L’anfiteatro di Pompei luogo di una gigantesca zuffa tra tifoserie che regolarono antiche rivalità e rancori
L’incontro di calcio tra il Napoli e il Francoforte è stato solo l’ultimo dei tanti episodi di violenza che ruotano intorno al mondo dello sport.
Con buona pace di sociologhi e “casi umani” travestiti da opinionisti televisivi, che si affannano a ricercarne le cause, vedremo che il fenomeno ha origine lontane.
Quasi duemila anni fa, a Pompei, pompeiani e nocerini si affrontarono e se le dettero di santa ragione, fuori e dentro l’anfiteatro, durante i giochi gladiatori.
Anche nei primi anni dell’era cristiana la gente amava andare allo stadio e scaricava la propria aggressività e frustrazione mentre assisteva alla lotta tra gladiatori.
È pervenuta fino a noi, infatti, un’ampia documentazione, soprattutto riguardante il tifo per l’uno o l’altro fuoriclasse. Il gladiatore era considerato come un campione del calcio di oggi, era osannato dalla folla e preda ambita delle matrone romane.
Nel 59 d.C., oltre alla lotta tra i professionisti, nell’anfiteatro si assistette ad una colossale rissa, dovuta sia alle scommesse sia ai rancori tra gli abitanti di Pompei e Nuceria Alfaterna.
Le due cittadine distavano meno di quindici chilometri e Nuceria Alfaterna, essendo stata fedele a Roma durante le guerre puniche, godeva di enormi privilegi ed era più importante di Pompei.
La rivalità tra i due centri urbani è riportata da graffiti che sono stati ritrovati, tra cui
Guai ai Nucerini
oppure
A Nocera, nei pressi di Porta Romana, nel quartiere di Venere, chiederai di Novella Parmigiana.
Lo storico Tacito riporta negli Annales la cronaca del tafferuglio:
Come capita spesso nelle piccole città, gli spettatori si derisero a vicenda scagliandosi insulti e volgarità; poi passarono alle pietre e infine alle armi.
I tifosi di Pompei, più numerosi dato che lo spettacolo si teneva in casa loro, ebbero la meglio.
Molti tifosi di Nocera furono riportati a casa pieni di ferite e molti piansero la morte di un figlio o un genitore.
Altra testimonianza di quell’evento è la scena di un affresco rinvenuto nella “Casa della Rissa nell’Anfiteatro” e conservato presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Dopo gli incidenti, il Senato di Roma, su proposta dell’imperatore Nerone, squalificò l’anfiteatro pompeiano per dieci anni ed esiliò gli organizzatori dei giochi e gli incitatori dello scontro.
I pompeiani, però, chiesero l’intervento di Poppea, la consorte di Nerone, che dimorava nella vicina Oplonti, l’odierna Torre Annunziata, e la pena fu ridotta a soli due anni di squalifica.
Autore Mimmo Bafurno
Mimmo Bafurno, esperto di comunicazione e scrittore, ha collaborato con le maggiori case editrici. Ha pubblicato il volume "Datemi la Parola, Sono un Terrone". Attualmente collabora con terronitv.