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La notte dei tempi

Notte


Il Natale, ricorrenza tra le più partecipate della storia dell’uomo, ha oggi assunto una veste consumistica, che ne ha eroso i significati sacrali e spirituali.

Pur restando un momento di condivisione comunitaria e di calore familiare, sembra aver smarrito la sua intima autenticità, trasformandosi in un appuntamento laico e commerciale.

Questa festa, divenuta al giorno d’oggi una celebrazione priva di significato, ha radici antichissime e profonde. È legata sia al solstizio d’inverno che alla simbolica ricorrenza della nascita di Gesù in Palestina.

Il solstizio d’inverno corrisponde al periodo in cui la natura è totalmente immersa nel torpore, nel sonno che precede il risveglio. La forza del sole è al suo punto più basso, la natura è come morta, certi animali sono in letargo, la vegetazione si è arrestata. Le forze vitali della natura si sono ritirate e la Terra madre prepara il seme in attesa del ritorno della Luce, che gli darà forza e vita.

Questo grandioso momento veniva onorato dall’uomo fin nella più remota antichità e rappresentava il mito universale della rinascita della luce. Poiché è proprio durante il silenzio e la morte apparente della natura che si manifestano più intensamente le forze spirituali! Nel buio della Notte Archetipica ‘qualcosa’ sta per venire alla Luce. L’avvenimento, la storia, il cuore.

Le feste delle civiltà del Mediterraneo e, in particolare, quelle dell’Occidente cristiano, hanno una storia affascinante, antica e complessa. Nascono dalla trasfigurazione di culti remoti e di antichi rituali, che congiungevano, e ancora congiungono, la sfera religiosa con quella sociale: dai culti della fertilità alla scansione stagionale dei raccolti, il sacro si trasfigura nel quotidiano e il quotidiano nel sacro.

Dietro il noto evento del Natale di Gesù si cela un cammino iniziatico ben definito, di cui la nascita stessa è simbolo. È il Tutto. L’iniziazione è un sentiero che si imbocca nel momento in cui la realtà di cui facciamo esperienza non funziona più, ci sta in qualche modo stretta.

Le cause possono essere molteplici ma, nei momenti che possono sembrarci più difficili, da qualche parte dentro di noi, si accende sempre una luce, se solo siamo disposti a vederla. E così, nella sacra notte del Natale, in quell’oscurità e in quella grotta, vestita di significati ancestrali, nasce un bambino, concepito da una vergine.

Nei momenti bui della nostra vita, non necessariamente drammatici, se siamo disposti ad essere vergini, cioè non condizionati da pregiudizi o preoccupazioni, possiamo permettere a qualcosa di nuovo di nascere, qualcosa che potenzialmente è di natura divina e che può aprirci la strada verso una comprensione più ampia.

La gestazione di quel sacro bambino è qualcosa di cui non si parla mai ma, ogni genesi deve essere preparata. Non solo. A prescindere da quello che il senso comune è disposto a raccontarci, non siamo in balia degli eventi, ma ogni cosa che avviene nella nostra vita, è il frutto di una decisione presa.

Maria ha detto sì all’angelo. Ha permesso che il miracolo di quella nascita divina potesse manifestarsi in lei. Allo stesso modo, che ne siamo perfettamente consapevoli o no, compiamo delle scelte che possono condurci o meno verso l’avvio di quel percorso iniziatico di cui il Natale costituisce una rappresentazione simbolica.

Ecco che allora assumono un’altra luce i riferimenti e le concomitanze con il solstizio. Anche l’allestimento del Presepe prende un altro e più profondo significato: la notte e il buio dello smarrimento, la grotta come utero – natura, le diverse statuine a rappresentare differenti stati della nostra consapevolezza, i doni dei Magi come conoscenza misterica, Giuseppe e il suo sapere messo a disposizione del nascituro.

Non da ultimo, c’è, poi, l’albero di Natale, diviso tra albero della conoscenza del bene e del male e albero dell’abbondanza, che arricchisce ulteriormente il nostro immaginario.

Nella sua versione simbolica il Natale è un tempo di sospensione in cui ritirarsi in sé per chiudere il vecchio ciclo delineato da vecchie abitudini, relazioni ormai disfunzionali che dobbiamo lasciar andare per permettere a nuovi aspetti di noi di essere portati alla luce.

Sospeso tra il tempo della morte e della nascita, il solstizio brumalis comporta, difatti, una promessa che noi facciamo a noi stessi e una responsabilità di nascere ad una nuova vita, illuminati dal nostro sole interiore, che, dopo una temporanea sospensione, torna a compiere il suo percorso, traghettandoci verso una luce più duratura e vitale.

La nascita di Gesù coincise più o meno con il passaggio dall’era dell’Ariete all’era dei Pesci, tant’è che quest’ultimo animale zodiacale fu adottato proprio come simbolo del Cristo e della Chiesa Cattolica. Va però ricordato che l’antica costellazione dei Pesci presso i Babilonesi era denominata ‘coda di rondine’ e solo dopo cambiò nome; lo stesso avvenne per la costellazione dell’Ariete che prima era denominata ‘l’uomo stipendiato’.

Ogni simbolo è identificativo di un archetipo, cioè di un insieme di emozioni e idee. Riassumendo, Gesù nacque durante il passaggio dall’era astronomica dell’Ariete, il sacrificio dell’agnello, all’era dei Pesci, il pescatore di uomini; grandi cicli cosmici scanditi dalle omonime costellazioni.

Oggi sappiamo che tutto ciò non ha un valore universale ma è nato solo di riflesso alle condizioni stagionali in cui vivevano gli antichi astrologi babilonesi ed egizi. Quindi spiegazioni che tengono conto solo di fenomeni locali.

Risulta evidente che il simbolo su cui si fonda il Natale è pura convenzione determinata dall’influenza del nostro clima e dal fatto che l’astrologia, l’esoterismo astrologico hanno avuto origine in regioni a nord dell’equatore.

Ricordiamoci che il dato più misterioso è che, in quasi tutti i poli della terra, intorno al 25 dicembre è nato un dio. Nell’antico Egitto si festeggiava la nascita del dio Oro. Il padre di Oro, Osiride, si diceva che fosse nato nello stesso periodo. In Babilonia, nella medesima data, nasceva il dio Tammuz, unico figlio della dea Istar, raffigurata con il figlio divino tra le braccia e con intorno al capo un’aureola di dodici stelle.

Sempre al solstizio d’inverno, in Persia, nasceva il dio Mithra. Nel lontano Messico, il 25 dicembre, era nato il dio Quetzalcoatl. Nello Yucatan si festeggiava la nascita del dio Bacab, che si credeva messo al mondo da una vergine di nome Chiribirias. Gli scandinavi festeggiano il dio Freyr, figlio di Odino e di Freya. Sempre il 25 dicembre nascono Bacco in Grecia e Adone in Siria.

I Vangeli non dicono nulla in merito al giorno della nascita di Cristo ed anche la Chiesa primitiva non la celebrava; infatti, fino all’inizio del IV secolo, la nascita del Salvatore era festeggiata il 6 gennaio, data ancora oggi utilizzata dai cattolici ortodossi di rito orientale che non riconoscono il calendario gregoriano.

I Padri della Chiesa, avendo constatato che anche i cristiani partecipavano ai festeggiamenti per la nascita del sole il 25 dicembre, decisero che quello doveva essere il giorno per solennizzare la Natività.

Pur non entrando in contrasto con le decisioni prese, Sant’Agostino allude, però, all’origine pagana del Natale, quando in un suo sermone esorta i fratelli cristiani a non celebrare, in quel giorno solenne, il sole, ma colui che il sole aveva creato.

Quale valore esoterico appare a comune denominatore tra le varie tradizioni confluite nella Romana religio? Anzitutto l’invito a ri-nascere in analogia e al Sole – Bambino e al Sole di Giustizia e d’Amore Cosmico.

Quindi, in analogia al ciclo cosmico, un lavoro di auto-evoluzione spirituale che possa dar luogo nel nostro spirito a tante Epiphàneia Hierà, che si realizzeranno quando saremo in grado di riconoscere in noi le manifestazioni o rivelazioni divine, in soccorso ai nostri sensi spirituali, che, faticosamente, si schiudono a recepire le vibrazioni dei mondi superiori.

Tutto nasce da un seme, da una causa spirituale; resta a noi porre le condizioni di crescita più opportune a completare l’opera della Madre Cosmica.

Ma non si arresta qui l’evoluzione; la nascita prosegue come seguitano i ‘Natali’ nel tempo, fino a dar luogo alla ‘seconda nascita’, quella del Divino in noi.

Allora Natale ed Epifania coincideranno e avrà luogo il grande passaggio, la Pasqua del Signore, la Pasqua degli Iniziati, l’esoterico traguardo cui tutte le religioni e tutte le iniziazioni tendono incessantemente fin dalla notte dei tempi.

Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.

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