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La ‘Nutrice’ Grande Madre

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Le nuove scienze e le antiche filosofie


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Il collegamento di tutte le cose secondo il ‘Timeo’ di Platone, analogie con la fisica quantistica

Tratto dal libro ‘Le nuove scienze e le antiche filosofie’ di Fabrizio Bartoli (Ed. Nisroch) – marzo 2019

Secondo la fisica quantistica e l’epigenetica esiste, quindi, qualche cosa che collega e mette in relazione fra loro menti e corpi, della biosfera terrestre, dei quanti e delle galassie nel cosmo intero.
Possiamo riscontrare una sorprendente analogia con l’antica tradizione, che si riferiva al culto della Grande Madre, divinità femminile, da cui tutto nasce.

Una Nutrice che alimenta la vita nelle sue varie espressioni, che abbraccia e tiene collegata ogni cosa nel cosmo.

Nonostante siano sempre esistiti segni di un qualcosa che collega le diverse componenti del mondo naturale, la scienza però non l’ha mai riconosciuto, fino a poco tempo fa.

Le più grandi menti della fisica ottocentesca non riuscirono a riconoscere l’esistenza dei campi elettromagnetici finché Michael Faraday non scoprì il rapporto esistente tra l’elettricità e il magnetismo e James Clerk Maxwell non predisse l’esistenza delle onde elettromagnetiche.

Oggi sappiamo che le onde che costituiscono il campo elettromagnetico esistono, il nostro mondo ne è ricolmo.

Esse ci consentono di ascoltare la radio, di guardare la televisione, di navigare in Internet, di inviare messaggi elettronici e usare i telefoni cellulari.

Ma si sta cominciando soltanto ora a riconoscere che potrebbe esserci qualcosa in natura che collega e crea coerenza all’interno e fra gli esseri umani, e fra loro e il cosmo.

La fisica quantistica ha scoperto, in modo rigorosamente scientifico, le leggi di ‘intreccio’, entanglement, e di collegamento fra i diversi elementi che compongono l’universo.

Questi principi sono analoghi alle antiche concezioni filosofiche sapienziali, sia orientali che occidentali.

Le conoscenze scientifiche di oggi ci portano ad una concezione filosofica del mondo e dell’universo, ‘unitaria’, Olistica. La visione dualista, che comportava la divisione tra osservatore e cosa osservata, tra materia ed energia ecc…, scompare, per lasciare il posto ad una conoscenza di tipo Metafisico, trascendente, Non Duale.

La modalità non duale di conoscenza considera, appunto, l’universo ‘come un indivisibile, unico tutto’, una sorta di totalità inscindibile, un ‘oceano dell’esistenza’.

Lo spazio ‘Nutrice’ nel ‘Timeo’ di Platone

Questa concetto dell’intreccio di ogni elemento e della ‘Matrice’ universale che tutto tiene unito e da cui tutto proviene, conquista dell’ultima fisica quantistica, lo ritroviamo espresso in modo veramente equivalente nel ‘Timeo’ di Platone, infatti il Maestro ateniese scrive (Timeo, 49):

Questo nuovo ragionamento intorno all’universo avrà, più partizioni del precedente.

Allora noi distinguemmo due specie (d’universo), ora noi dobbiamo dichiarare una terza specie nuova. [49] Perché nel discorso dì prima ne bastavano due, l’una posta come specie del modello, intelligibile e sempre nello stesso modo, l’altra come immagine del modello, generata e visibile.

E allora non ne distinguemmo una terza, credendo che due sarebbero (state) sufficienti: ma ora sembra che il ragionamento ci costringa a tentare di chiarire con le parole questa specie difficile e oscura. E qual potenza si deve stimare che abbia secondo natura? Questa specialmente, d’essere ricettacolo di tutto ciò che si genera, quasi una Nutrice.

In questo brano Platone riprende la descrizione dell’universo dicendo che nei brani precedenti aveva parlato di due ‘specie’: una è relativa al ‘modello intelligibile’, il quale può essere compreso con l’intelletto e che non è soggetto a cambiamento, il mondo delle Idee – Principi; l’altra parte, invece, è relativa a ciò che è ‘generato e visibile’, cioè ciò che noi normalmente indichiamo come l’universo materiale con le galassie, le stelle, i pianeti compresa la terra e tutto ciò che la abita.

Ora, però, introduce una terza specie di universo, ‘difficile e oscura’, specificando che è ‘ricettacolo’ di tutto ciò che viene generato, definendola ‘quasi una Nutrice’, a far intendere che le cose generate sono in qualche modo concepite da una sorta di Grande Madre, appunto Nutrice.

Ci ritornano in mente le antiche mitologie che si riferiscono proprio alla Grande Madre dalla quale ogni cosa viene generata.

Proseguendo nel brano successivo, Platone si mostra dubbioso (Timeo, 49):

Questa è la verità, ma conviene mostrarla con più chiarezza: ma questo è difficile per altre ragioni, e anche perché a causa di esso, è necessario sollevare dei dubbi intorno al fuoco e agli altri elementi congiunti col fuoco.

Infatti è difficile dire, per ciascuno di essi, quale si debba veramente chiamare acqua piuttosto che fuoco, e quale in qualsiasi altro modo che non tutti o ciascuno, sicché si possa parlare con fedeltà e sicurezza.

Come dunque diremo questo, e in che modo, e quale sarà la soluzione giusta dei nostri dubbi?

Con l’introduzione di questa terza specie di universo, gli elementi essenziali di cui è composto il mondo – fuoco, aria, acqua, terra – non hanno più una loro definizione precisa.

Avendo una comune origine, ‘la Nutrice’, in essa possono confondersi. Descrivendo il cambiamento degli elementi, ‘l’aria arsa diviene fuoco…’, Platone vuole poi mettere in evidenza che ogni elemento può trasformarsi in un altro, generandosi a vicenda e quindi questi corpi non sono mai gli stessi, perciò non possono essere definiti con certezza.

Nel brano successivo, infatti, viene detto (Timeo, 49):

Prima di tutto, questa che ora abbiamo chiamato acqua, quando si congela, vediamo che, come ci sembra, diviene pietre e terra, e quando evapora e si dissolve, vento e aria, e l’aria arsa diviene fuoco, e invece il fuoco compresso e spento torna di nuovo in forma d’aria, e l’aria costretta e condensata diviene – nuvola e nebbia, e da queste ancora più contratte scorre acqua, e dall’acqua, di nuovo, si formano terra e pietre: sicché questi corpi, come in circolo, sembrano trasmettersi a vicenda la generazione.

E poiché nessuno di questi corpi presenta mai la medesima figura, di quali di essi si potrebbe sostenere fermamente, senza vergognarsi, che è quel tale e non un altro? Certo di nessuno: ma il modo di parlare di gran lunga più sicuro intorno a queste cose è il seguente.

Quando si devono definire gli elementi è opportuno dire: ‘tale (la forma che appare) è il fuoco….’, mettendo in evidenza quindi la loro esistenza fenomenica (…perché sfuggono e non sopportano le denominazioni… stabili).

Una definizione stabile spetta solo alla ‘Nutrice’, da dove appunto nascono e ritornano gli elementi (… dove ciascuna cosa nascendo si mostra e donde di nuovo svanisce…).

La natura di questo ricettacolo (… che riceve tutti i corpi) è quindi sempre la stessa perché (… non perde affatto la sua potenza …) e non assume una forma come accade per gli elementi.

Platone la definisce come: ‘la materia formativa di tutto’ e tutto ciò che proviene da essa è come un’immagine del mondo delle Idee (… di quelle che esistono sempre …).

Nel successivo brano, infatti Platone afferma (Timeo, 50):

Di quello che noi vediamo passare sempre da una forma all’altra, come il fuoco, non si deve dire questo è il fuoco, [e] ma ogni volta: tale (la forma che appare tale) è il fuoco; né questa è l’acqua, ma sempre: tale (la forma che appare tale) è l’acqua; e così nessun’altra di quelle cose che, come se avessero qualche stabilità, indichiamo con le parole ‘questo e codesto’, credendo di significare qualche cosa: perché sfuggono e non sopportano le denominazioni di ‘questo’ e di ‘codesto’ e di ‘così’, e ogni altra che le indichi come stabili.

Non dobbiamo dunque chiamare a questo modo ciascuna di queste cose, ma tanto di ciascuna che di tutte insieme solo quello che è tale (appare tale) e passa identico dall’una all’altra, e però anche fuoco quello che dovunque è tale, e così per ogni rosa che ha nascimento. [50] Ma quello, dove ciascuna cosa nascendo si mostra e donde di nuovo svanisce, solo quello si deve chiamare col nome di questo e di codesto, invece le qualità, come caldo o bianco o qualsiasi dei contrari e tutto che nasce di loro, niente di questo si può fermare con parole così.

Platone cerca di definire questo spazio, ‘madre e ricettacolo’, dicendo che deve essere ‘estraneo a tutte le forme’, quindi non può essere chiamato con il nome di nessuna delle cose sensibili che sono nate da essa; egli la definisce magistralmente come ‘…una specie invisibile e informe e ricettrice di tutto…’

Se adoperassimo dei termini ‘moderni’ per descrivere questa specie, la definizione di Platone ci sembra essere del tutto analoga ad una sorta di Energia indifferenziata, diffusa dovunque nello spazio, una sorta di substrato, la matrice, l’Entanglement, intreccio, nominato dai fisici, il quale corrisponde ancora all’Akasha, la Quintessenza degli alchimisti, l’Etere di Tesla.

Platone, però, introduce un altro aspetto, cioè che questo ricettacolo riceve ‘… le immagini di tutte le sostanze che sono sempre’, dunque una specie di ‘pensiero creativo’, facente parte dell’intelligibile, mondo dei Principi, che prima di generare le cose sensibili agisce come una sorta di Energia – Pensiero, in grado di imprimere una forma, che poi si concretizza materialmente.

Platone non descrive questo rapporto tra il ricettacolo e l’Intelligibile infatti afferma che è ‘… partecipe in qualche modo oscuro dell’intelligibile, e incomprensibile’.

Ecco il brano [Timeo 51]:

Dunque, anche quello che spesso deve ricevere fedelmente in ogni sua parte le immagini di tutte le sostanze che sono sempre, conviene che sia per natura estraneo a tutte le forme.

Perciò la madre è il ricettacolo delle cose generate visibili e pienamente sensibili, non dobbiamo chiamarla né terra, né aria, né fuoco, né acqua, né alcuna delle cose che sono nate da queste o da cui queste sono nate; ma, dicendo ch’è una specie invisibile e informe e ricettrice di tutto, e partecipe in qualche modo oscuro dell’intelligibile, e incomprensibile, non c’inganneremo.

Questo ‘pensiero creativo’, proveniente dall’Intelligibile ed in contatto con l’Energia plasmatrice, lo ritroviamo nell’antica tradizione del Vedānta, 1600 a.C., infatti nella Maitry Upaniṣad viene detto:

Bisogna invero con ogni sforzo purificare questo pensiero, il quale non è altro che il samsara (ruota del divenire) medesimo: si diventa ciò che si pensa, questo è l’eterno mistero.

Raphael, nei suoi scritti, ne parla ancora più chiaramente dicendo: ‘L’Energia segue il pensiero’.

Con questa affermazione, del tutto equivalente all’insegnamento ‘Vedānta’ e ai concetti espressi da Platone nel Timeo, possiamo comprendere anche la perfetta corrispondenza con la descrizione della Matrice quantica o Olocampo, Campo universale, da cui nasce la materia.

È il pensiero a dirigere e animare l’Energia, che poi a sua volta si trasforma in materia.

Sappiamo anche dalla fisica, attraverso la famosa legge di Einstein (E = mc2), che la materia non è altro che energia concentrata. La bomba atomica è esempio evidente della trasformazione della materia in energia.

Platone poi riassumendo la descrizione dell’universo, definisce la prima specie, percepibile dall’intelletto:

Non generata, né peritura… che non è visibile, né percepibile in altro modo, ed è quella appunto che all’intelligenza fu dato di contemplare;

poi vi è una seconda specie ‘… sensibile, generata, agitata sempre’, ed infine una terza specie ‘… sempre esistente, quella dello spazio, la quale è immune da distruzione, che dà sede a tutte le cose che hanno nascimento’, che Platone definisce come ‘spazio’ e dice, inoltre, che è percepibile ‘… per mezzo d’un ragionamento bastardo, ed è appena credibile’.

I tre principi dell’universo vengono definiti dal Grande Filosofo come Essere, Spazio e Generazione, poi successivamente descrive la Nutrice – Spazio considerandone anche la storia prima della creazione.

Ecco il brano dove Platone si riferisce ai tre principi [Timeo 52]:

Ecco dunque in breve il mio ragionamento secondo che io penso. V’erano anche prima che esistesse il cielo tre princìpi distinti l’essere, lo spazio e la generazione.

Questa energia primordiale all’inizio ‘…non era in equilibrio in nessuna parte’, e conteneva tutti gli elementi in modo disordinato

(Gli elementi) … prima che da esse l’universo ordinato nascesse, occuparono chi un luogo, chi un altro.

Platone dice anche esplicitamente che questi elementi erano disposti senza ordine:

… prima, tutte queste cose erano disposte senza ragione né misura

poi, con l’intervento di Dio, inteso come Sommo Architetto ordinatore, fu composto il mondo in modo ordinato e bello:

… Dio prese a ordinare l’universo… egli dapprima le adornò di forme e di numeri… e le compose nel modo più bello e più buono che potesse

utilizzando proporzioni matematico musicale, come poi risulta dalla famosa descrizione della divisione dell’Anima dell’universo.

Ecco il brano (Timeo 52-53):

La nutrice della generazione, inumidita e infocata, accogliendo le forme della terra e dell’aria e ricevendo tutte le altre modificazioni che seguono a quelle, si mostrava svariatissima d’aspetto, e per esser piena di forze non somiglianti né equilibrate, non era in equilibrio in nessuna parte, ma, oscillando inegualmente da ogni parte, era scossa dalle dette forze e a sua volta movendosi le scoteva.

E le diverse parti, mosse quali in un luogo, quali in un altro, si separavano ed erano sempre trasportate, come, quando sono scosse e ventilate dai vagli e dagli arnesi per purgare [53] il frumento, le parti dense e gravi vanno in una parte, e le rare e lievi si posano portate in altro posto: così allora quelle quattro specie, scosse dal loro ricettacolo, che si moveva esso stesso come uno strumento agitatore, separavano da sé, quanto potevano, le parti più dissimili, e costringevano sopra tutto nel medesimo luogo le più simili, e per questo, prima che da esse l’universo ordinato nascesse, occuparono chi un luogo, chi un altro.

E prima tutte queste cose erano disposte senza ragione né misura: quando poi [b] dio prese a ordinare l’universo, da principio il fuoco e l’acqua e la terra e l’aria, che pure avevano qualche vestigia di sé, erano tuttavia in quello stato, come conviene che sia ogni cosa dalla quale Dio è assente: e così stando allora queste cose, egli dapprima le adornò di forme e di numeri.

E che Dio le compose nel modo più bello e più buono che potesse, mentre prima non erano così, questo da noi sia detto ‘d’ogni cosa, per sempre’.

Ci ritorna in mente l’antico detto iniziatico ‘Ordo Ab Chao’, Ordine dal caos.

La descrizione della ‘Nutrice’, Spazio, Matrice, Grande Madre, fatta da Platone circa 2400 anni fa, è davvero sorprendente e coincide con le definizioni sopra dette da parte dei fisici quantistici.

Siamo forse alla vigilia di una ‘Grande svolta’, dove finalmente la nostra visione diverrà Olistica, Integrale, Universale, dove le religioni, le filosofie e la scienza si incontreranno in una Conoscenza comune ed universale?

Autore Fabrizio Bartoli

Fabrizio Bartoli, insegnante di fisica, matematica, elettronica e informatica in pensione. In oltre trent'anni di ricerca, ho esplorato tradizioni quali il Vedanta, il Taoismo, il Pitagorismo, il Platonismo, l'Ermetismo e il Cristianesimo gnostico. Affascinato dalle connessioni tra pensiero antico e la nuova scienza, ho approfondito, in particolare, il rapporto tra esoterismo e fisica quantistica. Ho scritto diversi libri e tenuto numerose conferenze per condividere la mia ricerca dei principi unitari all'interno delle diverse filosofie e tradizioni.