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La simbologia dell’acqua

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L’acqua, una piccola molecola, formata da due atomi di idrogeno ed uno d’ossigeno, ha rappresentato e rappresenta un punto di riferimento per la vita spirituale e materiale dell’essere umano, quell’elemento che ha permesso all’uomo di progredire e di unirsi, dando origine a nuove civiltà nell’arco dei secoli.

La simbologia legata all’acqua ha dato vita ad un ricco e variegato mondo popolato di miti, leggende, luoghi sacri e divinità cui gli uomini, da sempre, si rivolgono con preghiere ed offerte propiziatorie. Fin dall’antichità, dando origine al mondo, è stata vista come una figura femminile a sottolinearne la sua capacità fecondatrice.

Infatti, rappresenta il femminile per eccellenza, in quanto è estremamente adattabile e ricettiva.

Chiare, fresche et dolci acque, ove le belle membra pose colei che sola a me par donna

affermava Petrarca.

Inoltre, è la sorgente della vita, la matrice che, sotto forma di liquido amniotico e delle acque primordiali, preserva e dà inizio alla vita. Non a caso, prima del parto si dice che la gestante “ha rotto le acque”, indicando la fuoriuscita del liquido dal sacco amniotico che contiene il fluido in cui è immerso il feto.

Nella forma di pioggia, rende fertile e feconda la terra. Infatti, la goccia, l’infinitamente piccolo, contiene l’infinitamente grande, come il seme contiene tutte le informazioni per dar seguito allo sviluppo della vita.

Il ruolo dell’acqua come fecondatrice risale fin dai tempi antichi.

Nel poema babilonese Enuma Elish, il dio Marduk dà origine alla terra inferiore tagliando in due Tiamat, dea delle acque cosmiche.

Lo storico greco Erodoto, vissuto nel V secolo a.C, definì l’Egitto

il dono del Nilo.

Con questa espressione l’autore delle ‘Storie’ intendeva marcare la straordinaria importanza rivestita da questo fiume nella vita e nella cultura del popolo egizio.

In primis, il corso del Nilo svolgeva una fondamentale funzione economica, consentendo di rendere fertili terre aride e desertiche. Ogni anno, infatti, nel mese di luglio il fiume si gonfiava, oltrepassava il letto e travolgeva i territori limitrofi; le acque si ritiravano in novembre e lasciavano sui campi uno strato di fango di colore scuro ed estremamente fertile, il limo.

Lungo la valle i contadini sfruttarono abilmente le piene, organizzando opere di bonifica a danno di paludi e acquitrini e pianificando ordinati sistemi di canalizzazione che consentivano di rendere produttive terre non investite dall’azione benefica delle inondazioni.

Secondo la mitologia greca, dall’unione della Terra con Urano, nacquero i dodici Titani, tra cui il maggiore era Oceano. In unione con Teti, l’umidità che tutto pervade e nutre, Oceano generò le ninfe Oceanidi e i fiumi di tutta la terra. Oceano è chiamato da Omero “origine di tutto” a sottolineare la nascita della vita terrena dall’acqua.

Altra figura emblematica è quella di Poseidone, il quale, detronizzato il padre Crono, ottenne il regno del mare ed ebbe alle sue dipendenze i flutti e gli esseri marini. Poseidone costruì uno splendido palazzo subacqueo a largo di Egea, in Eubea, nel quale, oltre a lui, avrebbero dimorato i cavalli bianchi dagli zoccoli di bronzo e dalle criniere d’oro che tiravano il suo cocchio. All’apparire in superficie del dio, le tempeste si placavano e mostri marini emergevano dalle onde per fargli da scorta.

Nel Corano si legge che:

L’acqua è l’essenza dei giardini del paradiso.

È dall’acqua che Allah ha creato ogni essere vivente:

I cieli e la terra formavano una massa compatta. Poi li separammo e traemmo dall’acqua ogni essere vivente.

L’acqua è un dono di Dio:

Allah fa scendere l’acqua dal cielo e suo tramite rivivifica la terra che già era morta. Corano, 25:54.

Un cenno a parte lo merita la filosofia greca, in quanto diversi esponenti sottolinearono il ruolo dell’acqua nella generazione di tutte le cose. Da quando nel VII secolo a.C., Talete ha dato inizio, in Grecia, alla scienza ed alla filosofia occidentale, l’acqua è stata accettata per quasi duemila anni quale elemento base dell’universo.

Talete aveva notato che tutto ciò che era vivo nella natura era anche umido, di qui l’intuizione che l’acqua era il principio, cioè l’archè, da cui originano di tutte le cose.
Talete riteneva che il primo principio da cui derivava ogni altra cosa, fosse l’acqua che, tramite processi di rarefazione e condensazione, si trasformava in aria, vapore, fuoco, inteso come gas rarefatto, e terra, residuo.

L’acqua è la sostanza da cui traggono origine tutte le cose; la sua scorrevolezza spiega anche i mutamenti delle cose stesse.
Questa concezione deriva dalla constatazione che animali e piante si nutrono di umidità, che gli alimenti sono ricchi di succhi e che gli esseri viventi si disseccano dopo la morte.

Un discepolo di Talete, Anassimene, ritenendo che l’acqua non potesse generare il suo contrario, il fuoco, propose che l’aria fosse l’archetipo primordiale che, per successive condensazioni e rarefazioni, si trasformava in fuoco, acqua e terra.

Empedocle di Agrigento cercò di coordinare e di integrare le precedenti concezioni in modo da evitare sofisticate razionalizzazioni delle relazioni tra l’essere ed il divenire che conducono la ragione all’irrazionalità. Concluse, quindi, che erano sufficienti solo quattro elementi base e non infiniti atomi per comprendere la pluralità della materia ed il suo reale divenire.

Così, furono concepiti da Empedocle quattro elementi, due leggeri, fuoco ed aria, e due pesanti, terra ed acqua, corrispondenti, rispettivamente, alle sensazioni di secco ed umido. In tale modo Empedocle trattò i quattro stati fisici delle forme della materia come reali elementi stabili, dalla cui miscela, in differenti proporzioni, si ottenevano tutte le realtà conosciute.

L’acqua è anche il simbolo di purezza e di rinascita spirituale, in quanto libera l’anima dalle macchie terrene e purifica il corpo liberandolo da infezioni e malattie. Inoltre, scorre nelle profondità della terra, trapassando la materia oscura e densa, torna in superficie portando con sé energie segrete e pure.

Da sempre, la sua capacità catartica ha dato vita a riti, cerimonie e leggende.
Tra gli esempi più noti, c’è quello del diluvio universale che accomuna moltissime civiltà antiche. Ma l’acqua come simbolo di purezza è riconoscibile anche in quei rituali di purificazione ed iniziazione che permettono all’uomo di liberarsi dai peccati commessi e di poter così iniziare una nuova vita o una nuova e più evoluta fase dell’esistenza.

Se andate a Paestum (SA), potrete visitare la Tomba del Tuffatore (480/70 a.C.). All’inizio si pensava che fosse dedicata ad un nuotatore, ma poi ci si accorse che il soggetto rappresentato, un giovane nudo che si tuffa nell’oceano, era l’immagine metaforica del passaggio dalla vita alla morte.

Gli antichi romani usavano l’acqua santa o lustrale per purificare le loro città, i campi, i templi e gli uomini. Le fonti si trovavano alla porta d’ogni Tempio, piene d’acqua benedetta ed erano chiamate favissae ed aquiminaria. Prima di offrire il sacrificio, il gran sacerdote o il curio, da cui il termine curato, immergeva un ramo di lauro nell’acqua lustrale ed aspergeva con esso la pia congregazione riunita; e ciò che allora era chiamato lustrica e aspergilium, è ora chiamato aspersorio.

Per gli ebrei l’acqua ha un ruolo fondamentale, come ad esempio nell’antico rito dell’immersione nel mikvè, una piscina d’acqua piovana in cui bisognava bagnarsi nudi per liberarsi dai peccati. Ancora oggi questo rituale è necessario per coloro che si convertono all’ebraismo, prima del Yom Kippur e per le donne dopo il periodo mestruale.
L’acqua è vista come un elemento positivo, che dà vita alle persone e agli animali.

Essa è un

Dono di Dio, dono gratuito che Egli dà, perché Dio è un Dio buono.

Un’esperienza forte che gli ebrei fanno, è stata la sopravvivenza per quarant’anni nel deserto. Deserto significa poca acqua, difficoltà a reperire cibo, una vita dura, eppure, sono anni importanti per Israele, perché sente molto forte la presenza di Dio nella sua vita.

Uno dei modi in cui Dio si dimostra vicino e attento alle necessità del popolo, è quando dona l’acqua, che scaturisce da una roccia:

Non c’era acqua da bere per il popolo.
Il popolo protestò contro Mosè: “Dateci acqua da bere!”
Il Signore disse a Mosè:
“Ecco, io starò davanti a te sulla roccia, sull’Oreb; tu batterai sulla roccia: ne uscirà acqua e il popolo berrà”.
Esodo 17, 1. 5

Nel Cristianesimo, l’acqua ha avuto un ruolo centrale, in quanto, come affermava San Francesco d’Assisi:

‘Laudato si’, mi Signore, per sora Acqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Inoltre, la parola battesimo deriva dal greco baptizein, immergere, lavare, che libera dal peccato originale.

San Giovanni Battista, come Gesù, era un esseno, era capo della setta dei battezzatori. Il battesimo praticato consisteva nell’immersione totale, per tre volte consecutive, nell’acqua.

Il battesimo ricevuto da Gesù fu, come lo stesso Giovanni dice, di acqua e di spirito:

Ma Quegli che mi ha mandato a battezzare con acqua, mi ha detto: Colui sul quale vedrai lo Spirito scendere e fermarsi, è quegli che battezza con lo Spirito Santo.
I, 33

Dopo il battesimo con acqua, c’era quello con lo Spirito, cioè con l’imposizione delle mani come dice l’Evangelista:

Poi imposero loro le mani, ed essi ricevettero lo Spirito Santo
Atti, VIII, 17.

Gesù usa l’immagine dell’acqua anche per indicare la solidarietà e il servizio tra persone, infatti lava i piedi ai discepoli, gesto umile che i maestri non compivano, per sottolineare che nei rapporti tra le persone bisogna comportarsi così, senza scale o classi sociali, perché non esistono uomini superiori o inferiori, ma tutti si vogliono bene e si aiutano gratuitamente.

Questo atteggiamento, forse così lontano dalla mentalità comune, è lo stesso di Dio.

Gesù, infatti, dice:

Fa piovere sui giusti e sugli ingiusti.
Matteo 5,46

Ovvero, dona largamente e senza chiedere nulla in cambio, indipendentemente dal merito.

Tra le acque purificatrici per eccellenza, vi è quella del Gange, il fiume celeste che già nella Genesi è indicato come uno dei quattro fiumi che nascono dall’Eden. Per gli indiani esso scende dalla capigliatura di Sciva ed è chiamato Ganga perché ritenuto manifestazione dell’omonima dea. Il potere del Gange nel liberare gli uomini dai peccati e nel purificare l’anima è tanto grande da potere cancellare anche le colpe peggiori che un uomo possa commettere.

Anche per i massoni l’acqua ha una funzione purificatrice. Durante il secondo viaggio dell’iniziazione di un profano, il fratello esperto conduce il candidato dal 2° Sorvegliante. Quest’ultimo, constatato se è libero e di buoni costumi, lo fa passare, dopo avergli fatto immergere per tre volte la mano sinistra nell’acqua in modo da purificarlo.

Il collegamento tra la simbologia massonica e Napoli risulta facile, in quanto si ha da sempre uno stretto rapporto con l’acqua. Un legame misterioso, certamente alimentato dalla sua posizione avanzata sulla costa, così come dai suoi corsi d’acqua interni.

Alcuni di questi scorrevano sotterranei, tra cui il Sebeto che, scendendo dal monte Somma, attraversava le campagne di Casalnuovo, Volla, Ponticelli per dividersi a Napoli in due rami, uno sfociante al Ponte della Maddalena, l’altro alle falde della collina di Pizzofalcone, nei pressi dell’isolotto di Megaride, dove s’insediò il primitivo porto di Partenope. La leggenda riporta che sulla spiaggia, Vesevo e Sebeto si incontravano, il primo sputando torrenti di fuoco, l’altro scagliando macigni dal mare.

Quando, sfiniti dalla battaglia, i due giganti si riposavano, fioriva la vita su quello che era stato il loro campo di battaglia. Nell’alternarsi di queste fasi giunsero allora i primi abitanti. Il fiume Sebeto simbolicamente rappresenta il massone dal momento che scorrendo sotto terra, eroga energia e purezza, proprio come il libero muratore, che lavora nel silenzio e porta la luce e la sapienza.

L’acqua è anche simbolo di tenacia e di conoscenza.

Affermava Lucrezio:

Cadendo, la goccia scava la pietra, non per la sua forza, ma per la sua costanza.

Mentre “qualche secolo dopo” Claudio Abbado sottolineava che:

La cultura è un bene comune primario come l’acqua: i teatri, le biblioteche ed i cinema sono come tanti acquedotti.

Tomba del tuffatore - Paestum (NA)
Tomba del tuffatore – Paestum (NA)

Autore Francesco Oriente

Francesco Oriente, nato a Napoli il 14/01/1972, ha conseguito nel 1996 la laurea con lode in Medicina e Chirurgia dell’Università di Napoli “Federico II”. Ha frequentato l’Istituto di Patologia Generale svolgendo la sua attività di ricerca sui meccanismo d’azione dell’insulina. Nel 2002 ha conseguito il Dottorato di Ricerca in Biologia e Patologia Cellulare e Molecolare e nel periodo 2001-2003 è stato “Postdoctoral fellow” presso il Department of Medicine della Columbia University, New York, NY, USA. Nel 2008 ha vinto il concorso per Ricercatore universitario nel settore MED/05 – Patologia Clinica. Attualmente svolge la sua attività presso l’Istituto di Patologia Clinica della Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università di Napoli “Federico II”.