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La fuga dall’ovvio di natyan

natyan


Intervista fuori dagli schemi al carismatico insegnante Reiki

Oggi vorrei farvi conoscere il mio insegnante di Reiki, natyan, che non ama affatto sentirsi chiamare maestro. Si tratta di un’intervista originale, perché lui rifugge da sempre i formalismi, quindi non stupitevi se troverete opinioni per nulla ovvie o scontate.

Ogni volta che ricevevo una risposta alle mie domande, mi trovavo a dover cambiare la domanda successiva che avevo in mente, perché il suo modo di ribattere scombussola e ciò che parrebbe ovvio, si ribalta.

Mi piacerebbe presentarti ai miei lettori, inizio perciò con il chiederti di descriverti un po’, una sintesi che faccia ben comprendere chi è natyan. Chi sei, esattamente?

Perché mai fare una descrizione di me stesso? Io sono semplicemente quello che sono e le etichette servono a ben poco.

Emerson diceva: “Quello che sei urla così forte nelle mie orecchie, che non riesco a sentire quello che dici!”

Chiunque può dire tante cose di se stesso, ma spesso si finisce per dire quello che ci piacerebbe essere, anziché quello che siamo in realtà, nei fatti. Facciamo allora un salto da Emerson e passiamo ad un concetto pirandelliano.

Qualunque cosa io dicessi ognuno vedrebbe, di me, quello che si costruisce nella propria mente.
Un saggio, un incapace, un amico, un nemico, un buono, un cattivo.
In fondo non lo so nemmeno io, molto bene, chi sono.

Qualcuno si presenta sfornando un titolo accademico: “Io sono l’ingegner tal dei tali!” ma essere ingegneri è solo un’occupazione e non descrive l’essere.

Potrei risponderti, perciò, che sono il presidente dell’Università Popolare Olistica di Monza, ma ciò descriverebbe quello che faccio, le responsabilità che ho, ma non metterebbe certo in luce ciò che io sono.

Nel mio profilo Facebook ho scritto: “Sono quello che ognuno vede di me, indipendentemente da quello che in realtà io sono”.
Può bastare?

Così mi metti in crisi, mi sarebbe piaciuto che tu descrivessi te stesso, in qualità di ciò che fai e che insegni, ma ora come te lo faccio dire?

Diciamo, allora, che potresti chiedermi se ho dei sogni. Che cosa mi emoziona. Oppure quali sono i sentimenti che mi spingono a fare quello che faccio.
L’hai letto ‘Il Piccolo Principe’, vero? Te lo ricordi quando disse più o meno così: “Voi adulti fate sempre le stesse domande. Chi sei? Da dove vieni? Che lavoro fai? Siete troppo pragmatici. Noi bambini abbiamo bisogno di sognare!”

Hai mai fatto caso? Quando un adulto incontra un bambino non sa fare altro che chiedergli:
“Quanti anni hai? Che classe fai? Vai bene a scuola?”
Le questioni tecniche sono certamente utili per sopravvivere, ma per vivere a pieno respiro abbiamo bisogno di sogni, sentimenti ed emozioni. Con le cose pratiche discipliniamo il sopravvivere, con i sentimenti e i sogni diamo vita alla vita.

Mi hai convinta! Faticherei a contraddirti. Seguo il tuo suggerimento e direi di iniziare allora dai sogni. Quali hai realizzato e quali sono ancora chiusi nel cassetto? A questo non puoi sfuggire!

E chi lo sa? Magari scappo in un altro modo. Vediamo! Mi ritengo molto fortunato perché di sogni ne ho concretizzati molti, ma non vorrei dilungarmi su questo.

Vorrei approfittare della tua intervista per spostare l’attenzione su di te perché spero tanto – uno dei miei sogni nel cassetto – che in quel di Napoli e dintorni ti possano conoscere in fretta.

Nel 1995 ho creato la prima scuola Reiki italiana completamente ad offerta libera e ancora oggi proponiamo anche molti altri corsi a costi popolari. Avevo iniziato a studiare il settore olistico nel 1984 e, con il passare del tempo, mi ero accorto che crescevano a dismisura le speculazioni psicologiche ed economiche intorno alle Filosofie Orientali.

Lo sai vero? C’è un modo molto efficace per abbattere quelle speculazioni. Avere una rete di allievi, in tutta Italia, che diffonda tali pratiche in modo anti-speculativo. Ora hai iniziato a farlo anche tu, nella tua regione, e io ne sono felicissimo perché sei di grande cuore e molto preparata. Uno dei miei sogni nel cassetto, perciò, è che i tuoi insegnamenti si possano ampliare sempre più e sempre più persone della tua zona giungano a te, anziché finire preda dei cosiddetti ciarlatani che tanto sfruttano le debolezze e l’ingenuità mentale di coloro che soffrono e che non sanno più a chi rivolgersi per poter ritrovare il piacere di essere al mondo.

Se stavi cercando il modo di spostare l’attenzione ci stai riuscendo. Guarda che sono una donna e, come tale, piacevolmente coinvolta dalle lusinghe. Ma proprio perché sono donna, sono anche furba, quindi, ti ringrazio per quello che hai detto ma ti rimetto in riga. Parliamo di te, non di me. Avrai un’ideologia di pensiero, delle linee guida, suggerimenti, insomma; dalle tue parti ti seguono in molti grazie alle tue qualità, dicci di più, non svicolare che qui a Napoli dicono “Ccà nisciuno è fesso!”

L’ovvietà mi inquieta. Il banale mi annoia. E proprio per questo fatico a rispondere su di me. Ti sei accorta? Quando ti chiedono “Come stai?” prova a rispondere che hai il mal di testa. Sai che cosa ti diranno? Il più delle volte rincalzeranno con “Ohh sapessi io! Ho un mal di schiena che non ti dico!”
C’è così tanto bisogno di essere al centro dell’attenzione che perfino quando ti chiedono come stai è solo perché non vedono l’ora di dirti come stanno loro.

La stessa cosa accade quando vai in ferie “Dove sei stato in vacanza?” e a malapena riesci a dire due parole, perché poi partono con la lista di tutto quello che hanno fatto loro durante l’estate. Ho passato una vita ad osservare questi meccanismi, a studiarli, soprattutto su di me e, per tale ragione, preferirei scriverti di cose che possano essere utili a chi legge, più che a portare i riflettori sulla mia persona.

Linee guida? Suggerimenti? Ideologie? Mi piacerebbe che ognuno imparasse davvero a guidare se stesso più che a rivolgersi a “conducenti” incapaci, mi piacerebbe che ognuno apprendesse l’arte di valutare tutti i suggerimenti ricevuti con attenzione, osservando non solo il rovescio della medaglia, ma anche il bordo.

Quanto alle ideologie, per non diventare fanatici, credo sia bene avere pochi punti fermi nella vita e tante idee elastiche e malleabili. Facciamo però che rimandiamo il tutto ad un’altra occasione? Volevi solo un’ntervista, non un romanzo, giusto?

Mi hai dato un’ideuzza mica male. Visto che la cosa diventa sempre più intrigante, ci diamo appuntamento fra un mese e, se sei d’accordo, proseguiamo. Anche se non parli di te stesso, dici cose che suscitano interesse e già questo dice molto di te.

Perfetto! Lasciamo sedimentare. Vorrai mica far scappare i lettori e ottenere l’effetto opposto.
Non diamoci, però, un tempo preciso. Un mese, due mesi, poco importa.
Non ce l’ha ordinato il dottore di andare avanti a cadenza schematizzata. Lasciamo che accada senza forzature. La vita lavorativa già ci obbliga in tante cose, non permettiamo che anche il tempo libero diventi un obbligo.
Un bacione! natyan

Che vi dicevo? Intrigante davvero. Non posso darvi un appuntamento preciso, ma la questione del tempo libero la voglio approfondire con natyan alla prossima occasione. Mi ha lasciato un dubbio in sospeso. E poi, perché si firma sempre in minuscolo? Ci sarà un motivo! Glielo chiederò.

Ci rivediamo, anzi rileggiamo, alla prossima occasione!

Autore Maria Filomena Cirillo

Maria Filomena Cirillo, nata a San Paolo del Brasile, vive in provincia di Napoli, dopo aver abitato per anni sul lago di Como. Il suo cammino spirituale è caratterizzato dalla ricerca continua dell'essenza di ciò che si è, attraverso lo studio della filosofia vedantica, le discipline orientali di meditazione e l'incontro con i Maestri che hanno "iniziato" il suo percorso. Tra Materia e Spirito. Giornalista pubblicista, laureata in Scienze Olistiche, Master Reiki, Consulente PNF, tecniche meditative e studi di discipline orientali. Conduttrice di training autogeno e studi di autostima e ricerca interiore. Aromaterapista ed esperta di massaggio aromaterapico.

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