Finalmente isolata la grave patologia che colpisce i terroni da cortile
Dopo anni di accurati studi e ricerche, il Prof. Pietro Riccio, titolare della cattedra di Psicopatologia del terrone da cortile presso la FSU, Free Street University, è riuscito ad isolare la grave patologia molto diffusa nel sud italiano.
Di seguito la sua teorizzazione sistematica.
Descrizione
Forma grave e cronica di facimmoschifismo, che colpisce solamente i terroni da cortile e i meridionali colonizzati.
Sintomi
La Sindrome di Borrelli è caratterizzata da gravi problemi cognitivi, che impediscono a chi ne è affetto di cogliere i lati positivi del territorio in cui vive e ad esasperarne i problemi.
Per cui, è portato a credere che nella sua città non ci sia nulla di buono, che non ci siano eccellenze, in nessun campo. Ecco perché il terrone da cortile sceglie le scuole del nord, gli ospedali del nord, i prodotti del nord, visita luoghi artistici del nord, che sono palesemente dei falsi storici, ignorando gli autentici capolavori che ha sotto casa, e tifa per le squadre del nord.
Chi è colpito da questa patologia, di solito, gira armato di telefonino per riprendere o fotografare quelli che, secondo lui, sono, i mali inguaribili della propria città.
I soggetti di questa forma maniacale – ossessiva sono molteplici: il display della metropolitana, che segna un ritardo per loro eccessivo, la cartaccia buttata a terra, magari dal turista proveniente da Alpha Centauri, un litigio ad un semaforo, il parcheggiatore abusivo da etichettare come pericoloso criminale.
Tutto diventa elemento per poter affermare il fatidico: facciamo schifo.
Ma la Sindrome di Borrelli non può essere equiparata al semplice facimmoschifismo, che può assumere carattere occasionale e transitorio.
Chi ne è affetto fa della denigrazione delle proprie origini, della propria città, della propria storia una ragione di vita, spesso senza nessun tornaconto.
Sono pochissimi, infatti, coloro che riescono a spuntare la poltrona in qualche consesso politico, costituendo un’eccezione più unica che rara.
Più facile che il terrone da cortile possa imperversare nelle redazioni di giornali o nei salotti televisivi, dove viene messo in mostra come animale da circo, a dimostrazione delle teorie lombrosiane.
Questa ossessione porta quasi sistematicamente a proclami altisonanti sui social, a conferma delle teorie di Eco sugli imbecilli di paese.
Quasi sempre in un italiano approssimativo, il terrone da cortile prova ad informare il mondo che vuole prendere le distanze da qualcosa.
O, peggio, lancia appelli, non si sa bene a che titolo e con quale autorità.
Ignorando o non considerando il fatto che il mondo se ne frega altamente della sua stigmatizzazione e del suo incitamento.
Sebbene questa sintomatologia sia molto comune, in chi è affetto da Sindrome di Borrelli assume dei connotati ben precisi.
L’oggetto sono sempre gli efferati crimini perpetrati dai propri concittadini, sia che si voglia denunciarli che prevenirli.
Un altro comportamento diffuso nel borrellismo è il tentativo di scrivere in napoletano senza conoscerne le basi della fonetica, della sintassi e della grammatica, che portano al risultato di frasi che piuttosto di avere un senso compiuto ed intellegibile assomigliano a codici fiscali calcolati male.
Ulteriore tratto distintivo del terrone da cortile, è l’assoluto asservimento al colonizzatore di turno. La devozione nei confronti dello sfruttatore va ben oltre quanto sia possibile osservare nella più semplice Sindrome di Stoccolma.
Che sia piemontese o romano, non importa. Il colonizzato sviluppa un insano attaccamento per i propri aguzzini, attribuendo loro finanche poteri taumaturgici e capacità sovrannaturali, non riuscendo a scorgerne la miseria, osannandoli senza nessun ritegno anche per comportamenti moralmente abietti.
Non importa se dagli stessi ricevono solo insulti. Da buoni facimmoschifisti, e in base ad un’autostima inferiore a quella dello stesso Robertino di Ricomincio da tre, nonché in virtù di una dignità non pervenuta, finiscono puntualmente a giustificare ogni offesa come meritata.
Eziologia
La causa principale della Sindrome di Borrelli è la narrazione post unitaria secondo la quale il meridione italiano sotto i Borbone versasse in uno stato di profonda miseria e arretratezza, che sistematicamente assume i caratteri di costante criminalizzazione dei comportamenti devianti dei meridionali e a sottovalutare quelli propri delle popolazioni settentrionali, che appaiono completamente immuni alla sindrome.
Per cui, il terrone da cortile arriva alla convinzione di essere veramente moralmente e culturalmente inferiore, che se non tutti i meridionali sono bassi, brutti e scuri è merito di qualche infusione di sangue nordico e che non ci sia nulla da salvare nella sua terra.
Il facimmoschifismo è chiaramente un fattore di rischio, anche se non in tutti i soggetti affetti da questo problema c’è un’evoluzione verso la cronicizzazione.
Dagli approfonditi studi effettuati non risulta esserci nessuna correlazione tra scolarizzazione e Sindrome di Borrelli, che sembra, invece, più diffusa nella borghesia parassitaria e pseudointellettuale del meridione.
Per fortuna, la contagiosità è molto bassa e, nella maggior parte dei casi, se non si manifesta in età precoce la tendenza è quella di sviluppare sani anticorpi meridionalisti.
Prevenzione
Nonostante la natura maligna della sindrome, un’azione precoce ne può fortemente limitare il tasso di sviluppo.
Numerosi studi confermano che l’esposizione già in età prescolare a determinati stimoli culturali sia molto efficace nel prevenire la Sindrome di Borrelli.
Di seguito un elenco non esaustivo di detti stimoli:
- Visione di filmati di D10S.
- Visione di commedie di Eduardo.
- Visione di film di Totò.
- Visione di film di Troisi.
- Visione di sketch della Smorfia.
- Frequentazione di messe in scena teatrali del background napoletano.
- Passeggiate per i quartieri popolari.
- Frequente consumo di prodotti della pasticceria napoletana.
- Frequente consumo di pizza, rigorosamente non romana.
- Frequente consumo di cuoppi, di qualsiasi tipo.
- Frequente ascolto delle canzoni napoletane classiche.
- Frequente ascolto di musicisti contemporanei napoletani, come Pino Daniele.
La dipendenza da questi fattori, non solo non è da evitare, ma va considerata altamente auspicabile.
Prognosi
La prognosi della Sindrome di Borrelli è sempre nefasta, vista la sua natura cronica e letale.
Chi ne è affetto, di solito, può evolvere in due direzioni, ugualmente drammatiche.
Può decidere di restare al sud, nonostante le costanti dichiarazioni che dove vive tutto faccia schifo.
Non toglie il disturbo per non venire meno al suo ruolo di facimmoschifista incallito.
Se non ci fosse lui a difendere e a testimoniare l’inferiorità dei meridionali cosa accadrebbe? Potrebbe anche capitare che la narrazione sia spezzata e il meridione prenda coscienza delle relative menzogne.
Questa evoluzione lo porta a diventare una vera e propria manifestazione neoplastica per la sua terra.
La seconda possibilità è quella che vede il borrellino coronare il suo sogno di raggiungere l’amato nord, dove cercherà di mimetizzare la sua percepita inferiorità genetica, acquisendo i tratti culturali della nuova residenza.
Pronunce gutturali, amore per la nebbia, devozione a scolorati e strisciati, feroce avversione verso tutto quello che è meridionale.
Questo, però, non sarà sufficiente a cancellare il peccato originale delle sue origini. Per cui, come in FFSS, che mi hai portato a fare sopra Posillipo se non mi vuoi più bene, alla domanda Sei napoletano? potrà solo abbozzare una timida quanto inefficace reazione, rispondendo: sì, ma non si vede!
In entrambe le evoluzioni, la qualita di vita di chi è affetto da Sindrome di Borrelli è drammaticamente bassa, fino a sfociare in un’esistenza incolore e grama, in una lenta e tragica agonia, che può protrarsi anche per decenni.
Autore Pietro Riccio
Pietro Riccio, esperto e docente di comunicazione, marketing ed informatica, giornalista pubblicista, scrittore. Direttore Responsabile del quotidiano online Ex Partibus, ha pubblicato l'opera di narrativa "Eternità diverse", editore Vittorio Pironti, e il saggio "L'infinita metafisica corrispondenza degli opposti", Prospero editore.