Fotografia e riflessioni di Vincenzo De Simone che traccia caleidoscopico mosaico su Napoli ed i napoletani
Una realtà complessa, contraddittoriamente affascinante, raccontata e mediata attraverso le lenti degli infiniti microcosmi che la compongono. Le lenti sono gli occhi. Ed è proprio questo ciò che emerge più prepotentemente: i volti, le espressioni, gli occhi dei napoletani, storyteller d’eccezione. Parlano più gli occhi delle loro parole. Dopotutto, il cuore pulsante di questo progetto passa per un’ulteriore lente, quella della macchina fotografica. Vincenzo De Simone ci ha messo, per restare in tema, la faccia, ed è arrivato lontano.
Neolaureato in Psicologia presso il Suor Orsola Benincasa, ha fin da piccolo una grande passione, trasmessagli dal padre, per la fotografia ed oggi questo amore di lunga data ha trovato il suo sbocco. Armato di Canon, il ventiquattrenne di San Giorgio a Cremano si è avventurato per le strade di Napoli, chiedendo ai passanti di lasciare una foto ed un pensiero sulla città.
‘La Gente di Napoli‘ è un progetto di fotografia e indagine sociale, che vuol raccontare una storia, fatta di centinaia, migliaia di storie diverse. L’idea trae dichiaratamente ispirazione dal progetto ‘Humans of New York‘ di Brandon Stanton, fotografo statunitense. Il blog e le pubblicazioni di Stanton hanno riscosso un notevole successo, negli States come nel resto del mondo, diventando un fenomeno virale sul web: attraverso le foto e successivamente gli intimi, spesso toccanti, racconti di passanti di ogni età ed etnia, l’artista ha dato vita ad un pulsante mosaico umano, che ha ispirato decine di progetti derivati in tutto il mondo, sulla falsariga dell’originale.
In Italia l’iniziativa ha avuto seguito in alcune città del nord, Milano, Bologna, mantenendone l’intestazione fedele di ‘Humans of…’, senza approdare finora al sud.
De Simone però ha seguito una via parzialmente diversa rispetto all’opera madre, contestualizzandola e ritoccandola, per disegnare un abito su misura per Napoli. Scopo dichiarato di ‘Humans of New York’ è quello di creare una sorta di “censimento virtuale”, indagare e raccogliere volti e spaccati di vita dei newyorkesi per farne una vera e propria “mappa di anime“.
‘La Gente di Napoli’, invece, cerca qualcos’altro nei volti che immortala, qualcosa di cui il titolo all’italiana può essere un primo indizi: vuol raccontare il significato di Napoli e della napoletanità per gli stessi partenopei anzitutto e ricerca anche, di contorno, il punto di vista degli altri italiani e dei visitatori stranieri.
Stavolta, però, non si tratta della solita cartolina, una brochure da agenzia di viaggi per rivalutare la città alle falde del Vesuvio. ‘La Gente di Napoli’ è la voce della stessa Partenope, del suo popolo che se ne riappropria e la fa, ognuno a modo proprio, sua: sono i napoletani ad esportare il proprio pensiero, il proprio punto di vista sulla città, per vincere i pregiudizi ed i facili luoghi comuni. Non solo fotografia, dunque: il punto d’arrivo più naturale è uno studio antropologico, un’indagine sociale che possa culminare in pubblicazioni da affiancare alla mostra fotografica; con la collaborazione di professori ed esperti, ‘La Gente di Napoli’ potrebbe sfociare in un vero e proprio paper scientifico.
Quali sono i volti di Napoli immortalati da De Simone? Soprattutto quelli di giovani, dal capoluogo e dai comuni limitrofi, passando per uomini e donne di ogni età: dai “vasci“ alla passeggiata di via Toledo, dai turisti sul lungomare, anch’essi parte, a modo loro, dell’essenza profonda del capoluogo campano, a chi da oltre il mare è venuto ad inseguire speranze; ‘La Gente di Napoli’ funge da cassa di risonanza per centinaia di voci e storie diverse.
Il progetto, patrocinato dal Comune di Napoli, San Giorgio a Cremano e dall’Assessorato all’Assistenza Sociale Campania, ha anche suscitato l’interesse di personaggi di rilievo del panorama politico ed artistico regionale e nazionale: dal sindaco di Napoli de Magistris all’Assessore alla Cultura e al Turismo Gaetano Daniele, da Sergio Assisi ad Alberto Angela, passando per Vincenzo Salemme, Marco D’Amore, Elio e le Storie Tese, Alessandro Cecchi Paone, Ludovico Einaudi. In molti hanno voluto supportare l’opera del fotografo sangiorgese, prestandovi il proprio volto e ed i propri pensieri.
Menzione speciale va fatta per l’attore campano Patrizio Rispo, “Uno dei primi a partecipare“, ricorda lo stesso De Simone, “credendo nel progetto quando questo era ancora in uno stato embrionale e tenendo perfino un breve discorso alla mostra al PAN dello scorso anno”.
Da quella prima mostra, che ebbe un buon successo di pubblico, è trascorso un anno e, passando per un’esposizione a Castel dell’Ovo in giugno ed una nella “sua” San Giorgio in autunno, De Simone riapproda al PAN dal 13 al 18 aprile, con una seconda edizione de ‘La Gente di Napoli’, ampliata, più matura, ma fedele allo schema originale: Napoli e napoletanità, un viaggio attraverso foto e pensieri.
Il percorso non è stato breve, né semplice; e, soprattutto, non è ancora finito. Vincenzo De Simone continua a portare avanti il proprio progetto con passione sempre crescente, (ri)scoprendo per sé, ancor prima che per il suo pubblico, le mille espressioni di Napoli e dei napoletani.
Per il proprio lavoro, è stato insignito della Medaglia di Bronzo della Presidenza della Camera dei Deputati, consegnata dal Presidente della Pro Loco di San Giorgio a Cremano Gennaro Improta “Con il suo sguardo ha saputo cogliere la magia di un attimo irripetibile nelle espressione e gesti della gente di Napoli”.
Due considerazioni finali, tratte dalle parole dello stesso De Simone. Anzitutto, l’invito per tutti a fare lo stesso: possa ‘La Gente di Napoli’ essere uno spunto e non un punto d’arrivo, una mano tra molte nello sforzo comune di rialzare una più fiera Partenope sui propri piedi.
Ma dove risiede il perché di questi sforzi? Perché non cercare semplicemente un’alternativa migliore, un posto “migliore“? Perché restare? Ebbene, ogni luogo ha le proprie difficoltà, le proprie imperfezioni; Napoli, forse, un po’ di più. Ovunque c’è da (ri)costruire, da rimboccarsi le maniche, da impastare la calce col sangue. Non siamo uccelli migratori alla ricerca di lidi apparentemente più prosperi e caldi, siamo i figli del caffè sospeso, della mano tesa, dell’amore per la terra materna e per il fratello sconosciuto, incontrato per le vie del centro storico. Amare non è non lasciar mai la propria casa d’infanzia: amare è riparare il buco nel tetto, la porta malconcia, è rianimare la casa, perché possa accogliere con lo stesso amore che diede a noi la prossima vita che l’abiterà. Abbiamo un caffè sospeso da lasciare.
“Non siamo dei sopravvissuti“, sottolinea Vincenzo De Simone, “ho pensato di proseguire i miei studi fuori, un po’ come tutti. Restare a Napoli potrebbe rendere più incerto il futuro; ma ne vale la pena! Lo studio, il lavoro, la vita stessa potrebbero portarmi altrove. Ma tornerei, senza dubbio“.
Io non vivo a Napoli, però ogni volta che ci torno mi sento sempre molto a casa, forse perché trovo che ci sia non solo una struttura architettonica, cioè palazzi ecc…, ma c’è anche una struttura mentale fatta di valori, tradizioni che passano da una generazione all’altra.
È una cosa fondamentale, questo non accade in altre città italiane […] Questo è quello che trovo entrando a Napoli, non solo delle case ma, diciamo, una città invisibile fatta di valori all’interno dei quali vive la gente.
Alberto Angela
Autore Mario Marino Cerrato
Mario Marino Cerrato (Napoli, 23/01/1993), studente di Giurisprudenza presso l’Università Federico II di Napoli. Amante del cinema e appassionato di viaggi.