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La prima regola

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La prima regola


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Una parola sussurrata, un flebile respiro, uno sguardo rubato alla vista attenta di un falco, un suono appena accennato: ognuno di essi, in realtà, è vibrato.

L’uomo ha bisogno delle sue tenebre, della propria parte oscura: in essa riscopre se stesso; con essa inizia il suo viaggio interiore; grazie ad essa è in grado e ha la possibilità di raggiungere la “luce“.

Il nodo gordiano da sciogliere è l’equilibrio: è possibile, raggiungibile, ma non dovuto né scontato; è figlio della volontà e della costanza riflesse, entrambe, in un unico specchio di accettazione.

L’uomo di oggi è figlio e schiavo dell’apparire: finge e mente a se stesso con una faciloneria che rasenta la stupidità. Schiva l’incontro col proprio specchio interiore e cerca di integrarsi tra i suoi consimili, che, in menzogna e falsità, lo fanno sentire unico e autentico: eppure, non è affatto così. L’uomo fantoccio s’imbatte e s’infrange contro l’uomo figlio di se stesso e, quando ciò accade, lo scontro identificativo è inevitabile e indispensabile. L’uomo autentico, in riserbato silenzio, lascia che il suo germano fantoccio persegua il suo cammino e, senza alcuna ingerenza, ma vegliando su di lui, cerca di introdurlo nella realtà invisibile, in cui tutto si compie e da cui tutto proviene.

Ne saggia la qualità, lo spessore, il coraggio che non ha: ne intravede i limiti e le possibilità di superarli; lo sprona a migliorarsi, ma senza alcuna imposizione; gli indica la via dell’amicizia.

Qui, il bivio, appare in un perpetuo presente; il germano fantoccio ha due sole possibilità: lasciare il suo guscio di sovrastrutture mentali e diabolicamente riduttive e limitanti e venire a nuova luce, oppure, restare nell’oblio delirante di se stesso, fra menzogna e falsità.

L’uomo non è mai destinato a vivere all’ombra delle sue paure, ma è chiamato invece ad affrontarle e a superarle, prima della sua mutazione, fra spirito e materia.

Se solo ricordasse la consistenza dell’amore originario e non si disperdesse in pensieri vacui e parole prive di autenticità, riuscirebbe senz’altro ad elevare lo spessore della sua anima e proiettarla in una nuova forma di conoscenza.

Le anime sono mutevoli; gli spiriti vivono di una propria individualità; gli uomini sono tutti, atti unici e irripetibili!

Il tempo trascorre e non concede in alcun modo sconti a nessun essere vivente: elargisce opportunità e facoltà a chiunque, ma, nella giusta misura legata alla materia, protesa alla mutazione in puro spirito.

La differenza sostanziale fra l’uomo autentico e il suo germano fantoccio sta tutta in un’unica parola: l’attenzione e la sua totale comprensione.

Il gesto, la parola, il sussurro, lo sguardo, il tempo impiegato a comprendere: sono tutte forme distinte di attenzione: la prima regola.

Non la si insegna l’attenzione, ma la si sedimenta in sé, come un seme finito in un campo disteso al sole e morendo nella nuda terra, sboccia a nuova vita!

L’attenzione è la prima forma d’amore: senza di essa, l’umanità si svuota del suo senso originario, allontanandosi dall’indispensabilità del vibrato.

Nell’attenzione si dissolve il freddo della solitudine, e si genera il calore del perdono e del conforto. Chi riceve attenzione abbandona la paura del distacco; chi la concede, invece, è consapevole del vibrato dell’Universo.

Nulla accade per caso; ogni senso di vibrato si riconduce all’attenzione, alla prima regola.

Mi farò un sottile filo d’erba per restare accanto ai tuoi sogni.
Alda Merini

Autore Antonio Masullo

Antonio Masullo, giornalista pubblicista, avvocato penalista ed esperto in telecomunicazioni, vive e lavora a Napoli. Autore di quattro romanzi, "Solo di passaggio", "Namastè", "Il diario di Alma" e "Shoah - La cintura del Male".