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La nave dei folli

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Forse l’etica è una scienza scomparsa dal mondo intero. Non fa niente, dovremo inventarla un’altra volta.
Jorge Luis Borges

Cambiamento climatico, crisi degli ecosistemi, inquinamento, esaurimento delle risorse, collasso ambientale: gli ultimi giorni dell’umanità potrebbero essere quelli di massima potenza di Homo sapiens, quando l’essere umano avrà forse compiuto il suo progetto di dominio sul cosmo, distruggendo la natura stessa e le condizioni della vita sul pianeta.

Quest’epoca, dove a rischio è l’esistenza di tutti i viventi, è stata da molti identificata con una nuova era geologica, l’Antropocene, l’era dove, per la prima volta, gli individui sono una forza della natura superiore alle altre, capace di determinare il corso della storia del pianeta Terra.

Da anni stiamo assistendo ad un acceso dibattito internazionale che ormai ha assunto il paradigma dell’Antropocene come orizzonte a partire dal quale ripensare il presente e il futuro della vita umana e non solo.

Sono stati pubblicati di centinaia di volumi a cavallo tra diverse discipline – ecologia, ambientalismo, antropologia, sociologia e scienza politica – partendo, il più delle volte, da un’analisi delle concezioni di natura di cui l’Antropocene è solo l’ultima e attraverso le questioni principali poste dall’etica dell’ambiente e dalla filosofia politica.

Ciò non vale solo per il tanto argomentato tema legato al clima. Ogni sfera sociale, ogni angolo di vita, ogni pensiero filosofico ha la sua etica. Spesso, la stessa affonda le sue origini nella storia dell’uomo e infilza le sue radici in un passato sempre più lontano ma sempre più presente.

Sappiamo che l’Occidente ha due radici: il mondo greco e la tradizione giudaico – cristiana. Per quanto dischiudano orizzonti completamente diversi, entrambi descrivono un mondo dotato di ordine e stabilità.

Ma noi viviamo nell’età della tecnica. È finito l’incanto del mondo tipico degli antichi. È finito anche il disincanto dei moderni, che ancora agivano secondo un orizzonte di senso e un fine.

La tecnica non tende a uno scopo, non apre scenari di salvezza, non svela la verità: la tecnica funziona. L’etica, come forma dell’agire in vista di fini, celebra la sua impotenza. Il mondo è ora regolato dal fare come pura produzione di risultati. L’etica è, secondo Aristotele, una parte della politica, perché quest’ultima è lo spazio pubblico in cui si manifesta l’azione umana.

Pertanto, solo per astrazione certe virtù si possono considerare appartenenti alla vita privata del cittadino, essendo la separazione tra vita pubblica e privata estranea all’uomo greco, che è integralmente un cittadino.

Tra le virtù, la più importante è la giustizia, che consiste nel lottare contro gli estremi del voler avere di più in termini di profitti e di meno in termini di oneri. La legge della città, che distribuisce i beni comuni, è il giusto mezzo.

Proprio per questo, riscoprire l’importanza e il vero significato dell’etica umana, in un tempo in cui si diventa ogni giorno più flessibili riguardo a quello che è o non è accettabile, può rappresentare un traguardo decisivo nel percorso di crescita morale della nostra società.

Nel panorama contemporaneo l’etica è al centro di molti interessi. Le scienze la chiamano in causa per spiegare come funziona la mente; la politica e l’economia ricorrono ad essa per trovare una risposta ai problemi delle società attuali, tecnologiche e interconnesse.

Le sue risorse, però, affondano le radici nella storia della filosofia. Pur attingendo ad un patrimonio comune di concetti e linguaggi, nei secoli la ricerca dei filosofi ha percorso strade diverse, che hanno dato forma a tradizioni indipendenti e coesistenti, come le etiche del dovere e della virtù, l’arte della vita, l’utilitarismo e le etiche relazionali.

Solo nell’ottica del costitutivo pluralismo delle tradizioni filosofiche è possibile ricostruire le risorse intellettuali dell’etica nelle nostre società. La parola etica deriva dalla parola greca ethos, che significa carattere. Può essere definita come un insieme di valori, principi morali o standard che regolano la condotta di un individuo o di un gruppo. Spesso divisa in due categorie, l’etica normativa e l’etica applicata.

Essa viene forse, e fin troppo, associata a dottrine filosofiche che hanno poco a che vedere con la vita di tutti i giorni e, per questo, c’è bisogno di rispolverare la sua accezione pratica, nonché la sua utilità.

Etica e morale si intersecano e diventano quasi sinonimi, nella misura in cui si propongono di arrivare al bene comune e a ciò che è giusto. Mentre, laddove l’etica diventa speculazione filosofica, sulla legittimità di un insieme di norme di condotta – essa si discosta dalla morale e diventa una vera dottrina.

Mantenendoci sul piano del bene comune, ci rendiamo conto che non c’è differenza tra di esse, poiché sia l’etica che la morale tendono al medesimo obiettivo: arginare gli impulsi egoisti e autolesionisti dell’individuo, con lo scopo di rendere la vita sulla terra più sostenibile, sia a livello sociale che ambientale.

L’epoca presente assiste ad una crisi generalizzata che lambisce ogni ambito del sapere, ivi compresa la stessa etica. Qualcuno ha azzardato che dovremmo oltrepassare lo scacco del presente senza soccombervi: ritenendo, infatti, che la crisi rechi con sé anche una possibilità di rinnovamento, una gestazione che contiene i fermenti di una complessiva riforma rigeneratrice.

È a questo proposito che l’etica riveste un ruolo centrale, rivelandosi come luogo in cui la conoscenza complessa giunge a completa maturazione e incarnando una concreta possibilità di oltrepassare la tradizionale bipartizione di teoria e prassi: l’etica della conoscenza e la conoscenza dell’etica si trovano, pertanto, inscindibilmente in relazione.

A mio avviso, l’etica ha il compito di fare luce su tale dinamica individuale e di interpretarne i caratteri in relazione alle tre sue fonti, che non possono essere reciprocamente isolate, ma che devono essere studiate e interpretate distintamente, poiché la situazione storica contemporanea ha proceduto lungo l’asse di un progressivo autonomizzarsi e disgregarsi di tali legami dinamici.

È dunque imprescindibile e urgente procedere ad una rigenerazione delle fonti dell’etica, mediante un loro radicamento cosmico nella costitutiva ambivalenza della realtà semplificata dalla cultura e dalla scienza moderna.

La rigenerazione non consiste nel reperimento di nuovi principi o nell’elaborazione di un’etica adattata al nostro tempo. Si tratta, al contrario, di adattare il nostro tempo all’etica, di assumere nel cuore di quest’ultima i caratteri di incertezza e contraddizione in cui essa inevitabilmente consiste e nel riformare quei valori quali comprensione, magnanimità, perdono, saggezza, democrazia, speranza, amore.

Oggi come non mai, forse, l’etica ha smarrito la sua patina elegante di bisogno primario. La sensazione più diffusa, in questi giorni difficili, è di smarrimento: viviamo in balia di un consumismo sempre più sfrenato, della paura suscitata da una guerra vicina e assurda, di una crescente incertezza del futuro.

Avvertiamo il naturale bisogno di trovare un punto fermo su cui poter fare affidamento, ma, al contempo, constatiamo come a vincere e prosperare, attorno a noi, sia non di rado l’immoralità.

Perché, quindi, il bene dovrebbe essere preferito al male, se questo risulta più conveniente e piacevole?

La domanda su quale sarà l’etica nel futuro, su come dobbiamo immaginarla nel contesto di un mondo ancora da venire, eppure già imminente e alle porte, non è motivata soltanto dalla curiosità, ma ci è imposta soprattutto dai rapidi e radicali cambiamenti – sul piano scientifico, tecnologico, sociale, economico – che caratterizzano il nostro tempo e mutano profondamente la fisionomia di quel che, fino ad ora, appariva come dotato di una certa riconoscibilità e stabilità.

Credo che solo ritrovando un’etica condivisa e rinnovando il legame che ci unisce in quanto esseri umani, le nostre ferite potranno finalmente essere rimarginate.

La posta in gioco è altissima: chiamati ad invertire la rotta di questa «nave dei folli» in cui si è trasformata la società, dall’esito delle nostre scelte dipenderanno il futuro del pianeta e le sorti delle generazioni future.

In etica come in altri campi del pensiero umano ci sono due tipi di opinioni: da una parte quelle rette sulla tradizione, dall’altra quelle che hanno qualche probabilità di essere giuste.
Bertrand Russell

Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.

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