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La Massoneria è morta, viva la Massoneria

Uovo cosmico - Massoneria


Ma come vorrei rivedere
Ancora una volta quelli della mia Loggia Madre!
Vorrei potere rivederli,
I miei Fratelli neri e scuri,
Tra l’odore piacevole dei sigari di là,
Mentre ci si passa l’appiccicafuoco;
E con il vecchio khansamah che russa
Sul pavimento della dispensa,
Ah! essere Maestro Massone di buona fama
Nella mia Loggia Madre, ancora una volta!
Fuori
«Sergente, Signore, Saluto, Salaam»
Dentro, «Fratello», e non c’era nulla di male.
Ci incontravamo sulla Livella e ci separavamo sulla Squadra,
Ed io ero Secondo Diacono nella mia Loggia Madre laggiù!

Rudyard Kipling

O ancora:

La più ardita impresa che possa determinarsi nella coscienza umana: l’integrale rivoluzione psicologica di se stessi. È trasmutando realmente le nostre menti cariche di incompiutezze che potremo trasformare la società e il mondo intero. E tutto ciò è opera di vera iniziazione.

Raphael

E ancora:

Molta gente semplice immagina Dio lassù e noi quaggiù. Ma non è così: Dio e io siamo una cosa sola. Il molteplice è male e dolore, l’Uno soltanto è gioia e bene.
Meister Eckart

Chi entra in Massoneria con le giuste qualificazioni, cuori duri, spergiuri e narcisisti in carriera a parte, sarà sempre innamorato di questa Istituzione nonostante tutti i suoi difetti.

È successo (quasi) a tutti e succederà sempre almeno finché la Massoneria esisterà. Almeno in questa particolare forma. Sì, perché niente a questo mondo è eterno.

Quando la Massoneria è nata, in forma iniziatica cabalistica, rosacruciana, gnostica, tra il 600 e il 700, sull’impalcatura formale della Massoneria Operativa delle Corporazioni di Mestiere, storicamente all’inizio prive di rituali, e al netto di tutta la mitopoietica e le leggende auto-configuranti successive, sulla terra si è palesato un sogno vestito di un dolcissimo nome “mas-so-ne-ri-a”, purtroppo ora reso nauseabondo dalle proiezioni morbose del volgo e dei media, per così dire agevolati dalla natura “ilica” di alcuni suoi membri di base e di vertice.

Massoneria: un pensiero irripetibile di pura altitudine e profondità formativa le cui dimensioni spaziali e spirituali non si riescono a comprendere e a sfiorare se non per brevi istanti.

Esiste il mal d’Africa. Ma per chi lo ha sperimentato esiste anche il mal di Loggia, una sorta di acuta nostalgia che assale i gloriosi e i destinati quando si allontanano volontariamente o forzatamente dai lavori rituali.

La nostalgia che ne scaturisce è una saudade che ci trasporta oltre rigidi i confini del dualismo. Non è la malinconia esistenziale del depresso, sintomo di un disagio patologico, di una ferita mortificante, di una smania auto punitiva di un essere ancora incompiuto.

La nostalgia della Loggia è una piuma che fluttua libera nell’eterno presente. È un ritrovare e un ritrovarsi “naturale” in un mondo giusto e perfetto. Almeno in potenza. E progredendo più a fondo, sul filo dei gradi progressivi che svelano e rivelano il mistero della luce tenebrosa o dell’“ombra della luce” la Massoneria è un avanzare senza rete su un filo di rasoio teso sull’abisso.

Un Cammino che può donare al segnato e vocato, non al borghesuccio in cerca di favori, a lui bastano miserabili spiccioli, un impasto indistinguibile di sensazioni opposte e contrapposte, come nell’immagine inquietante di Abraxas.

La Massoneria è un ossimoro vertiginoso. Un’allegra tristezza che canta, languida che ti carezza e poi ti graffia a sangue e ti spacca. Per fare uscire l’uovo luminoso dalle catene del cuore indurito.

Anche quando non hai voglia, o credi di non avere forze per partecipare alle Tornate, il prezzo è sempre una strisciante inquietudine. Quasi un senso di colpa, più o meno lancinante.

D’altra parte chi non è Uomo di Desiderio, come direbbe Louis Claude de Saint-Martin, chi non brama ardentemente di far ritorno nella Gerusalemme Celeste, chi non è pazzo d’amore per il proprio Sé perduto che giace smembrato, centrifugato nel freddo e nel silenzio dello spazio siderale in dormiente attesa della mano amorevole della propria Iside interiore, non può essere chiamato Iniziato. Tutto il resto è più o meno nobile afflato civile, tensione etica moraleggiante, senso di solidarietà civica. Filantropia. In medio non stat Virtus, ma “stat Virus”, permettetemi di scherzare.

Ma quando si squarcia anche una piccola fibra della fitta trama del pesante velo che ci avvolge irrompe la Luce. La Massoneria è, o dovrebbe essere, rivelazione spazio-temporale, epifania dell’Essere della Tradizione primordiale che è stata, che è e che sarà.

Ma attenzione: non c’è alcuna garanzia che questa speciale forma viva in eterno giacché originata ab aeterno. Ogni cosa di questo mondo nasce e muore. Civiltà, Religioni, Confraternite iniziatiche. I Pitagorici, gli Eleusini, gli Esseni.

Quando la forma si “ribella” e tenta di prevaricare il contenuto, la sostanza, quando il vuoto formalismo degli eterni scribi e farisei di ieri, di oggi e di domani, il dogmatismo nei suoi innumerevoli travestimenti e auto-giustificazioni, la sete di potere dei sacerdoti professionali o della casta di certi Amministratori Delegati travestiti da Gran Maestri si manifesta, lì si sancisce la morte di un’idea potente, viva e focosa. E soprattutto libera.

Così come il corpo di uno scarabeo moribondo su un marciapiede o su un prato si affievolisce sempre più, come uno stoppino oramai senza cera, e si rinsecchisce e cristallizza in un penoso agitarsi di zampe. Proprio allora occorre ripensare a quella nostalgia, farla morire, fino a riuscire a svincolarla da uno espressione determinata, da uno “stile”, dalle forme storiche che l’hanno generata. Per poi destrutturarla e rielaborarla in un percorso iniziatico ancora più potente e spirituale.

Il Ritorno all’Isola Bianca, alla Gerusalemme Celeste, al Tempio interiore, dove non ci sono più né forme, né colonne, ma pura ed indicibile immersione in una purità di senso e intensità di percezione.

La Massoneria può e forse, in un certo senso, “dovrà morire” per lasciare spazio all’eterno rinnovarsi della Tradizione, dell’Essere. Ma ciò che non potrà mai morire, in un Cammino esoterico, è il “battesimo” iniziatico di Terra, d’Aria, di Acqua e di Fuoco.

E non potrà mai morire l’idea di uno spazio sacro capace di unire, come un ponte, Terra e Cielo e di un lavoro operativo capace di attivare il Risveglio. E mai morirà l’amore ed il calore della Fratellanza Universale che unisce i Cercatori di Luce.

Se qualcosa muore non moriamo con lei: lasciamo morire solo la forma, il guscio, senza esercitare nessun possesso nessun idea di mio, di nostro. O di eterno. Non sarebbe possibile. Il vento soffia sempre dove vuole.

E se la Massoneria dovesse morire, viva la Massoneria.

Perché infallibilmente il suo nucleo iniziatico rinascerebbe in altra forma per dare vita ad una nuova Scuola, ad una nuova Rivoluzione, termine che, astronomicamente, come è noto, si riferisce al movimento che un corpo celeste compie attorno a un centro di massa fino a ritornare al punto d’origine. Qualcosa sta già rinascendo sotto i nostri occhi ciechi in un altrove creativo, sbalorditivo e contemporaneo.

Ancora una volta ci vengono in soccorso il cuore e la sophia di una donna. Una delle tante maestre tradite, inascoltate, tenute ai margini delle Chiese e dei Templi “solari” della Massoneria patriarcale.

Questo passo di sorella Katrei, tratto dal testo ‘Diventare Dio’ dello Pseudo Meister Eckart, ci invita ad abbandonare la razionalità, gli schemi, le definizioni, per entrare nella vertigine più pura del distacco, del non-attaccamento e tornare, finalmente, alla propria scaturigine.

lo sono là dove ero prima di essere creata, dove non è che Dio e ancora Dio. Non vi sono né angeli né santi, né cori angelici né cieli. Alcuni parlano di otto cieli e di nove cori angelici, ma là dove sono io non v’è niente di tutto ciò.

Sappiatelo: tutto quel che si esprime con le parole e che si propone agli uomini mediante le immagini è soltanto un mezzo per attrarre a Dio.

Ma sappiate che in Dio non v’è altro che Dio. Sappiate che nessun’anima può entrare in Dio se prima non è diventata Dio, giacché era Dio prima d’essere creata. 

Autore Hermes

Sono un iniziato qualsiasi. Orgogliosamente collocato alla base della Piramide. Ogni tanto mi alzo verso il vertice per sgranchirmi le gambe. E mi vengono in mente delle riflessioni, delle meditazioni, dei pensieri che poi fermo sul foglio.

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