Come una donna fertile, pronta a dare la vita, un terreno produttivo, un luogo accogliente e capace di far germogliare dentro di sé la Vita.
Mi ritrovo spesso ad associare la Massoneria al ventre di una madre, che cresce e partorisce figli.
Che paragone assurdo, penserà qualcuno di voi, soprattutto per tutti quei Fratelli avvezzi a frequentare Logge rigorosamente maschili!
Però, io sono una donna e ho avuto anche la grande fortuna di essere madre, questo mi ha permesso di vivere la meravigliosa esperienza di “sentire” crescere una vita dentro di me.
Guardo mia figlia e penso al miracolo che si è compiuto. Poi, rifletto sulla mia splendida esperienza da Maestro Massone e, inesorabilmente, mi viene da fare una comparazione: sono stata “partorita” e poi cresciuta in seno ad un’Officina. Ne sarò sempre “figlia”.
Il prodigio c’è stato, non solo con me; si avvera sempre con tutti coloro che chiedono di vedere la Luce.
Negli anni ho prestato particolarmente attenzione alle persone che si sono avvicinate per poco o tanto tempo all’Istituzione. All’inizio del percorso, il neofita mi appare come quel puntino che pulsa nei primissimi giorni di una gravidanza; si percepisce che c’è vita, ma è ancora tutto un divenire.
A sua volta, tutta la Loggia vive emozioni altalenanti, smarrimento e paura, ma anche esaltazione e gioia per l’arrivo nel nuovo Fratello.
Certo, può capitare che le cose non vadano bene e la gravidanza s’interrompa per cause naturali e, allo stesso modo, il neofita può abbandonare il cammino appena iniziato senza nessun motivo plausibile. Lascia e basta.
Ma colui che resiste ai primi tempi, che supera le incertezze e i dubbi, percepisce il nuovo stato che sta vivendo e, con grande trepidazione, si mette subito in ascolto del sé, soffermandosi su ogni piccolo cambiamento.
Il periodo iniziale è conosciuto come un “adeguamento”, ma, nella stragrande maggioranza dei casi, l’adattamento avviene senza problemi, in una maniera del tutto naturale. Proprio come accade durante una “gravidanza”, il tempo passa e il feto cresce, si fortifica e cambia.
Quest’inizio, che abbiamo vissuto noi tutti massoni, è il tempo dell’attesa.
Tali stati d’animo non devono spaventare, perché segnalano il grande lavoro che la mente sta facendo per adattarsi alla nuova realtà. Durante tutto il viaggio che si fa nello scalare la piramide massonica, c’è una vera e propria ristrutturazione di sé.
Ma perché avviene tutto questo?
Così come il corpo di una donna si adegua alla vita che si sta formando dentro di sé, anche la Loggia si prepara a ricevere il neofita, dicevamo, e, a sua volta, l’Iniziato adegua la sua mente, che deve ampliarsi per formare il “Sé massonico” e creare uno spazio capace di instaurare una relazione con l’Officina.
I Fratelli, dal canto loro, vivono una forma di “regressione positiva”, che permette di ri-vivere la propria iniziazione, di ricordarsi quel momento unico e bellissimo dei primi tempi all’interno del Tempio, di tutte “le prime volte” vissute in Massoneria.
Si riscopre e si rivive il rapporto unico che si ha per sempre con la Loggia: un legame simile a quello tra la Madre e il proprio figlio.
Per me la Massoneria è femmina, è madre; per me la Loggia è femmina, è madre.
Non me ne vogliate, non è una forma di protesta femminista la mia.
Nell’inno a Iside, Rinvenuto a Nag Hammadi, Egitto e risalente al III – IV secolo a.C. leggiamo:
Perché io sono colei che è prima e ultima
Io sono colei che è venerata e disprezzata,
Io sono colei che è prostituta e santa,
Io sono sposa e vergine,
Io sono madre e figlia,
Io sono le braccia di mia madre,
Io sono sterile, eppure sono numerosi i miei figli,
Io sono donna sposata e nubile,
Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito,
Io sono colei che consola dei dolori del parto.
Io sono sposa e sposo,
E il mio uomo nutrì la mia fertilità,
Io sono Madre di mio padre,
Io sono sorella di mio marito,
Ed egli è il figlio che ho respinto.
Rispettatemi sempre,
Poiché io sono colei che da Scandalo e colei che Santifica.
Tutti questi simboli collegati alla Grande Madre, che si riallacciano alle proprietà del “materno”, sono contraddistinti da una duplice natura, positiva e negativa, quella della “madre amorosa” e, allo stesso tempo, della “madre” terribile.
Io riesco a percepire solo il piacere di stare assieme, senza discutere, semplicemente parlando in letizia. Una vicinanza che unisce e non divide, che fa capire che siamo tutti figli della stessa madre.
Il senso della Loggia Madre è di un legame è forte.
L’appartenenza alla Massoneria lo sarà per sempre.
La Loggia Madre sarà unica, per tutta la vita massonica. Puoi cambiare Officina, puoi cambiare Istituzione, puoi venire ri-iniziato per certe regole che ad un’Istituzione non fanno riconoscerne un’altra, puoi entrare in Corpi rituali ed avere altre iniziazioni, ma la prima Loggia, la tua Loggia Madre, è sempre e solo quella, non altre.
La relazione che si è costruita è viscerale e lo avvertirai sempre, anche se i casi della vita ti porteranno a cambiarla o se la tua Loggia da madre diventerà matrigna, perché, magari, certi fratelli si spostano, altri ancora lasciano e nuovi arrivano.
Questo, però, ti farà capire la profondità e la sacralità del rapporto costruito in quella lontana tornata dove sei diventato Apprendista, proprio lì, in quella particolare Loggia, dove sei nato massone e dove hai pronunciato le tue prime parole e non altrove.
E se anni dopo ritornerai come visitatore ti renderai conto, anche se fisicamente i Fratelli di allora non dovessero più esserci, che quel legame forte è rimasto.
E, soprattutto, che l’Officina non si è dimenticata mai di te, perché conserva i segni del tuo passaggio, per una tavola da te scritta e custodita nel Libro della sapienza o per una fotografia scattata in un momento di condivisione.
Semplicemente perché una Madre non dimentica mai un figlio.
Autore Rosmunda Cristiano
Mi chiamo Rosmunda. Vivo la Vita con Passione. Ho un difetto: sono un Libero Pensatore. Ho un pregio: sono un Libero Pensatore.