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La Donna nell’Arte, la Donna dell’Arte

Sansone e Dalila - Artemisia Gentileschi


Significati rappresentati dalla figura della Donna nell’Arte

L’Arte è, tra le alte testimonianze umane, quella che più di tutte riesce sempre a mantenere, anche quando “invecchia”, uno spirito dinamico; sia quando ciò è riferito al pensiero inteso come evoluzione razionale o alla sua stessa spiritualità.

Aspetti che impegnano e pervadono l’artista, quindi il suo “fautore” ed anche per quegli effetti che investono la cosiddetta “ricaduta” sul suo fruitore, che è poi il vero destinatario di un intero processo di sublimazione o di ciò che tenta di esserlo, seguendo, istintivamente e non solo logicamente, un percorso di perfettibilità.

A quella Umanità in cammino, come accezione generale dunque, è finalizzata ogni vera Opera che documenti Creatività, Spiritualità e Conoscenza; al Mondo a venire come finale destinazione.

Al di là della sua stessa condizione di “reperto”, di oggetto o “cosa” testimoniante, l’Arte mantiene sempre una particolare capacità, una possibilità interpretativa “espansa”, cioè quel sentimento, quella percezione che è “presenza” nell’evento rappresentato, come “agente” in uno spazio riferito all’interiorità, non meramente definito, a dispetto di quei riferimenti storici, racchiusi in materialistiche sintesi, negli aspetti “tecnicistici” troppo spesso ideologici e dottrinari.

All’Arte, dunque, bisogna dare merito, prima ancora di entrare nel tema in questione ed approfondire il discorso sulla Donna come presenza impressa nella Memoria; archetipo dominante nel mondo delle Idee, delle rappresentazioni visive legate alla Conoscenza ed ai suoi approfondimenti; a partire da quando il primo Essere o creatura vivente e pensante, sicuramente bipede e con il pollice opponibile, perché, in fondo, ma anche in ultima analisi, ancora non sappiamo se fosse un maschio o una femmina di quell’ominide che si andava evolvendo in maniera unica e particolare, rispetto alla Natura in generale e che ha siglato, con un primo segno, la capacità di tramandare la sua stessa Storia.

Opera che rimane per noi anonima, ma che può essere attribuita all’intera Umanità, dovuta appunto a quell’unico Essere che ha segnato o inciso con le dita di una mano o con un primitivo strumento, prima “protesi” di esse, la sabbia, il terreno che calpestava, la parete di roccia di una caverna o la corteccia di un albero; oppure con primitivi pigmenti, colori elementari ed elementali, su di una pelle essiccata o conciata in maniera rudimentale.

Sin dalle origini per Arte si è intesa non solo la capacità tecnica, una semplice Tèkne, ma anche quello spazio “franco”, libero, per far transitare nel suo codice un’anima completa ed anche diversificata. Anche per ciò che riguarda la figura della Donna, dunque, un concetto, un’idea si è potuta manifestare nella più reale Dignità e funzione, anche a dispetto di ciò che, invece, veniva fatto passare nei “modi” e nei “concetti” generali, dalle religioni, usi, costumi, filosofie imperanti.

Nell’Arte la Donna si è potuta rappresentare e soprattutto descrivere in tutti i suoi aspetti principali e principiali, valorizzata nei suoi meriti e… purtroppo dobbiamo riconoscere a seconda delle intenzioni “narrative” imposte molto spesso dalle committenze interessate al mantenimento di uno status quo poco incline all’equilibrio di genere, anche nei suoi “demeriti”.

Il pensiero “corrente” metteva allora e purtroppo ancora mette, perché duro a morire, soprattutto questi ultimi aspetti nel circuito del pregiudizio “generalistico”.

L’Arte, dunque, ha utilizzato la Forma ed attraverso tale elemento morfologico ha sempre cercato di coniugare a tale riguardo anche la Sostanza.

Il tema in questione è di una tale vastità da non permettere una visione particolareggiata sulla miriade di testimonianze che si possono documentare a livello storico, museale, letterario, così mi limiterò ad offrire una visione d’insieme per poi passare alla seconda parte, cioè quella della “Donna dell’Arte”.

La Figura della Donna, sin dalle origini, come da precedente affermazione, è stata assunta e rappresentata sin dai primitivi segni dell’Arte, come archetipo della creazione della Vita stessa, quindi della Fecondità, nel suo ruolo essenziale, primario, cioè quello della capacità di perpetuazione della specie umana.

A ciò si aggiungerà il ruolo della Bellezza e l’Armonia a completamento della Perfezione, come aspetto trainante di tutto il processo evolutivo che, istintivamente prima ancora che sapientemente, si intuiva.

Le antiche Civiltà scoprirono e celebrarono la Bellezza e l’Armonia come elementi portanti della Femminilità, legati oggettivamente alla figura della Donna, riconoscendole un ruolo primario di Luce, di energia ispiratrice dell’Amore terreno ed in seguito anche quello “deificato” dai contenuti ancora più sublimi.

Dalle più antiche Culture dell’Asia, della Mesopotamia, dagli Egizi, Cretesi, Greci, Romani, si prefigurarono e si stabilirono i Canoni della Figura e della Bellezza della Donna che furono poi alla base anche delle concezioni più moderne, non solo sul piano estetico, ma anche filosofico e politico.

Ci sono, inoltre, altri valori che investono il campo iniziatico e spirituale che vanno considerati ed approfonditi in tempi successivi e che sono presenti in maniera obnubilata in tutto il processo svoltosi nel tempo.

La Donna attraversa i tempi dello spazio manifesto del mondo materiale come vergine, madre, vestita o nuda, come una dea, con vesti “caste” come impone la società che è la stessa ad imporle di essere spogliata oppure oscena; un contraltare utile come pretesto per lanciare lo “strale” moralistico.

Con vesti fluenti, dignitosamente coperta come nell’Arte romana o come Afrodite, scolpita o dipinta dagli artisti greci. La Donna, come negli encausti pompeiani, rappresentata come un “oggetto” di piacere, seguendo animistiche ed ataviche concezioni etnostoriche, proprie dei luoghi, fuse con quelle orientaleggianti, sulle quali si costruirono adeguati misteri.

Ma fu con l’avvento del Cristianesimo che, infine, si passò ad una rappresentazione della Donna più ieratica, mistica. Essa fu svuotata dei connotati della sensualità ed emersero anche per le tematiche generalmente descritte, principalmente sante, madonne o, tuttalpiù, figure muliebri, nobili o popolane, sempre molto contenute nell’aspetto.

Era un ruolo specifico della Donna, un “ufficio” salvifico che nasceva perché sottoposto al “dettame” della religione e non perché si ritenesse la Donna portatrice di quelle Doti in senso naturale; anzi, tale manchevolezza era considerata altresì, un giusto “Handicap” voluto dall’Alto, cioè dal Divino per l’espiazione di un peccato originario.

Inoltre è da dire che per la maggior parte della Storia Antica ed in seguito Medievale, la figura della Donna ha ispirato per lo più artisti di sesso maschile. Ma… è pur vero che ci sono le eccezioni ed anche le inversioni di tendenze che alla fine motivano questa seconda parte dedicata alla “Donna dell’Arte”, di cui parleremo nel prossimo articolo.

Autore Vincenzo Cacace

Vincenzo Cacace, diplomato all'Istituto d'Arte di Torre del Greco (NA) e all'Accademia di Belle Arti di Napoli, è stato allievo di Bresciani, Brancaccio, Barisani, ricevendo giudizi positivi ed apprezzamenti anche dal Maestro Aligi Sassu. Partecipa alla vita artistica italiana dal 1964, esponendo in innumerevoli mostre e collettive in Italia e all'estero, insieme a Giorgio de Chirico, Renato Guttuso, Ugo Attardi, e vincendo numerosi premi nazionali ed internazionali. Da segnalare esposizioni di libellule LTD San Matteo - California (USA), cinquanta artisti Surrealisti e Visionari, Anges Exquis - Etre Ange Etrange - Surrealism magic realist in Francia, Germania e Italia.

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