“Tu parlavi una lingua meravigliosa suite musicale di/a/da/in/con/su/per/tra/fra Lucio Dalla” in scena al Nouveau Théâtre de Poche
Sabato 16 gennaio, ore 21:00, presso il Nouveau Théâtre de Poche, via Salvatore Tommasi, 15, Napoli, si è tenuto lo spettacolo “Tu parlavi una lingua meravigliosa suite musicale di/a/da/in/con/su/per/tra/fra Lucio Dalla”, pastiche drammaturgico di Carmine Borrino, che vede al piano Mariano Bellopede e la voce di Francesca Colapietro a rievocare le parole del cantautore bolognese. Si replica stasera domenica 17 gennaio, ore 18:30.
Un delicatissimo, coinvolgente, emozionante recital/concerto composto sulle canzoni del grande Lucio Dalla, grazie alla sinergia di tre artisti che, ispirandosi alla produzione musicale del cantautore bolognese, ne danno una lettura bellissima. Il risultato è semplicemente perfetto e suggestivo.
Siamo di fronte ad una sapiente espressione di teatro musicale che vede convergere una pluralità di linguaggi e di forme espressive che si avvalgono di corpo, voce, testi, strumenti musicali, all’interno di un significativo contesto musicale.
Iniziamo dalla scelta del titolo dello spettacolo che deriva proprio da una stupenda canzone d’amore di Dalla, “Tu parlavi una lingua meravigliosa”, dell’album del 1975 “Anidride Solforosa”.
Mariano Bellopede che come musicista spende la sua vita dedicandosi essenzialmente alla musica per il teatro con una propensione specifica per l’hot jazz, si avvale del piano regalando agli astanti pregevoli arrangiamenti. Francesca Colapietro, con la sua voce calda ed avvolgente, riesce magistralmente a passare da un’estensione più profonda ad una più acuta, ricordando quella splendida ampia vocalità che caratterizzava la voce così unica di Lucio e, in quanto donna, supera totalmente il non facile confronto tra le due voci. Ma la sua performance non si ferma alle pur straordinarie doti vocali; Francesca si produce in una esibizione impreziosita da un’incredibile intensità. Anche le parti cantate, di cui lo spettacolo si compone in maggior parte, sono “recitate”, ovvero caratterizzate da una valenza attoriale di alto spessore.
L’ottimo pastiche drammaturgico è ad opera di Carmine Borrino che, attraverso un sapiente gioco di tagli, incastri ed accostamenti dà vita ad un’intensa e coinvolgente storia. La scelta delle canzoni e del filo conduttore immaginiamo non sia stata affatto facile data la discografia ampissima e meravigliosa dell’innovatore bolognese.
Una sincera passione per Dalla accomuna i tre artisti che analizzano la poetica quasi post-moderna e teatrale che gira intorno alle sue canzoni, dalle primissime scritte insieme a Roberto Roversi, passando per quelle degli anni ’80, per arrivare a quelle composte interamente da lui.
Lo spettacolo è nato una anno fa ed è stato proposto precedentemente in rassegne e festival, ma il debutto teatrale è proprio al Nouveau Théâtre de Poche, luogo che si conferma essere, ancora una volta, espressione di eccellenze.
È in forma di suite perché la rappresentazione dura circa 75 minuti senza alcuna interruzione; anche dove ci sono parti recitate c’è sempre la musica ad accompagnarle procedendo da una canzone all’altra, in un percorso drammaturgico musicale che non si ferma mai.
Circa una trentina di canzoni spezzettate messe l’una dentro l’altra a formare una vera e propria storia in senso lato che racconta Lucio Dalla e la sua visione così quotidiana e essenziale dell’amore. La fedeltà dei testi viene rispettata, le parole non sono state affatto adattate, l’intento infatti non era creare una sorta di piccolo musical.
Il percorso si snoda attraverso una serie di momenti di quella che potrebbe essere la relazione tra “Anna e Marco”, favola adolescenziale che ha già di per sé una sorta di drammaturgia interna o, se si preferisce, vari momenti di una pseudo storia d’amore o ancora, si passa attraverso la conoscenza di questi due personaggi che potrebbero anche essere il lato maschile e femminile di Dalla.
Sul palco si materializza da subito l’artista bolognese. E non ci riferiamo “solo” alla scelta della cantante di indossare i tipici occhiali da sole tondi e il cappello che portava sempre il nostro Lucio. No, ad essere evocata è l’anima stessa del cantautore, in tutto e per tutto presente sulla scena.
Francesca Colapietro fa il suo ingresso sul palco appunto con un bastone, un cappello e una giacca. Tra una nota e un’altra mentre le canzoni scivolano via, intervallate da quello che poi risulteranno essere parole di Lucio estrapolate da interviste rilasciate nel corso della sua prolifica carriera, la cantante si spoglia di ognuno di quegli oggetti per poi rindossarli verso la conclusione del pastiche. Non mancherà certo il riferimento al fatto singolare che il funerale di Dalla si sia svolto esattamente il giorno del suo compleanno, per l’esattezza il sessantanovesimo.
Un lunghissimo viaggio nella discografia di Dalla selezionando i vari pezzi, in una sorta di “collage” di ipotetici momenti di una storia tra due innamorati.
I tre artisti, che avvicineremo alla fine dello spettacolo per complimentarci per professionalità e originalità dell’idea, ci spiegheranno che si è partiti dalle origini, la famiglia, il padre e la madre, l’incontro tra i due personaggi, lo sviluppo della storia d’amore individuandone i punti salienti per poi concentrarsi sulle canzoni che potessero essere identificative di quei momenti. Confessano di essersi affidati a due dischi in particolare, “Anidride solforosa” e “Il giorno aveva cinque teste”, scritti con Roberto Roversi, incentrandosi su tre canzoni, ovvero passato, presente, futuro.
Si parte infatti con le canzoni che parlano delle origini, della famiglia dei due, tra cui “4 marzo 1943”, “Latin lover” e “Anidride solforosa” sulla città di Faenza (RA) che ricorrerà spesso.
Nel camerino i tre ci chiariranno che lo spettacolo è stato immaginato come una rievocazione di un’anima, ma anche come un gioco, dato il suo carattere di gran giocherellone. La scelta delle canzoni è improntata su parole chiave ricorrenti che poi sono quelle stesse predilette da Dalla: viaggio, treno, notte, luna, fumo, prato. È stata sfruttata questa scia in modo consapevole dopo aver stabilito il disegno e l’architettura. Molti pezzi sono stati tagliati ed incollati ad altri in modo da seguire questi giochi di parole che non racchiudono altro che la sua poetica.
Sublime il passaggio tra una canzone e l’altra, non c’è nessuno stacco. Le ultime note della precedente si uniscono in modo armonioso alle prime della successiva, spesso diversa anche come ritmo. Originali e suggestivi gli arrangiamenti, che riescono a mantenere la magia della musica di Dalla, non snaturandola assolutamente.
Il pubblico, ipnotizzato, è sempre in procinto di applaudire pur sapendo che la rappresentazione non va interrotta, ma, in un crescendo di emozioni, alla fine due applausi scoppiano irrefrenabili.
La curiosità e l’eclettismo di Dalla sono onnipresenti durante tutta la pièce, così come sono palpabili la sua continua capacità di sperimentare e rinnovarsi.
Ma a ben vedere, sul palco, accanto a Mariano Bellopede e a Francesca Colapietro c’è anche Lucio Dalla e si “vede”, tanto sono riusciti a riportarlo tra di noi.
Uno spettacolo imperdibile, “Tu parlavi una lingua meravigliosa”, che va in scena anche stasera, ore 18:30 al Nouveau Théâtre de Poche, via Salvatore Tommasi, 15, Napoli.
Autore Lorenza Iuliano
Lorenza Iuliano, vicedirettore ExPartibus, giornalista pubblicista, linguista, politologa, web master, esperta di comunicazione e SEO.