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La Tavola Architettonica

La Tavola Architettonica


Non sia di altri chi può essere di se stesso.
Paracleso

“Tavola Architettonica”: questa definizione può ingenerare, specie nel Fratello giovane, il timore di non essere adatto o di apparire inadeguato alla stesura di un elaborato con un nome di tanto solenne ed importante.

Niente di più errato, in quanto altro non è che la raccolta di pensieri scaturiti dalla ratio proprio nel periodo di apprendistato, quello in cui il neofita non può parlare, deve solo ascoltare e, nel silenzio dei suoi pensieri, scrivere.

Credo che all’estensore si chieda, non la rivelazione di una verità, né l’indicazione di nuovi sentieri trovati nelle lunghe ricerche, pur rimanendo sempre essi individuali, ma il contributo di uno spunto, di un’indicazione particolare sulla quale esercitare la riflessione, il suggerimento di una o più strade possibili da percorrere, in modo che ognuno possa scegliere liberamente, secondo le proprie particolari inclinazioni.

Nelle Officine, più e più volte, ma forse non è mai troppo ribadirlo, si è detto che la consapevolezza ha livelli diversi ed infiniti.

Ognuno può avere, di un concetto o di un fenomeno, una conoscenza personale, assolutamente diversa e originale da quella di ognuno dei Fratelli e, in momenti diversi, sempre più specifica su svariati argomenti, che possono differire per tipo di approccio, completezza e profondità.

Ricordiamoci che non si finisce mai di cercare, scavare, levigare la pietra, ma, quel che è più importante, è sapere che una volta scavato, cercato e levigato, inizia l’ascesa, che non finirà mai, né in questa vita, né nell’altra, in quanto la scala che porta alla Luce è lunga.

Per usare le parole di un saggio Fratello, la Tavola Architettonica è quindi strumento

al pari del martello e dello scalpello, per dirozzare la nostra pietra.

Agli Apprendisti dovrebbe essere chiesto di scrivere una “Tavola” proprio a ridosso della loro iniziazione, per poter fissare bene in mente prima e su foglio poi, le loro emozioni più spontanee ed immediate, che, in futuro, permetteranno loro di rivivere quel preciso momento!

Ogni Lavoro del genere ci consente di ritornare nel Gabinetto di Riflessione, di poter richiamare a noi i nostri pensieri, le nostre riflessioni. Mentre si scrive si medita, si fa un’analisi introspettiva di sé, si conosce un pochino di più se stessi e la realtà circostante.

Redigere una Tavola Architettonica, mettere nero su bianco, significa cominciare a lavorare su noi stessi. All’improvviso ci si rende conto di avere una marea di attrezzi a disposizione per migliorarci: volontà, coraggio, costanza, introspezione ed equilibrio per rettificare, squadrare e, qualche volta, tracciare da capo gli aspetti spigolosi del nostro carattere, che ci impediscono di crescere intellettualmente e moralmente.

Che fortuna poter scrivere e condividere questa moltitudine di emozioni con altri Fratelli all’interno di un Tempio. Che fortuna poterla rileggere a distanza di anni, a dimostrazione concreta del nostro percorso massonico, da quelli che eravamo al momento dell’iniziazione a quelli che siamo diventati. Ma, soprattutto, che fortuna poter lasciare un patrimonio così vasto ed immenso ai Massoni del Futuro.

Il Tempio Massonico poggia anche sulle Tavole Architettoniche, il mio invito a tutti i Fratelli è quello di scrivere! Scrivere sempre, senza paura del giudizio altrui, senza pensare alla forma: l’intento è sempre lo stesso, lasciare agli altri che verranno dopo, un pezzetto di noi stessi.

Ebbene sì, è questo il Segreto Massonico: non esiste nulla di segreto, che non sia segreto a noi stessi.

Autore Rosmunda Cristiano

Mi chiamo Rosmunda. Vivo la Vita con Passione. Ho un difetto: sono un Libero Pensatore. Ho un pregio: sono un Libero Pensatore.

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