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‘La Traviata’ tra ossimorici giochi di luce e pioggia straniante

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'La Traviata'


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Suggestiva rappresentazione al Teatro San Carlo di Napoli per la regia di Lorenzo Amato

Sabato 5 ottobre, ore 19:00, presso il Real Teatro di San Carlo a Napoli abbiamo assistito all’ultima replica de ‘La Traviata’ di Giuseppe Verdi opera in tre atti su libretto di Francesco Maria Piave, Direttore Domenico Longo, Maestro del Coro Gea Garatti Ansini, regia Lorenzo Amato, scene Ezio Frigerio, costumi Franca Squarciapino assistente ai Costumi Anna Verde, Coreografo e Assistente alla regia Giancarlo Stiscia, luci Marco Giusti.

Protagonisti gli ottimi Maria Mudryak, Mariangela Marini, Ma Fe, Alessandro Scotto Di Luzio, Roberto de Candia, Lorenzo Izzo, Roberto Accurso, Lin Chenyang, Mario Todisco, Sergio Valentino, Bruno Iacullo.

Orchestra, Coro e Balletto del Teatro di San Carlo. Produzione del Teatro di San Carlo.

Intreccio arcinoto quello del celeberrimo ultimo dramma della “trilogia popolare” verdiana su cui scegliamo deliberatamente di non soffermarci.

Il sipario si alza omaggiando il compianto Maestro Franco Zeffirelli e la sua ultima opera che ha debuttato in mondovisione all’Arena di Verona il 21 giugno scorso: l’ouverture accompagna il funerale di Violetta in un clima uggioso, la folla partecipante alle esequie, fra cui personaggi mascherati, si dirada, rivelando il corpo esanime della donna.

La pioggia continua a cadere incessante anche quando l’anima di Violetta rientra nel suo corpo per riavvolgere il nastro e raccontarci la sua storia.

Pioggia non solo “semplice metafora di una Parigi grigia, fredda e piovosa” quanto straniante ed evocativa, “fino a quell’offuscamento della vista che le malattie particolarmente debilitanti provocano in ciascuno di noi”, secondo le stesse intenzioni registiche.

È una donna forte la Violetta di Maria Mudryak, giovane e talentuosa soprano di coloratura, nata in Kazakistan ma formatasi in Italia, una donna ben consapevole del fascino che esercita sugli uomini diventando il faro che illumina l’intera festa.

Ed è solo qui che la pioggia smette di cadere, i toni si riscaldano ed emergono meravigliosi giochi di luci e vetri grazie ai quali il palco diventa la casa della protagonista nelle cui stanze si danza e si folleggia.

Degni di menzione i duetti di Violetta con Giorgio Germont, il baritono Roberto de Candia, la cui carica emotiva raggiunge vette altissime, coinvolge e stupisce anche chi già conosce la trama e le arie.

Non parliamo solo di eccelse doti canore, ma di forza interpretativa, di presenza scenica; l’incalzante malattia della protagonista non intacca minimamente il vigore con cui difende il suo amore fin sul letto di morte.

Orchestra, coro e balletto del Teatro San Carlo impreziosiscono il coro delle zingarelle regalando uno degli ultimi momenti colorati dell’opera. I toni tornano cupi nel terzo atto e la pioggia riprende a cadere, fitta, quasi luccicante. Un luccichio che si affievolisce come la vita della protagonista che troviamo da sola, con la fedele Annina nella sua dimora, attendere la morte e il perdono del suo amato.

Tornano anche le maschere, si attribuisce loro la presenza incombente della morte che alleggia sulla vita della povera traviata.

La scenografia è essenziale: è tutto centellinato, calibrato, per calamitare totalmente l’attenzione sui due innamorati e sulle diverse temperature emotive man mano inscenate, che si tratti di sentimenti condivisi, quando l’idillio è al culmine, o di disprezzo e rabbia di Alfredo, ignaro del sacrificio della sua amata richiestole dal padre Giorgio affinché l’onore di sua figlia sia salvo e, di conseguenza, possa sposarsi.

O ancora, del momento di massimo pathos, stretti in quell’ultimo abbraccio, consapevoli ormai della pienezza di quell’Amore ritrovato in realtà mai veramente perso, mentre la malattia ha del tutto consumato Violetta e la tragedia sta per compiersi.

L’intensa interpretazione della Maria Mudryak coinvolge totalmente lo spettatore compartecipe della pièce. Nonostante la trama sia più che conosciuta la messa in scena stupisce come se non si conoscesse l’evolversi della vicenda. L’accompagnamento orchestrale sottolinea magistralmente i diversi stati d’animo dei protagonisti senza mai eccedere.

Pur rispettando costumi e scene del periodo del libretto originale, la cui vicenda è tratta da ‘La signora delle camelie’ di Alexandre Dumas, la rappresentazione è priva di orpelli, asciutta, funzionale.

Gli unici protagonisti, i reali motori, sono Violetta e l’indiscusso fascino del tempio partenopeo della lirica che non è mai cornice ma parte integrante dell’opera stessa.

Autore Mariella Basta

Mariella Basta, amante del Bello.