È la storia di un popolo leggendario, giunto sulle rive della costa calabra molto tempo prima del sorgere della civiltà greca; un popolo che trovò rifugio nell’altura che ancora oggi, si erge nel punto in cui il Mar Ionio si unisce e si divide con il Tirreno: i Pelasgi!
La loro origine risale a 5.000 anni fa, prima delle costruzioni delle piramidi e dell’inizio della guerra di Troia.
Secondo il mito, queste genti descritte anche da Omero e Platone, sarebbero originarie dalla civiltà altlantidea che, come sappiamo, svanì in seguito ad un improvviso innalzamento delle acque, il più violento tsunami della storia; una catastrofe naturale di cui rimarrà sempre memoria.
Platone racconta che l’avvenimento fu preannunciato da terremoti e grandi diluvi e che una notte, d’improvviso, si verificò il totale inabissamento dell’isola, talmente intenso da cancellare ogni traccia di presenza umana.
Eppure, il richiamo di questa splendida e ricca isola, grande come un continente, riecheggia ancora tra le onde e si perde nell’immensità dell’oceano; forse il medesimo che ha dato i natali ai popoli venuti dal mare per poi stanziarsi in un punto desolato delle serre vibonesi.
Anche se il periodo storico e i riferimenti geografici trovano coincidenza, non abbiamo tutti gli elementi per affermare che i Pelasgi o, come li definisce Omero, i Lestrigoni, discendessero dall’isola di Atlantide, ma neppure escluderlo!
Platone narra di questo popolo esperto di armi, che mosse in aiuto ai Greci, fronteggiando da solo molti pericoli e che, rientrato in patria, sprofondò nel fondo del mare vittima dell’ira degli dei.
Non si trattava solo di potenti guerrieri, ma anche abili uomini di mare che sentendo minacciata la loro sopravvivenza, cercarono di mettere in salvo quanto più poterono. In conseguenza di ciò è lecito supporre che, intimoriti dalla furia che si scagliava su di loro sotto forma di sismi e alluvioni, cercò di trovare rifugio in un luogo meno ostile.
Sarà una coincidenza, ma nello stesso periodo la storia riporta di uomini che misteriosamente si avventurarono in mare insieme a donne, bambini e i feretri dei loro 110 re del passato.
Solo il rischio dell’estinzione e la sopravvivenza della loro civiltà avrebbero condotto i superstiti ad intraprendere un viaggio nel Mediterraneo con a bordo madri, bambini e cadaveri.
Tali eventi sono raccontati da numerosi reperti conosciuti come ‘Collezione Tolone’ così chiamati in onore dell’avv. Mario Tolone che curò gli scavi, riportando alla luce queste rare testimonianze del passato che hanno permesso di mantenere viva la memoria di un popolo le cui origini affondano nel mito.
La loro impronta rimane indelebile nelle imponenti costruzioni megalitiche presenti a Nardodipace, una località montana in provincia di Vibo Valentia, testimonianza concreta della presenza di una civiltà evoluta. Una presenza umana che può considerarsi l’anello di congiunzione tra la civiltà egizia, celtica e greca.
La scoperta del sito preistorico che questi popoli edificarono ha dell’incredibile!
Era il 2002 quando un violento incendio investì l’intera zona vibonese di Nardodipace, scoprendo un complesso megalitico risalente a molti secoli prima dell’arrivo dei greci.
Le gigantesche costruzioni in pietra richiamano la struttura e il trasporto mistico della britannica Stonehenge, il complesso architettonico preistorico realizzato per la celebrazione di rituali sacri.
Grazie agli studi sui Reperti Tolone, sappiamo che questo popolo venuto dal mare, stanziatosi un’altura impervia che sovrasta un paesaggio maestoso, era particolarmente devoto al culto della madre Luna.
Questo particolare ci aiuta a formulare l’ipotesi che il sito, come Stonehenge, fosse il luogo sacro in cui celebrare i riti religiosi e custodire le tombe dei loro antichi re.
Nardodipace non è l’unico sito con presenza di costruzioni megalitiche, ma di certo è il più importante e suggestivo tra quelli limitrofi tanto da guadagnarsi l’appellativo di Stonehenge d’Italia.
Autore Daniela La Cava
Daniela La Cava, scrittrice, costumista, storica del Costume. Autrice di volumi sulla storia del costume dal titolo "Il viaggio della moda nel tempo". Collabora con terronitv raccontando storie e leggende della sua terra, che ha raccolto nel volume "Calabria: Echi e Storie di una Terra tra due Mari".