Cantami, o Diva, del Pelìde Achille
l’ira funesta che infiniti addusse
lutti agli achei
Omero – Iliade
Imparato a memoria anni fa, e mai dimenticato, ma non voglio qui raccontare ancora di imprese gloriose, di battaglie infinite all’ombra delle mura di Troia o di virtù e viltà di umani in gironi, cornici e cieli, piuttosto vorrei tentar di conceder voce a chi non l’ha mai avuta.
Strano fenomeno umano l’ispirazione, che gli antichi, non sapendo da dove provenisse, ne vedevano un’origine divina: le Muse.
Nove meravigliose, sagge e bellissime figlie di Zeus e Mnemosine, personificazioni della memoria, del passato e del futuro, e delle Arti, con doti straordinarie e ineguagliabili.
Calliope, ispiratrice della Poesia Epica, ‘colei che ha una bella voce’, la più abile nel canto, era custode dell’identità del popolo greco. Sempre rappresentata con una tavoletta in mano per scrivere o pergamena a rotolo; sulla testa una corona d’oro.
Erato, protettrice della Lirica, ‘colei che provoca desiderio’, il cui nome deriva da Eros, Musa della poesia amorosa. Raffigurata con una corona di rose e mirti, con in mano la lira.
Clio, custode della memoria storica e degli accadimenti, Musa della Storia, ‘colei che può rendere celebri’, ispiratrice degli storici e degli studiosi del passato, mescolanti di mito e realtà. Riprodotta seduta con in mano una pergamena.
Euterpe, la protettrice degli strumenti a fiato, ‘colei che rallegra’, Musa della musica. Ritratta con in mano l’Aulos, un antico flauto.
Melpomene ‘colei che canta la tragedia’. Vestita di lunghi abiti teatrali, con un pugnale insanguinato in mano e una maschera triste. Le Tragedie greche detenevano un valore educativo enorme e spiegavano come certe condotte disumane portassero alla rovina.
Polimnia, la Musa del canto Sacro e dell’oratoria, ‘colei che ha molti inni’, a cui ci si rivolgeva per la preghiera e adorazione agli dei. Sempre in aspetto devoto e contemplativo, abito lungo e velo sul capo.
Talia, ispiratrice della Commedia, ‘colei che è festiva’, descritta con corona d’alloro e una maschera sorridente in mano.
Tersicore, ‘colei che si diletta nella danza’, coordinatrice di movimenti, aggraziati per la danza e fondamentali per il combattente. Appariva con abito lungo e sempre intenta a suonare la cetra per far danzare.
Urania, Musa dell’astronomia e della geometria, ‘colei che è celeste’, a cui si rivolgevano gli studiosi dei cieli e degli astri, ma anche delle forme. Esposta con abito color azzurro cielo, tra le mani un globo e strumenti scientifici.
O muse, o alto ingegno, or m’aiutate;
o mente che scrivesti ciò ch’io vidi,
qui si parrà la tua nobilitate.
Dante – Inferno
A mio avviso, che ben si colloca nella congruità di colui che se la immaginò per primo, la decima Musa dimenticata dalla memoria, un’Arte trascurata e figlia ‘inconcepita’ dal glorioso Zeus.
Che Mnemosine l’abbia saputa nascondere nei secoli al Dio padre, e agli umani, per certezza di inestinguibile sete e fame, di non accusar alcuna inappetenza, rifugio esoterico solo di mistici o per intransigenti religiosi prima penitenza?
Gastarea, come la chiamò, Brillat-Savarin, la decima, ‘colei che ha buon gusto’. Ispiratrice dell’Arte Culinaria, custode anch’ella dell’identità dei popoli, alla quale si ispirano enogastronomi nella volontà di cimentarsi con impegno nell’elaborazioni culinarie in cucina, in pasticceria, in enologia e panificazione e in tutte le attività gastronomiche e affini.
Il suo ideatore, il primo a trarne ispirazione, se la immaginò così:
Potrebbe pretendere il dominio dell’universo, perché l’universo non è nulla senza la vita, perché tutto ciò che vìve si nutre. Si compiace in modo particolare dei colli su cui fiorisce la vigna, di quelli che sono profumati dall’arancio, dei boschetti ove matura il tartufo, dei paesi che abbondano di selvaggina e di frutta.
Quando si degna di mostrarsi, appare sotto l’aspetto di una fanciulla: la sua cintura è color di fuoco, i capelli sono neri, gli occhi azzurri e le forme piene e graziose: come Venere, essa soprattutto è divinamente bella.
Anthelme Brillat-Savarin – Fisiologia del gusto
Vivere la vita, animata di buon gusto, anche culinario, come interconnessione di fatti ed esperienze e di varie arti, per una conoscenza vera, più che mai lontana da un’indigesta ingozzata di nozioni in grado di restituire a memoria, ma quanto per i luminosi intrecci di alti ingegni stimolati da scintille celesti.
Lo scopo è produrre in chi assaggia una sensazione più vicina possibile a quella dell’ispirato.
La qualità di questa sensazione deve essere richiamata come un lampo lucente di immortalità, come continuità di vita.
Una vita racchiusa dentro la vita, nella quale ci è concesso di prendere parte brevemente e a pochi è possibile concepirne l’eternità divina.
O Musa dell’ingegno culinario,
che gli aromi si uniscano in armonia,
sostieni il mio impegno straordinario
e trasforma il cibo in pura melodia.La tavola come fonte di speranza
trasforma il cibo in pura poesia,
alla mensa riunisci amore e fratellanza.
Rievoca la sacra ricetta perduta,allontana guerre e ogni mancanza,
che smarriti furon in tempi or già remoti,
ché il mondo diventi una grand’Opera d’eleganza.
L’Investigatore Culinario
Io cercatore, cantore del gusto, persuaso che siamo al mondo per nutrire ed essere nutriti, ma ricompensati col piacere, senza fermarsi al peccato dei sensi, o Musa, affranca il vizio capitale, per sentire la gioia della Bellezza che si fa commestibile.
O Diva, ti vedo qui accanto all’estro in cucina, dove ogni minuscola negatività svanisce, davanti ad un bouquet di tagliatelle lessate nude e congiunte ad un epico ragù o al bordo di un’elegiaca zuppa di pesce o su di un pasticcino alla crema come simbolica e sacra scultura o dentro una lussuriosa torta al cioccolato o nei vapori d’un riflessivo distillato.
E nel solo menzionare queste squisitezze si ridipingono nella mia memoria succulenti onnivori ricordi erotici di golose ore d’amore e d’amicizia.
O Dea, verità del Tutto, immortale magnificenza divina, ti incontro là dove in ogni nostro languore, in cui i sapori diventano saperi, viene ingerito il simbolo primordiale del cosmo, del maestoso segreto, della perfezione rigenerata della vita.
E, infine, laddove l’Arte culinaria più ampiamente conforta i sensi, veglia il fisico e lo spirito e consola sublimando il vivere, imploro voi tutte, autentiche e antiche Muse, figlie degli dei, invoco la vostra immantinente ricomparsa, reincarnate in questo postmoderno Medioevo, per spodestare ogni arroganza di fatui numi che usurpano il titolo che vi spetta, per riprendere forte il significato delle vostre figure, giacché nell’inutilità dei saperi superflui, solo Voi rivelate le Arti, manifestazione della coscienza dei popoli, stimolate l’intelligenza e l’evoluzione dello spirito.
Il percorso dove ci porterà?
Stay tuned! Restate sintonizzati e direi anche sincronizzati!
Autore Investigatore Culinario
Investigatore Culinario. Ingegnere dedito da trent'anni alle investigazioni private e all’intelligence, da sempre amante della lettura, che si diletta talvolta a scrivere. Attratto dall'esoterismo e dai significati nascosti, ha una spiccata passione anche per la cucina e, nel corso di molti anni, ha fatto una profonda ricerca per rintracciare qualità nelle materie prime e nei prodotti, andando a scoprire anche persone e luoghi laddove potesse essere riscontrata quella genuina passione e poter degustare bontà e ingegni culinari.