha patito, come e forse più di Erri, la vita di figlia a metà. I due ragazzi avranno già dal primo incontro un rapporto speciale che sarebbe potuto diventare amore, se non ci fosse stata questa parentela acquisita.
Flor, la sorella, figlia di suo padre e Rosalinda, legatissima ad Erri, anche se completamente diversa, è uno spirito libero.
Erri è un uomo che lascia scivolare la vita senza ribellarsi e senza pretendere mai nulla per sé. Come egli stesso dice è malato di speranza, gli manca completamente la sicurezza di suo fratello Valerio e di Giovannino, il figlio prediletto di Renata. Vive costantemente quello stato d’animo che non lo fa mai sentire parte integrante di nessuna delle due famiglie, che lo conduce ai quarant’anni quando la moglie lo lascia per un suo collega. A questo punto il nostro Erri capisce di dover prendere la decisione più importante della vita e non può semplicemente aspettare. Capirà l’importanza di se stesso, di avere un suo piccolo spazio e soprattutto avere la sua agognata Fumetteria, cioè di realizzare almeno uno dei suoi sogni, quello che non aveva mai nemmeno osato dire ad alta voce.
“Erri Gargiulo e mi faccio di speranza da quarant’anni. Se esistesse un gruppo di sostegno per drogati di speranza dovrei presentarmi così. Ho iniziato a sperare a cinque anni, quando mi illudevo che i miei la smettessero di litigare. Poi ho sperato che mio padre tornasse a casa e mia madre non si innamorasse di un altro uomo. Quindi che mamma si innamorasse di Mario e che questi non se ne andasse come aveva fatto papà. Ho sperato che i miei fratelli venissero rapiti, che Arianna diventasse la mia fidanzata, che Giulia non potesse fare a meno di me, che Matilde me la desse, che il napoli vincesse lo scudetto e che prima o poi sarei riuscito a fare il vignettista. Alla fine ho capito che non è vero che la speranza non si tramuta mai in realtà. È una questione di numeri: più desideri hai, maggiore è la possibilità di fare centro” […]
Il libro scorre fluidamente. Lo leggi con piacere, sorridi, rifletti e ti emozioni con gli stralci di vita di tutti i componenti di questo mondo affettivo allargato. Sono piccoli gruppi a cui appartengono pregi, difetti e violenze affettive tipiche della famiglia media italiana; ci sono perdite, fratture, abbandoni e nuovi affetti che nascono e diventano forti. Come con Mario che Erri sente e vuole come padre.
“Sai, Erri, ci sono individui che dicono di credere nell’amore, ma non sono disposti a farsi sottrarre una porzione di letto, parlano di condivisione e non accettano di trovare il bagno occupato, si riempiono la bocca di progetti, e poi sbuffano se per caso la televisione è sul canale sbagliato. Grazie a loro ho capito che esistono persone che amano altre persone, e persone che amano l’idea di amare altre persone. Con queste ultime si può, al più fare una cena galante, con le prime, invece, si possono anche spacchettare i cartoni di un trasloco.” [….]
“Prima o poi mi sa che dovrò ringraziare mamma per aver scelto con tanta cura il mio secondo padre”.
Erri è un uomo comune, lacerato dai troppi avvicendamenti affettivi vissuti, da quando aveva 7 anni, ferite che però non hanno fatto di lui un uomo egoista, ma, al contrario, una di quelle persone che per non scontentare nessuno, rendono infelici se stesse.
Questo bellissimo libro non ha fatto altro che confermare la mia prima opinione sulla grande poesia ed attenzione ai dettagli affettivi di cui è capace questo splendido scrittore, di cui sono sicura che sentiremo parlare benissimo molto a lungo.
Ora vorrei rivolgermi direttamente a Lorenzo Marone, artefice di tante belle emozioni. Complimenti Lorenzo. Mi hai fatto ridere, piangere e, a volte, anche arrabbiare, avrei voluto scuotere il protagonista per dirgli: “parla, urla fregatene, fai una cazzata come le fanno tutti, ma VIVI!”
Avrei voluto abbracciare Arianna da bambina, avrei voluto capirla come invece nessuno ha saputo fare, cui Erri, anche non capendola, ha dato l’amore di cui aveva bisogno.
Avrei voluto scuotere Renata, fino a far venir fuori le sue fragilità che tanto avrebbero fatto bene al cuore di suo figlio e non lo avrebbero fatto sentire inadeguato per buona parte della sua vita.
Avrei voluto abbracciare Mario, che è nato padre.
Infine, asciugandomi qualche lacrimuccia, arrivo alle ultime pagine del libro, che avrei fatto durare ad oltranza.
Grazie per le emozioni che riesci a mettere su carta e per la grande capacità di raggiungere dritto il cuore!