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La Madonna di Piedigrotta e la sua festa: da profana a sacra

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Chiesa di Santa Maria di Piedigrotta - ph Rosy Gustafierro
Chiesa di Santa Maria di Piedigrotta - ph Rosy Gustafierro


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Sono nata in un negozio di dischi, la mia culla è stata una scatola da 250 normal play, ovvero 45 giri.

Sono gli anni 60, il Festival di Napoli fa da contraltare a quello di Sanremo ed è la punta di diamante della festa di Piedigrotta, le cui origini sono molto più antiche, da collocarsi nel 1487, come riportato dalle cronache dell’epoca, che parlano di una festa di Santa Maria della Grotta dove tutti vi accorrevano tra il 7 e 8 settembre.

Se i nomi non vengono mai dati a caso, nasce spontaneo porsi qualche interrogativo sulla sua denominazione, che risulta dalla composizione dei due termini piedi e grotta.

Nel corso dei secoli, numerose civiltà hanno attribuito alla parte terminale degli arti inferiori notevole importanza, in quanto elementi di contatto costante con la terra, la madre che, adeguatamente fecondata, offre i suoi frutti per consentire il perpetuarsi della vita.

È l’impronta del proprio piede che Proserpina lascia su questa terra prima di scendere nell’Ade, con il duplice scopo di fecondare e di ricordare all’uomo la sequenza nascita, morte, rinascita su cui si struttura il ciclo della vita iniziatica.

Così la sirena Partenope posa i suoi artigli sull’arenile di Mergellina, prima di spiaggiare a Megaride, deve morire per prolificare quella terra e partorire un popolo.

Nella stessa zona c’è la Crypta Neapolitana, la grande galleria di collegamento tra Neapolis e Puteoli, dove si intrecciano miti e leggende a partire dalla notte dei tempi. Qui Virgilio, spirito protettore della città, secondo la tradizione popolare, vuole la sua tomba, edificata inizialmente seguendo le linee di una calzatura.

Il luogo, già considerato sacro, è tempio dedicato ai riti Dionisiaci minori, dal forte carattere erotico, veri e propri baccanali in onore di Priapo, aboliti ufficialmente a partire dal 186 a.C. in quanto troppo spesso degenerati in violente risse.

In ogni caso, anche se in forma clandestina, la tradizione non si spegne, anzi, si mantiene, fortificata dall’incredibile trasformazione in devozione a quella Madonna che, nel tentativo disperato di aiutare i pescatori del luogo, travolti da una tempesta spaventosa, come Cenerentola, perde la sua scarpina, su quella stessa spiaggia che, secoli prima, aveva accolto la bella sirena.

È Boccaccio a riferirci sulla particolare considerazione dei napoletani verso la Madonna de Pede rotto perché ritenuta garante dei giuramenti e soccorritrice nelle disgrazie. Secondo la tradizione popolare, la statua lignea ritrovata nella cavità, attribuita a Tino da Camaino, aveva una sola calzata, particolare di potente valenza simbolica.

Infatti, chi osserva la realtà con lo sguardo indagatore dello studioso di esoterismo non può tralasciare di ricordare che il monosandalismo affonda le sue radici nel rapporto tra il mondo dei vivi e quello dei morti e, nei riti di passaggio, indica il cambiamento a cui si perviene con la morte simbolica, che proietta verso una nuova fase della vita.

Per ben inquadrare questo intreccio tra profano e sacro e comprenderne la forza valoriale, è necessario ricordare che, nella tradizione agreste, il perpetuarsi di culti a sfondo sessuale ha un significato che va al di là della copulazione, il popolo si aggrappa ad essi per scongiurare l’afflizione derivante dalla paura di non riuscire a continuare la specie.

Roberto de Simone ne ‘Il Segno di Virgilio’ scrive:

Dai dintorni di Napoli partivano, la notte del 7 settembre, in direzione della grotta di Posillipo detta anche di Pozzuoli, due gruppi di carri: uno con sole donne, detto delle Lavandaie, che accompagnavano i loro canti al ritmo delle loro pianelle di legno; l’altro con soli uomini era detto dei Ficaiuoli, raccoglitori di fichi in senso metaforico. Uomini e donne scendevano poi presso la tomba di Virgilio e intonavano “i canti ‘a ffigliola”, prima di inoltrarsi nella grotta dove si svolgevano i famosi riti a carattere erotico.

Lo stesso Maestro specifica che il giorno scelto è di particolare significato astronomico:

La data festeggia l’Epifania della costellazione della Vergine che, iniziando il 23 agosto e terminando il 22 settembre, nel giorno 8 si trova nel pieno della sua manifestazione.

Con la diffusione del culto di Maria Vergine sarà lei ad essere invocata dalle giovani spose desiderose di un figlio o dalle primipare per un parto più agevole. La devozione viene manifestata portando all’antico altare di Santa Maria di Piedigrotta scarpine nei materiali più disparati o addirittura preghiere e buoni propositi scritti su cartoncini a forma di piede chiamati ‘o scarpunciello d’ ‘a Maronna”.

La festa, attraverso i secoli, si trasforma e, nell’Ottocento, si consolida l’usanza di sorteggiare tra le ragazze da marito, 20 zite, che, su appositi carri, raggiungono il Palazzo Reale, dove il sovrano elargisce loro una dote per farle maritare.

La gara canora, nata spontaneamente tra i vari gruppi che conducono i barrocci dalle zone più disparate, si intensifica con la composizione di melodie immortali e raggiunge il suo apice nel 1835 con la canzone ‘Je te voglio bene assaje’ il cui successo è tale da essere ascoltata ad ogni angolo.

Da questo momento l’attenzione del mondo della musica si concentra sulla canzone popolare napoletana che, per molti decenni, fa scuola in tutta la penisola e oltre. Nascono le gare dei carri allegorici e la moda dei vestitini in carta crespa, ma, come in tutte le cose, gli interessi personali hanno il sopravvento, per cui si assiste ad un lento declino.

La kermesse si interrompe bruscamente nel 1971, con vani tentativi di ripresa nei decenni successivi, che non hanno impedito il perdurare del filone che si è arricchito dell’innovativo Neapolitan Power.

In una delle sue ultime apparizioni, nel 2012, Lucio Dalla, dal palco di Sanremo, afferma:

Quella napoletana, che non ha rivali al mondo, è la musica più importante del Novecento. Altro che Beatles. Dobbiamo tornare a noi, e smettere di essere provinciali scopiazzando all’estero.

Mi rivedo bambina, con il vestitino delle feste, seduta in prima fila nel Teatro Mediterraneo, tra la mia mamma e il mio papà, mentre mio fratello, da vero scugnizzo napoletano, scappa ad alzare la gonna, già corta, di una cantante in voga.

Preghiera alla Madonna

Autore Rosy Guastafierro

Rosy Guastafierro, giornalista pubblicista, esperta di economia e comunicazione, imprenditrice nel campo discografico e immobiliare, entra giovanissima nell'Ordine della Stella d'Oriente, nel Capitolo Mediterranean One di Napoli. Ha ricoperto le massime cariche a livello nazionale, compreso quello di Worthy Grand Matron del Gran Capitolo Italiano.