In ricordo della strage avvenuta 26 anni fa
Riceviamo e pubblichiamo da Agenzia Toscana Notizie.
Ventisei anni fa un boato sconquassò una tranquilla notte di maggio a Firenze, uccise Angela e Fabrizio, lei custode dell’Accademia dei Georgofili e lui ispettore dei vigili urbani, le loro figlie Nadia e Caterina di nove anni e due mesi e lo studente fuori sede Dario, ferì altre quarantuno persone e devastò un angolo del centro storico.
A Palazzo Vecchio, poco distante dal luogo dell’attentato, la mostra realizzata dall’agenzia Ansa sei anni fa e rieditata in questi giorni ricorda quello che successe: cinquanta foto e i ‘take’ che si si susseguirono uno dietro l’altro nella notte, per documentare la devastazione e le fiamme, i soccorsi tra le macerie, i danni alle opere d’arte e agli Uffizi ma anche la reazione della città, i funerali delle vittime, le indagini e i processi.
A Palazzo Strozzi Sacrati, sede della Presidenza della Regione, il ricordo inizia la mattina attorno alle undici, prima del convegno al pomeriggio e della commemorazione poi nella notte. Protagonisti in questo caso sono gli studenti del liceo scientifico cittadino ‘Leonardo da Vinci’, che propongono una lettura teatrale e un video, tutte e due attività realizzate nell’ambito di un concorso, vinto, indetto dal Ministero per approfondire il tema del terrorismo e conservare la memoria delle vittime e delle stragi nei giovani.
Lo spettacolo è quello già andato in scena l’anno scorso, ‘Sguardi di guerra in tempo di pace’ del drammaturgo fiorentino Eugenio Niccolini. Sul palco improvvisato della sala Pegaso Salomè Baldion, Leonardo degl’Innocenti, Joe Manganas ed Elena Pilo, regia di Duccio Baroni e Gabriele Giuffreda, tutti ragazzi e ragazze del laboratorio teatrale del liceo.
Mezz’ora abbondante di dialoghi incalzanti, la ricostruzione di quella notte che pare vederla e respirarla, i 277 chili di esplosivo chiusi in un auto, quello che era successo prima con l’ordigno assemblato a Prato in un garage a Galciana, quello che succede in quei mesi agitati.
Già da un anno, a Roma e nelle stanze delle istituzioni, il livornese Ciampi alla guida del Governo e Scalfaro Presidente della Repubblica, la parola che prova a spiegare l’abbraccio mortale della mafia che approfitta del senso di abbandono in cui vivono gli ultimi delle periferie e poi incursioni nel terrorismo fascista del Ventennio o in quello rosso degli anni Settanta, dell’Isis e di Al Quaeda oggi, nell’indifferenza con cui guardiamo a quanto accade in Siria in un mondo difficile dove – quasi – niente è solo bianco e nero.
Mezz’ora di teatro, come solo il teatro sa e può raccontare, tessendo la sua tela nel tempo e nello spazio, scuotendo le coscienze e creando consapevolezza. Che poi, ha sottolineato anche stamani l’associazione dei familiari delle vittime, rimane la sfida maggiore: quella di aiutare a passare il testimone della memoria.
Ed anche il video che lo precede è un’occasione per ricordare, con una convinzione e un auspicio sintetizzati nei titoli di coda:
La violenza della mafia non ucciderà mai la giustizia.
Giustizia non ti legare al desiderio degli uomini. Georgofili – 27 maggio 1993: frammenti di memoria, possesso per l’eternità
è la rievocazione di quella notte con immagini e filmati d’epoca messi a disposizione dai vigili del fuoco, altre foto e interviste a chi c’era, a chi ha indagato e a chi ha soccorso. Otto minuti tutti da guardare, per non dimenticare appunto: la Torre dei Pulci scoperchiata e sventrata, i versi scritti molti anni dopo da Mario Luzi sulla devastazione di quella notte, i vetri che volarono lontano sull’asfalto, piazza Signoria e le vie attorno tutte al buio, i vigili del fuoco che, accorsi, pensarono all’inizio ad una fuga di gas ma a cui molti particolari non tornavano.
Il video è stato realizzato da LeoMagazine, il giornale on line del liceo, e vi hanno lavorato il professore, e direttore, Domenico del Nero, Valentino Masetti, Claudio Piazzai, Niccolò Nigi, Michelangelo Rogai, Pietro Mini e Lorenzo Ciabattini.
La ‘casa della memoria’ affacciata sul Duomo
Una curiosità. Nello stesso Palazzo Strozzi Sacrati sede della Regione dove stamani e nel pomeriggio si ricorderà l’attentato ai Georgofili, all’ultimo piano, affacciato su piazza Duomo, c’è un archivio sui misteri e i poteri occulti, le stragi, l’eversione ed anche la mafia e la criminalità organizzata in Italia. È il “Centro di documentazione e legalità democratica”, una vera ‘casa della memoria’. Uno spazio frequentato da studiosi ma anche dalle scuole. Così come i ragazzi delle scuole hanno partecipato da parecchi anni ai campi estivi, sostenuti anche dalla Regione, in Sicilia e in Calabria sui terreni strappati alla criminalità. Tutte attività per contribuire a formare coscienze attive, perché la mafia non è qualcosa di lontano, come ripete anche l’assessore alla presidenza, e le mafie investono anche in Toscana.
Lo hanno fatto ad esempio nella tenuta di Suvignano nel senese, il bene simbolo tra quelli confiscati alla criminalità organizzata in Toscana e che da pochi mesi è stato affidato alla Regione, che vi realizzerà anche iniziative di educazione. Un filo rosso che va indietro nel tempo, che inizia nel 1999 con l’approvazione della legge regionale per la promozione tra gli studenti e nella società civile dell’educazione alla legalità e lo sviluppo di una coscienza democratica e che passa dal coinvolgimento, nel 2017, della Scuola Normale di Pisa nella stesura di un rapporto sulle mafie e la corruzione, in Toscana, già giunto alla seconda edizione.