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La tradizione italiana dei Santi. Un abbraccio tra cielo e terra

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Giorno dei Santi


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La ricorrenza dei Santi è una festività di antica tradizione italiana, un patrimonio di cultura, devozione, comunità e memoria

Ogni anno, all’inizio di novembre, l’Italia si immerge in un’atmosfera di quiete e introspezione.

Il 1° novembre, conosciuto come il giorno di Ognissanti, e il 2 novembre, dedicato alla commemorazione dei Defunti, rappresentano un momento in cui il Paese si ferma per ricordare.

È un tempo sospeso, dove passato e presente sembrano incontrarsi, e le famiglie italiane si ritrovano in un gesto di memoria collettiva, silenziosa e rispettosa.

La festa di Ognissanti, il 1° novembre, è dedicata a tutti i santi, conosciuti e sconosciuti, quali figure di esempio per integrità e rettitudine, ed è nata nell’VIII secolo quando papa Gregorio III decise di consacrare una giornata alla venerazione collettiva di tutti coloro che avevano raggiunto la santità, glorificando l’ideale della virtù e della bontà, valori incarnati da uomini e donne di fede che avevano ispirato generazioni di credenti.

Le chiese italiane, in questo giorno, si riempiono di preghiere e canti e ogni città celebra la giornata con particolare intensità, mantenendo viva una tradizione che attraversa i secoli.

Le campane che risuonano ricordano un’ideale di purezza e bontà che, nelle comunità italiane, viene tramandato di generazione in generazione come segno di speranza e forza interiore.

Ognissanti è un giorno che invita alla contemplazione e alla riflessione e molti italiani lo vivono come un momento per ritrovare equilibrio e serenità, un’occasione per riflettere sulla vita e per trovare conforto spirituale.

Per molte persone è un giorno che offre uno spazio speciale per dedicare una preghiera o per rinnovare la fede, celebrando coloro che hanno lasciato un segno ascetico e morale nella storia.

Il successivo, il 2 novembre, è il giorno dedicato alla commemorazione del Defunti, un momento dolce ed intimo vissuto nella ritualità del silenzio, raccogliendosi con profonda interiorità nel ricordo, rinnovando il legame indissolubile che unisce i vivi ai loro cari.

I cimiteri si riempiono di persone che, con delicati gesti, accendono candele, come per offrire un saluto, una preghiera, una promessa ed adornano le tombe di crisantemi, fiori delicati e silenziosi, simbolo di eternità e affetto, che, con il loro profumo e la loro eleganza, sembrano rendere omaggio al legame che perdura nel tempo, aggiungendo colore e vita ai luoghi del riposo.

Camminando tra i vialetti dei cimiteri, si percepisce una sensazione di pace e calore, come se quei fiori e quelle fiammelle fossero il linguaggio segreto tra i vivi e chi non c’è più.

Ogni famiglia si ritrova nei ricordi, negli abbracci, nelle storie raccontate ad alta voce, rievocando fatti di un tempo che fu, ma rimasto scolpito nella memoria.

È un rito che, nella sua semplicità, raccoglie un senso di continuità e di rispetto, come se ogni gesto fosse una promessa da non dimenticare mai.

Nelle diverse regioni italiane, questa tradizione si arricchisce di piccoli rituali locali, un insieme di pratiche che raccontano l’intima connessione tra la comunità e il proprio passato.

I giorni di Ognissanti e dei Defunti sono accompagnati da dolci preparati con cura, secondo antiche ricette trasmesse di generazione in generazione,

Caratteristici i ‘dolci dei morti’, chiamati anche, in alcune regioni, ‘ossa dei morti’, biscotti fatti di mandorle e spezie, che evocano un passato di gesti semplici e sapori intensi.

In Sicilia, i coloratissimi ‘Pupi di zucchero’ e la ‘Frutta Martorana’, dolci di marzapane dalle forme elaborate, vengono tradizionalmente regalati come simbolo di affetto e memoria.

Anche in altre regioni come il Veneto, il Piemonte e la Lombardia, si producono dolci legati a queste celebrazioni, rendendo la commemorazione un’esperienza multisensoriale, in cui il ricordo si unisce al sapore.

Questi dolci non sono solo un tributo alla tradizione culinaria italiana, ma anche un segno di continuità. Prepararli e offrirli diventa un modo per ricordare, per sentirsi parte di una storia comune che si rinnova ogni anno con nuovi dettagli e nuove mani.

Le giornate del 1° e 2 novembre segnano per gli italiani un tempo di raccoglimento e connessione con il passato, mantenendo intatta la loro importanza anche in un mondo moderno e rapido. Per molti, sono giorni di riflessione personale, in cui le famiglie e le comunità si uniscono per riscoprire un senso di appartenenza e di radici.

I cimiteri e le chiese diventano luoghi dove la memoria è tangibile, in un’atmosfera di quiete particolare, un momento per ritrovarsi in un atto di rispetto e di riconoscenza verso chi ci ha preceduto, un’occasione per ricordare ciò che è stato, con la consapevolezza che ogni generazione è parte di un tessuto di storie.

Nonostante il passare degli anni e le nuove influenze culturali, che hanno un po’ deviato la tradizione nostrana in favore di eventi di natura eminentemente commerciale, le giornate di Ognissanti e della Commemorazione dei Defunti continuano ad essere rispettate e amate in tutta Italia.

In molti paesi e città si svolgono riti e celebrazioni, e le famiglie italiane, anche le nuove generazioni, riscoprono l’importanza di questi momenti dedicati al ricordo.

Queste giornate rappresentano un’eredità di valori e di cultura che accompagna gli italiani nel tempo, un simbolo di appartenenza e di rispetto che va oltre il semplice rito.

Il 1° e il 2 novembre sono un’occasione preziosa per fermarsi, per ascoltare il silenzio, e per ritrovare in esso un legame profondo con le proprie origini, conservando e rinnovando la memoria nel cuore dell’Italia, il nostro amato Paese.

Autore Adriano Cerardi

Adriano Cerardi, esperto di sistemi informatici, consultant manager e program manager. Esperto di analisi di processo e analisi delle performance per la misurazione e controllo del feedback per l’ottimizzazione del Customer Service e della qualità del servizio. Ha ricoperto incarichi presso primarie multinazionali in vari Paesi europei e del mondo, tra cui Algeria, Sud Africa, USA, Israele. Ha seguito un percorso di formazione al Giornalismo e ha curato la pubblicazione di inchieste sulla condizione sociale e tecnologia dell'informazione.