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La grande bugia

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Internet ha riaperto i giochi ma li ha anche confusi: lo struscio elettronico consente i bluff dei vigliacchi e le bugie dei mitomani.
Massimo Gramellini

I social network sono diventati una parte onnipresente della vita di ognuno di noi, rendendo più facile che mai rimanere in contatto con amici, familiari e colleghi in tutto il mondo.

Tuttavia, con l’aumento della nostra dipendenza dalla tecnologia, cresce anche il rischio di attacchi da parte di soggetti malintenzionati che cercano di sfruttare queste reti per scopi personali.

La sicurezza informatica è essenziale per proteggere gli utenti da queste minacce garantendo che le reti online rimangano sicure e protette per tutti.

I social network accumulano quantità enormi di dati, tra cui anche moltissimi personali: se, da un lato, tutte queste informazioni sono utilizzate per personalizzare l’esperienza degli utenti, rendendola più coinvolgente e meno dispersiva – la raccolta di dati permette ai social network di personalizzare l’esperienza di navigazione dell’utente, mostrando contenuti, annunci e raccomandazioni che sono più pertinenti ai loro interessi personali -, dall’altro solleva preoccupazioni sulla privacy, soprattutto riguardo al consenso dell’utente e alla sicurezza dei dati.

La privacy sui social network è una questione di equilibrio tra l’innovazione tecnologica e il rispetto delle normative sulla protezione dei dati. Mentre il GDPR stabilisce un nuovo benchmark per la privacy e la sicurezza dei dati a livello internazionale, le aziende come Meta stanno adattando le loro operazioni per soddisfare questi standard elevati.

L’adozione di pratiche responsabili nella gestione dei dati personali è ormai non solo una necessità legale, ma anche un imperativo etico che influisce sulla fiducia e sulla reputazione aziendale.

Tra opportunità e nuove sfide, i social media sono oggi uno strumento ampiamente utilizzato nella comunicazione del rischio. Il loro corretto utilizzo non è facile e richiede competenze multidisciplinari, che tengano in considerazione tanto le innovazioni tecnologiche quanto i fattori sociali, culturali ed economici dei diversi stakeholder.

Nella comunicazione del rischio, che si tratti di salute, ambiente o sicurezza, un’efficace strategia è uno strumento indispensabile di cui ogni organizzazione dovrebbe disporre, per migliorare la preparazione e la risposta a fronte di un’emergenza.

Non solo contribuisce alla tutela della sicurezza pubblica e privata, ma aumenta anche il livello di consapevolezza, fiducia e preparazione dei cittadini. Sebbene televisione, radio e giornali siano ancora i media più utilizzati per la diffusione di una cultura del rischio, l’avvento di Internet e delle piattaforme digitali ha permesso di ampliare la tipologia di canali e di contenuti trasmessi, velocizzare la condivisione di informazioni con comunicazioni anche in tempo reale e ampliare la platea dei riceventi, ad esempio i giovani che non frequentano i media tradizionali.

Un esempio su tutti sono i social media, che negli anni recenti sono stati adottati per elaborare nuovi modelli di comunicazione integrati con i principi e fondamenti in materia di gestione delle emergenze.

Nonostante ciò, il loro utilizzo nel settore resta ancora oggi oggetto di studio, controversie e nuove valutazioni riguardo la loro efficacia nella comunicazione del rischio e delle emergenze. Un aspetto critico è rappresentato dalla possibilità di condividere documenti non regolamentati che possono aver subìto delle modifiche nel corso della loro trasmissione.

In questo senso, l’uso dei social media solleva diverse preoccupazioni in relazione alla privacy, al consenso e alla riservatezza, in particolare riguardo alla potenziale alterazione di dati e statistiche scientificamente comprovati.

Inoltre, c’è da considerare che il rapporto con la tecnologia moderna è diverso al variare dell’età: non tutte le fasce di popolazione hanno dimestichezza con le piattaforme digitali, il che li rende meno raggiungibili in caso di segnalazione di un’emergenza.

Sebbene non sia auspicabile, è importante essere consapevoli che i contenuti sui social media non possono essere controllati. Qualsiasi errore commesso da un’organizzazione e condiviso sui social media, non deve essere nascosto, poiché solo la correzione di informazioni inattese può fermare la diffusione di messaggi diffamatori e mantenere alta la credibilità.

Che siano mirati alla socializzazione, agli incontri o alle relazioni professionali, i social media e social network si presentano come un ambiente virtuale per favorire la comunicazione tra persone.

Alla base dei legami social ci sono interessi, ideologie comuni e le persone vengono incentivate ad interagire tramite messaggi, condivisione di testi, elementi multimediali e chat. Il desiderio di comunicare ed ampliare le proprie conoscenze costituisce un serio pericolo per la propria sicurezza.

Incontrare di persona gli amici virtuali, ma soprattutto la diffusione di informazioni personali in rete vi espongono a rischi incalcolabili.

In effetti, tutte le informazioni condivise possono essere sfruttate illegalmente per appropriarsi di identità e perpetuare il furto di dati personali.

Per quanto possa sembrare ovvio, la precauzione più importante resta sempre quella di limitare il più possibile la diffusione di informazioni personali sui social network: non inserite indirizzo o qualsiasi dettaglio sulla vostra vita privata, per il semplice fatto che Internet è un ambiente pubblico. Ogni informazione, una volta diffusa, non può mai essere completamente rimossa.

Altro fenomeno preoccupante è legato agli effetti che i social possono avere sul nostro comportamento. A febbraio di quest’anno, tanto per dare un’idea, l’accusa del Senato degli Stati Uniti ai social media è stata pesante.

I vostri prodotti uccidono.

Avete le mani sporche di sangue.

Zuckerberg si era scusato pubblicamente, ma non è stato sufficiente. New York ha avviato una causa contro alcune delle più grandi società di social media, tra cui TikTok, Facebook, Instagram, Snapchat e YouTube, accusando le Big Tech di aver provocato danni alla salute mentale dei bambini e degli adolescenti e di aver alimentato una crisi mentale tra i giovani su scala nazionale a livelli che non si erano mai visti.

In Italia, con Delibera 5 marzo 2024 il popolare social network di video brevi Tik Tok è stato multato dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercat, AGCM, con una sanzione di 10 milioni di euro. La multa è stata inflitta a causa di pratiche commerciali considerate scorrette dall’Autorità e della mancanza di collaborazione con l’Autorità stessa.

La sanzione rappresenta un duro colpo per il social network, che conta oltre un miliardo di utenti attivi nel mondo, e pone l’accento su questioni di primaria importanza: la tutela dei minori e la trasparenza nel trattamento dei dati personali. La diffusione di TikTok tra i minori è considerevole, con un’ampia fascia di utenti under 18 che utilizza la piattaforma per condividere video e intrattenersi.

Tuttavia, la piattaforma è stata oggetto di numerose critiche per la sua gestione dei contenuti e la tutela dei più giovani. Sono stati segnalati video contenenti violenza, bullismo e materiale sessualmente esplicito, che possono influenzare negativamente la salute mentale e lo sviluppo dei minori.

In Italia, secondo gli ultimi dati del CENSIS, il 76,6% dei cittadini si informa principalmente attraverso i social media. Chi tiene le redini di tutto ciò ha nelle proprie mani un potere formidabile. Un problema, come ha svelato la confessione di Mr. Facebook, non solo per la rete, ma per la democrazia.

La terzietà degli algoritmi, le legioni di moderatori nel nome della netiquette e del rispetto delle minoranze, il libero ed eguale accesso per tutti alla creazione e alla fruizione di contenuti, la rivoluzione dal basso delle reti sociali come casa dell’informazione democratica si stanno rivelando come un’immensa balla. Che rotola verso noi.

Quando metti la tua vita online non c’è più via d’uscita.
Tratto dal film ‘The Circle’

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Autore Massimo Frenda

Massimo Frenda, nato a Napoli il 2 settembre 1974. Giornalista pubblicista. Opera come manager in una azienda delle TLC da oltre vent'anni, ama scrivere e leggere. Sposato, ha due bambine.