Titolo: La fattoria degli animali
Autore: George Orwell
Editore: Mondadori
Collana: Oscar classici moderni
Prezzo: 10,50
George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair, nato a Moithari, in India, più precisamente al confine con il Nepal, il 25 giugno 1903 e morto a Londra il 21 gennaio 1950, è stato uno scrittore e giornalista britannico.
Fu uno dei più apprezzati autori inglesi del XX secolo e le sue due opere più celebri sono state ‘1984’ e, per l’appunto, ‘La fattoria degli animali’, scritte negli anni ’40.
Durante la sua esperienza letteraria non ha mai rinnegato quella di attivista politico e giornalista.
Fu sempre marxista, ma una volta venuto a sapere degli orrori e delle incoerenze del regime staliniano, divenne uno tra i più attivi antisovietici e anti staliniani, rimanendo sempre e comunque un filosofo di estrema sinistra britannica.
Nell’ambiente dell’Europa geopolitica nata delle conferenze di Casablanca, Jalta e Potsdam, scriveva di sé
Ogni […] lavoro serio che ho scritto dal 1936 a questa parte è scritta, direttamente o indirettamente, contro il totalitarismo e a favore del socialismo democratico.
Un libro che volevo leggere da anni ma, non so perché, ne ho sempre rimandato la lettura, invece è stata una rivelazione, un’allegoria meravigliosa, di tutte le dittature del mondo.
Ma per capire questo romanzo bisogna andare a leggere la vita dell’autore e le sue convinzioni politiche. Orwell era inizialmente marxista, in seguito la delusione ne ha fatto un grande detrattore del regime comunista sovietico.
Con ‘La fattoria degli animali’ l’autore ha cercato di dimostrare che, ovunque prenda il comando un ristretto numero di persone, nasce una dittatura con corruzione ed ingiustizia, più cruenta di quella che inizialmente si voleva superare.
In sostanza, la rivoluzione la fa il popolo, ma solo per cambiare oppressore.
Veniamo alla storia.
Gli animali di una fattoria si ribellano contro l’uomo che secondo loro li opprimeva.
Al comando si mettono i maiali, creano uno statuto di uguaglianza, secondo il quale tutta la terra appartiene a tutti gli animali, ma ben presto si rendono conto di aver soltanto cambiato padrone.
Ci sono tutti i personaggi tipici di una dittatura.
Il maiale Napoleone, l’oppressore, il maiale palla di neve, eliminato con un atto di violenza e fatto diventare capro espiatorio di tutti i mali della fattoria, qualsiasi cosa accada il colpevole è lui, entrato nella fattoria nottetempo.
Piffero rappresenta il tramite tra il dittatore ed il popolo, fa credere agli animali cose false, rappresenta la stampa di partito, i cani, addestrati di nascosto ed incattiviti, sono le guardie armate e gli assassini del despota.
Gli animali tutti sono oppressi e costretti a lavorare ed ubbidire in cambio di misere razioni di cibo, mentre Napoleone si installa nella casa padronale, prende per sé agi, comodità e cibo abbondante. Gli animali sono educati all’adorazione dell’oppressore e l’individualità viene considerato tratto negativo da punire e rieducare.
È la perfetta allegoria della dittatura stalinista, ciò che Orwell ha cercato di combattere tutta la vita.
Il libro è una distopia, termine con il quale si intende una società indesiderabile sotto tutti i punti di vista, nella quali gli estremi sociali sono portati al parossismo.
L’educazione come punto primario, gli animali vengono portati ad adorare il loro oppressore, quindi Orwell mette in evidenza, come ogni dittatura abbia bisogno dell’ignoranza per poter agire indisturbata.
Questo avviene nel romanzo, ma sappiamo bene tutti che ogni regime totalitario del passato si è nutrito dell’ignoranza e del sangue del popolo.
È emblematica la frase che chiude la narrazione:
Le creature di fuori guardavano dal maiale all’uomo, dall’uomo al maiale ed ancora dal maiale all’uomo, ma già era loro impossibile distinguere tra i due.
È un modo satirico di Orwell di evidenziare quanto una società ugualitaria sia utopistica, nessun uomo riuscirà mai a debellare il desiderio di comando e prevaricazione.
Ed è il senso di tutto il libro.
Scritto nel 1945, ma ancora attualissimo, è da leggere con attenzione.
Trama
È il racconto di come gli animali di una fattoria si ribellino e, dopo aver cacciato il proprietario, tentino di creare un nuovo ordine fondato su un concetto utopistico di uguaglianza.
Ma ben presto emerge tra loro una nuova classe di burocrati, i maiali, che con la loro astuzia, la loro cupidigia e il loro egoismo s’impongono in modo prepotente e tirannico sugli altri animali più docili e semplici d’animo.
Gli elevati ideali di uguaglianza e fraternità proclamati al tempo della rivoluzione vittoriosa vengono traditi e, sotto l’oppressione di Napoleon, il grosso maiale che riesce ad accentrare in sé tutte le leve del potere e ad appropriarsi degli utili della fattoria, tutti gli altri animali finiscono per conoscere gli stessi maltrattamenti e le stesse privazioni di prima.
L’acuta satira orwelliana verso un certo tipo di totalitarismo, che ha avuto in Stalin la sua esemplificazione più clamorosa, è unita in questo apologo a una felicità inventiva e a un’energia stilistica che pongono ‘La fattoria degli animali’ sulla linea della grande tradizione libellistica inglese del ‘700.