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La donna delle pozzanghere

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La donna delle pozzanghere


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In una città grigia e piovosa, lei danzava tra le pozzanghere, trasformando ogni goccia in un invito al piacere. La sua eleganza, ad ogni passo, faceva sì che l’asfalto diventasse un palcoscenico erotico.

La donna delle pozzanghere aveva il coraggio di sfidare la monotonia, di trasformare gli spazi urbani in scenari trasgressivi. Si abbandonava alla follia sulla soglia di un grande parcheggio, tra la città e il mare, dove il silenzio della notte diventava complice di una passione ribelle.

Lui, l’uomo appoggiato ad una R4 arancione perfettamente restaurata, la osservava da lontano, catturato dalla sinfonia erotica della pioggia e dalle sue movenze irresistibili.

Era stato in una piazzetta antica poco distante che l’aveva vista per la prima volta, per caso, mentre lei era accovacciata in un angolo buio per fare pipì, rendendo un gesto così intimo un’esibizione sensuale.

I loro sguardi si erano incrociati brevemente, creando un’attrazione sottolineata dall’impudenza del momento.

Quel ricordo si era impresso nella sua mente, come il preludio di un’ossessione che avrebbe portato a un incontro più intimo. I loro sguardi cominciarono a cercarsi, tra gli ombrelli e il riflesso di rari fanali, mentre il rumore di fondo della città diventava il bordone della loro avventura.

Più tardi, dopo averle parlato per la prima volta, lui aveva rubato un bacio fugace sulle sue labbra mentre la pioggia cadeva leggera. Era stato un gesto audace, un’apertura al desiderio reciproco.

La seconda volta, lei aveva ricambiato, schiudendo la bocca a un abbandono ardente e ricambiando con la sua lingua morbida. Quel bacio aveva sigillato un patto tacito tra loro, un’intesa che andava oltre le parole.

Si incamminarono verso la R4. Prima di entrare in macchina lei salì con i piedi umidi sui suoi piedi e lo baciò ancora intensamente creando un arco voltaico di desiderio.

Si rifugiarono in un parcheggio semideserto tra le ombre riflesse dalle luci al neon. I loro sguardi finalmente si ritrovarono. La R4 arancione diventò il palazzo delle loro passioni segrete, con il suono della pioggia come colonna sonora.

Nel tepore dell’abitacolo, i vetri appannati raccontavano la storia di due corpi avvinghiati, uniti dal desiderio bagnato della città. Ogni goccia di pioggia diventava un’onda di piacere, e le pozzanghere lontane, testimoni silenti di un amore che sfidava il grigiore metropolitano.

La loro unione, inondata dal profumo d’ozono della pioggia, era come un’opera d’arte erotica dipinta a memoria.

Quel parcheggio deserto, quel non-spazio, divenne il labirinto di una passione che sfidava ogni convenzione, celebrando la sensualità dell’acqua e la magia del fuoco che, incontrandosi come due fiumi impetuosi, travolgevano due anime libere, sconosciute e ardenti di desiderio.

Autore Raffaele Mazzei

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