Home Cronaca La precarietà umana tra capitalismo, nichilismo e orizzonti post-umani

La precarietà umana tra capitalismo, nichilismo e orizzonti post-umani

309
Precarietà umana


Download PDF

Tra alienazione e post-umanità: le risposte filosofiche alla crisi del presente

Secondo i dati aggiornati a fine 2024, in Italia ci sono circa 2 milioni di disoccupati, rappresentando un tasso di disoccupazione intorno al 7,3%.

Per quanto riguarda gli inattivi, ovvero coloro che non partecipano al mercato del lavoro, ovvero coloro che hanno rinunciato a cercare un lavoro, il numero si attesta a circa 13 milioni di persone.

Il numero di lavoratori con contratti atipici, come apprendistato, contratti a termine, intermittenti, part-time, somministrazione ed altre forme flessibili, continua a essere rilevante.

In totale, il fenomeno del lavoro atipico rappresenta una porzione significativa del mercato del lavoro italiano, con una stima di diversi milioni di persone coinvolte nelle varie forme di contratti flessibili, anche se una cifra esatta e consolidata non è immediatamente disponibile.

Basterebbero questi dati da soli a dare un quadro della situazione nella quale ci troviamo.

E mi sono fermato solo all’esempio italiano.

La cosa diventa ancor più disgustosa quando prendiamo atto del fatto che così tanti milioni di persone non fanno assolutamente nulla per ribellarsi ad una situazione che li costringe ad una vita precaria che, nella maggior parte dei casi, si riduce a mera sopravvivenza.

Questi sono i frutti della religione del Capitale, sia dal punto di vista sociale, che dal punto di vista psicologico. Meglio evitare di approfondire argomenti come le carenze della Sanità pubblica e della scuola. Rischieremmo di parlare di un suicidio di massa.

Ad un primo approccio la risposta convinta della massa delle persone, sarebbe (è)

le cose non possono essere risolte diversamente, bisogna fare sacrifici e accettare la situazione.

Viene subito in mente quel che diceva Mark Fischer, citando a sua volta Zizek, nel suo visionario pamphlet ‘Realismo Capitalista’, ovvero:

è più facile pensare alla fine del mondo che alla fine del capitalismo.

Lo stesso pensatore britannico ha fornito più di una soluzione politica al problema nei suoi scritti e nel corso delle sue lezioni.

Anche i suoi allievi Nick Srnicek e Alex Williams hanno pubblicato scritti visionari e coraggiosi come ‘Manifesto accelerazionista’ e ‘Inventare un futuro. Per un mondo senza lavoro’. Tutto inutile. Nessuno sembra avere la forza e il coraggio di intraprendere certe strade.

Viene da pensare allora che l’unica possibilità che resta è quella prospettata dal padre dell’accelerazionismo, Nick Land, che, però, ha scelto una strada completamente diversa rispetto a quella del suo vecchio amico Fischer.

Ha elaborato, infatti, una filosofia secondo cui le dinamiche intrinseche del capitalismo, piuttosto che essere ostacolate o riformate, dovrebbero essere intensificate fino al punto di rottura.

L’accelerazionismo si basa sull’idea che il capitalismo, attraverso le sue innovazioni tecnologiche e i suoi processi auto-rafforzanti, possa portare ad una trasformazione radicale delle strutture sociali ed economiche, eventualmente trascendendo l’umano stesso.

Land riprende molte idee da ‘Mille piani’ e da ‘L’Anti-Edipo’ di Gilles Deleuze e Félix Guattari, in particolare il concetto di ‘macchina desiderante’ e ‘flussi di desiderio’. Tuttavia, Land adotta un’interpretazione più estrema, enfatizzando l’autonomia dei processi capitalisti.

Nel pensiero di Land, il capitalismo è concepito come un sistema quasi autonomo, una sorta di intelligenza artificiale emergente, che utilizza l’umanità come substrato per la propria crescita e accelerazione.

Un tema ricorrente nel pensiero di Land è la tecnologia come forza distruttiva e trasformativa. Egli vede la tecnologia come il principale vettore attraverso cui il capitalismo si evolve, rendendo obsoleti i tradizionali concetti umani di soggettività, etica e persino biologia.

Questa visione post-umana implica una crescente perdita di controllo da parte dell’umanità su sistemi sempre più complessi e autoregolanti.

Land critica le nozioni umanistiche tradizionali di progresso e moralità, sostenendo che il futuro sarà definito non dall’essere umano, ma da intelligenze artificiali e sistemi tecnologici che superano le capacità umane.

La sua filosofia rappresenta una critica feroce alla modernità liberale e al pensiero illuminista, che egli considera come un’illusione transitoria e autolimitante. Nel suo periodo successivo, Land si avvicina al neoreazionarismo, sostenendo che le istituzioni liberali moderne non sono in grado di affrontare le sfide poste dalle dinamiche globali del capitalismo e dalla rivoluzione tecnologica.

Vadano a farsi benedire, dunque, le istanze di milioni di sfruttati che non hanno le palle e la dignità di reagire o pensano di non essere in grado di farlo.

Niente più pietà e pietismi per coloro che si lamentano di dover subire sfruttamento e vessazioni pur di conservare un lavoro che non gli lascia più nemmeno lo spazio per vivere qualche ora.

Nessuna indignazione per chi accetta paghe da fame senza nessuna forma di tutela.

Accolgo a braccia aperte, a questo punto, il pensiero e la visione dello scrittore Thomas Ligotti, autore del visionario e sublime saggio ‘Cospirazione contro la razza umana’ e quella di Eugene Thacker, autore di ‘Tra le ceneri di questo pianeta’.

Il primo sviluppa una visione filosofica cupa e profondamente pessimistica, ispirandosi a tradizioni filosofiche come il nichilismo, il pessimismo esistenziale e la filosofia di autori come Schopenhauer e Lovecraft. Il libro si presenta come un saggio, ma la sua natura è tanto filosofica quanto letteraria, trattando argomenti legati all’insensatezza dell’esistenza e alla condizione umana.

Ligotti ritiene che la coscienza umana sia una fonte di sofferenza unica tra le creature viventi. L’essere consapevoli della nostra mortalità e della mancanza di uno scopo intrinseco nella vita ci condanna a una perpetua inquietudine e angoscia.

L’essere umano è un ‘costruttore di significati’, incapace di accettare la totale insensatezza della realtà. Attraverso miti, religioni, ideologie e narrazioni personali, cerchiamo di colmare il vuoto esistenziale, ma tutto ciò non è altro che un’illusione.

Ligotti esplora la tradizione pessimistica di pensatori come Arthur Schopenhauer, che descrive la vita come una lotta perpetua dominata dal dolore e dal desiderio inappagato. Ma va oltre, suggerendo che la vita stessa è una tragedia inevitabile da cui non possiamo sfuggire.

Un tema centrale del libro è l’idea che la vita sia un errore e che sarebbe meglio non essere mai nati. Ligotti sostiene che procreare significhi perpetuare il ciclo di sofferenza che definisce l’esperienza umana.

L’autore si ispira profondamente a H. P. Lovecraft, il quale ha messo in discussione la centralità dell’uomo nell’universo. Ligotti sposa una visione ‘cosmica’ dell’esistenza, in cui l’universo è indifferente e l’umanità è insignificante.

La ‘cospirazione contro la razza umana’ non è altro che il tacito accordo collettivo di negare le verità più oscure sull’esistenza per preservare la nostra sanità mentale e continuare a vivere. Questa cospirazione include tutto ciò che ci distrae dall’affrontare la cruda realtà: cultura, intrattenimento, religione e speranza.

‘Cospirazione contro la razza umana’ è una critica radicale alla condizione umana, che a confrontarsi con le più oscure implicazioni della coscienza e dell’esistenza. Ligotti non offre soluzioni né consolazioni, ma invita a guardare in faccia la realtà senza illusioni, anche se ciò porta a conclusioni inquietanti.

‘Tra le ceneri di questo pianeta’, invece, non è solo una critica culturale o una speculazione filosofica, ma un tentativo di far dialogare la filosofia con l’horror, mostrando come entrambe possano affrontare questioni profonde sul nostro posto nell’universo.

Thacker non offre risposte o consolazioni: come Thomas Ligotti, si limita a evidenziare il vuoto e la precarietà dell’esistenza umana, rendendo il libro una riflessione oscura e provocatoria sulla nostra condizione.

Thacker distingue tre livelli del mondo per analizzarne la complessità.

Il mondo-per-noi: il mondo così come viene percepito e strutturato dall’esperienza umana. È il mondo ordinario, soggetto alle categorie umane di comprensione.

Il mondo-in-sé: il mondo come esiste indipendentemente da noi. Questo è il dominio della realtà oggettiva, che sfugge alla nostra piena comprensione.

Il mondo-senza-di-noi: una nozione liminale che descrive il mondo come potrebbe esistere senza l’umanità. È una prospettiva speculativa che richiama il vuoto e l’estraneità radicale della realtà.

Thacker esplora l’horror come un modo per affrontare le dimensioni del ‘non-umano’. Per lui, l’orrore non si limita a evocare paura o terrore, ma ci mette di fronte all’indifferenza dell’universo e al limite della nostra capacità di comprendere. L’horror diventa una forma di ‘pensiero oscuro’, che sfida il modo in cui interpretiamo il mondo.

Il libro propone l’idea che il pensiero stesso possa essere un’esperienza inquietante. Riflettere sulla natura dell’esistenza, sul vuoto cosmico o sull’assenza di significato porta a una condizione di alienazione metafisica che somiglia all’orrore.

Un tema centrale dell’opera è il nichilismo cosmico: l’idea che l’universo sia indifferente all’umanità e che il senso della nostra esistenza sia, in ultima analisi, un’illusione. L’orrore cosmico, come quello esplorato da H. P. Lovecraft, diventa un punto di partenza per esplorare la nostra insignificanza rispetto a un universo infinito e incomprensibile.

Thacker riflette sull’inevitabilità della morte, della decomposizione e della rovina, sia a livello individuale sia a livello cosmico. La frase ‘tra le ceneri di questo pianeta’ allude alla consapevolezza della fragilità dell’umanità di fronte al disastro ambientale, alla morte termica dell’universo e all’impossibilità di permanenza.

Attraverso riferimenti all’horror nella cultura popolare – film, libri, musica – e nella filosofia, Thacker suggerisce che l’orrore sia un modo unico per pensare ciò che va oltre il pensiero umano. L’horror diventa una lente attraverso cui esplorare l’indicibile e il non-conoscibile.

In conclusione, visto che siamo incapaci di combattere e conquistare un po’ di benessere su questo pianeta e in questa vita, non ci resta che deporre le armi (giocattolo) che abbiamo a disposizione e cominciare a pensare seriamente al fatto che la razza umana, per dirla alla Ligotti, non abbia alcuna speranza se non quella di congedarsi da questo pianeta, che tutto sommato è un nulla nell’universo, e farlo volontariamente.

L’alternativa è quella di rassegnarsi alle mostruosità alle quali siamo costretti, come Thacker ben descrive nella sua opera.

Autore Piero Capobianco

Piero Capobianco, redattore per diverse testate sportive e di costume. Si occupa di temi riguardanti la storia di Napoli con particolare riguardo per la lingua e la musica. Ha ideato e conduce per Terroni Tv 'La lingua napoletana' e 'Napolizzando'. Collabora col professor Massimiliano Verde, Presidente di Accademia Napoletana, e il Maestro Lello Traisci musicista ed etno-antropologo. Ha studiato Filosofia presso L'Orientale di Napoli.