Tadan! Visto che è Natale, solo per oggi ti trasformerai in Dio e plasmerai il protagonista del tuo romanzo, modellandolo con l’argilla.
A parte gli scherzi, dobbiamo davvero iniziare a pensare a quello che sarà il suo aspetto fisico. Come si costruisce l’aspetto fisico di un personaggio a tavolino? Sono sicuro che tu, forse anche solo a livello inconscio, abbia già un’idea precisa di come vuoi che sia. Ma ora cominciamo a introdurre un trucco vecchio come il mondo.
Salto di palo in frasca. Hai presente ‘Il codice Da Vinci’? Presumo tu l’abbia lett, o, almeno, abbia visto il film. Se non lo hai letto, fallo, è milioni di volte meglio del film.
Lo so, è un cliché, ma in questo caso corrisponde a verità. E non dar retta a quelli che dicono che Dan Brown scrive male. Semmai, lo traducono male.
Ebbene, quando uscì il film, Brown dichiarò in un’intervista che, non appena la produzione gli comunicò che il personaggio di Bezu Fache, il poliziotto intransigente, sarebbe stato interpretato da quel mostro di attore che è Jean Reno, l’autore si commosse. E disse al regista – Ron Howard – che quando progettò il personaggio dello sbirro per il romanzo, il suo modello di ispirazione era stato proprio Jean Reno!
Che cosa ci insegna questo aneddoto? Che a volte – anzi, io direi molto spesso – gli autori nel disegnare un personaggio di finzione hanno in mente una persona reale. Che non vuol dire per forza una celebrità, può essere anche qualcuno che conosce solo l’autore.
Ciò offre molti vantaggi, perché è più facile descrivere qualcosa che conosci o puoi osservare con attenzione, e non mi riferisco solo alle caratteristiche fisiche di una persona.
Questo però non vuol dire copiare: l’Ulisse descritto da Dante, ad esempio, mantiene molte delle caratteristiche dell’Ulisse classico: l’astuzia, l’intelligenza, la leadership; tuttavia Dante ci presenta una sua versione dell’eroe omerico, per certi versi arricchita di peculiarità tutte nuove, cioè sfumature caratteriali aggiunte da Dante rispetto al ritratto offerto dalla tradizione greca.
Ed ecco perché ti dicevo che puoi giocare a fare Dio: puoi creare i tuoi personaggi a immagine e somiglianza di qualcun altro, così come Dio – nel racconto della Genesi – utilizzò… se stesso come modello. Qui ci sarebbe da aprire un trattato, non un libro, per cui sorvolo sulle implicazioni storico – religiose di quel che ho detto: era solo un esempio.
Com’è dunque il tuo protagonista? Assomiglia a qualcuno che conosci, ti sei ispirato a un modello reale? Ed è qualcuno che conosci nella vita di tutti i giorni oppure un personaggio pubblico?
Oppure, mettiamo il caso tu non ci abbia ancora pensato, e che non abbia un modello da cui partire. Però sai già bene o male come vuoi che sia, avrai di certo un’idea di partenza sul suo aspetto. Ecco che allora in soccorso ci viene la potenza di internet, che quando lo usiamo con intelligenza è davvero uno strumento utile.
Supponiamo che io stia scrivendo un romanzo con una giovane donna come protagonista. So che la voglio bionda, con la pelle chiara e con gli occhi verdi. Non conosco nessuno con queste caratteristiche, oppure le persone che conosco, per estensione, anche le attrici, per dire, non corrispondono appieno a ciò che ho in mente.
Mi basta allora andare su Google Immagini e inserire pochi criteri di ricerca, come:
ragazza bionda occhi verdi pelle chiara
oppure in inglese, sempre utile:
girl blonde hair green eyes white skin
e semplicemente scegliere fra le migliaia di immagini proposte. Per esempio, dopo una velocissima ricerca in rete ne trovate due che mi ispirano. A ciascuna ho dato un nome di fantasia, poi ti sarà chiaro il perché:
Osservale bene tutte e due, fammi sapere se non riesci ad aprire i link. Belle vero? Almeno piacciono a me, e siccome il romanzo lo devo scrivere io – sto parlando per ipotesi, ovviamente – solo mia sarà la scelta della modella.
Ora, supponiamo che io voglia descrivere il volto di Yvonne. Prima di tutto, ricorda che si tratta di un volto statico. Nel corso di un romanzo invece i personaggi non devono mai essere statici e anche la descrizione dei loro volti muta secondo le circostanze e lo stato d’animo che hanno in quel preciso momento. In altre parole, in una storia non si descrive mai il volto, ma l’espressione del personaggio in una determinata scena.
Per ora comunque limitiamoci a una descrizione fine a sé. Come potrai immaginare, l’elemento più importante nella descrizione di un volto, il primo al quale ogni scrittore, affermato o esordiente, pensa di dover caratterizzare, sono gli occhi. La letteratura è zeppa di aggettivi che negli anni sono stati associati agli occhi: grandi, piccoli, sfuggenti, strabici, lucidi, tondi, a mandorla, verdi, castani, ecc. Come noterai, però, è possibile raggruppare tutte queste caratteristiche in alcune categorie principali:
- Forma/Taglio: tondi, piccoli, a mandorla, orientali, ecc;
- Colore: blu, verdi, neri, nocciola e via dicendo;
- Sguardo/Profondità: profondi, magnetici, conturbanti, penetranti, espressivi…;
- Emozione: commossi, lucidi, insicuri, sfuggenti, ansiosi, supplichevoli…;
- Salute fisica: stanchi, gonfi, affaticati, con le occhiaie, febbricitanti…
Un altro elemento che di solito noi notiamo nelle persone, e che quindi da autore sei portato a voler rendere subito nella descrizione del tuo personaggio, sono i capelli. Anche in questo caso le qualità possono essere raggruppate in categorie:
- Forma: ricci, lisci, mossi, ondulati, corti, lunghi, disordinati…;
- Colore: neri, biondi, mori, mogano, castani, rossi, bianchi, grigi…;
- Acconciatura: scalati, a caschetto, a coda di cavallo, trecce, permanente…;
Non sottovalutare l’aspetto emotivo dei capelli: in una donna, dei capelli sporchi e non curati potrebbero essere un buon indizio per descrivere una persona sciatta, oppure depressa; così come l’espressione le si drizzarono i capelli indica che qualcosa ha turbato l’animo della protagonista.
Il naso presenta altrettanta varietà di aggettivi o caratteristiche fra le quali puoi scegliere: lungo, piccolo, grosso, storto, deviato, a patatina, all’insù (alla francese)… ma anche (non ridere) pulito, sporco, gocciolante…
La bocca poi è espressiva per antonomasia. Come caratteristiche fisiche può essere piccola, grande, larga, stretta, sdentata… e poi ci sono le labbra, che possono essere carnose, flebili, socchiuse, serrate, invitanti, possono comporre una smorfia (di dolore, di disapprovazione, di sdegno). E i denti? Puliti, sporchi, ingialliti, bianchi, dritti, storti, sporgenti, mancanti, ricostruiti, finti, d’oro, smaltati, sbiancati…
E cosa dire delle orecchie? Piccole, grandi, a sventola, a punta, normali, con i lobi allungati, forate, arrossate (per il freddo o per un’emozione). E le guance? Invitanti, arrossate, rosse, scarne, smunte, cicciotte…
Puoi andare avanti all’infinito: la faccia può essere ovale, tonda, allungata, irregolare, ma anche allegra, corrucciata, preoccupata… la testa rotonda, allungata, oblunga, a pera, calva, rasata, ma anche (come metafora) uno potrebbe avere una bella testa, o essere una testa di legno (per non dire altro).
E poi? Ci sono le ciglia (lunghe, a spazzolino), le sopracciglia (folte, sottili, rasate) e naturalmente qualche parola dovrai spenderla per farmi vedere la pelle (bianca, nera, chiara, scura, liscia, levigata, vellutata, rugosa…). Senza contare che puoi aggiungere dettagli di tua iniziativa, come nei, cicatrici, acne, lentiggini. Il solo limite è la tua fantasia.
Autore William Silvestri
Autore, formatore e direttore editoriale di Argento Vivo Edizioni. Prima di entrare nel mondo dell'editoria ha pubblicato i romanzi 'Divina Mente', 2011, 'Serial Kinder', 2015, e 'Ci siete mai stati a quel paese?', 2017, 'Io e la mia scimmia', 2019, oltre al saggio esoterico 'Chi ha paura del Serpente?', 2015.
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