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La Cultura Digitale, il Digital Divide Culturale

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Digital Culture


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Le Competenze digitali nella Società 5.0

L’altro giorno ho fatto visita ad un mio amico nel suo negozio e mi sono imbattuto in un alterco animato tra lui e la consorte, che lo accusava di non essere in grado di dare risposte efficaci ad una sua impellente nuova necessità.

Alla signora, che si rendeva conto di poter usare qualcuno degli infiniti strumenti a disposizione su Internet, era venuto in mente di assumere, in autonomia, la funzione di business social media manager per il marketing dei servizi della loro azienda a conduzione familiare.

Sono stato coinvolto nella discussione e la donna mi ha investito di domande:

Aiutami ti prego…! Come si fa? Quello pubblica delle foto pubblicitarie bellissime su Instagram… perché io non ci riesco? Il computer va pianissimo… Fammi vedere come si fa… stai 5 minuti con me… Devo iconizzare qui, devo mandare lì…? …Windows, WhatsApp, Outlook, Chrome, Google, Photoshop, Immagini o Testo, Crello o Snappa, Template, Antivirus…?

Siamo andati avanti così per un po’.

Improvvisamente nella signora si erano attivati la percezione della funzione di utilità della cultura digitale e il conseguente solito approccio smarrito nei confronti delle nuove tecnologie.

In questo genere di situazioni le affermazioni e le domande di rito sono grosso modo le stesse. Questo quando si inizia finalmente a capire che un monitor non è un televisore, ma uno schermo che restituisce sotto forma di immagini digitali il risultato di miliardi di calcoli che quella misteriosa scatola di ferro collegata è in grado di elaborare; che uno smartphone è un computer in miniatura, che non serve solo a fare telefonate, fotografie e giocare su Facebook, ma è anche un potente strumento di lavoro; che quanto più è veloce la connessione Internet, tanto meno tempo fa perdere, perché il tempo è denaro negli affari, per cui una connessione supportata dalla fibra ottica o dal 5G risulta effettivamente indispensabile.

Nel recente articolo Per una Società 5.0  introduco la mia riflessione sull’impellente necessità di elaborare e perseguire efficaci politiche culturali tese al contrasto del Divario Digitale Culturale per contrastare il gap che affligge ancora in maniera determinante gran parte del popolo italiano, causa degli impedimenti allo sviluppo di innovazione e una nuova società.

Di che stiamo parlando? Semplicemente di una nuova forma di Cultura.

Antropologicamente, per Cultura si intende quell’insieme di conoscenze e di pratiche acquisite dall’Uomo, che vengono trasmesse di generazione in generazione, dunque un complesso di modelli per sviluppare idee, simboli, azioni, disposizioni e procedure sia intellettuali che pratiche. La Sociologia della Cultura tratta la Cultura per come questa si manifestata nella Società.

La Cultura, in campo sociologico, può essere definita come i modi di pensare e di agire e gli oggetti materiali che, insieme, formano lo stile di vita di un popolo.

Può essere di due tipi: immateriale e materiale.
La Cultura Immateriale si riferisce alle idee non fisiche che gli individui hanno sulla loro sapere, inclusi valori, sistemi di credenze, regole, norme, morale, lingua, organizzazioni e istituzioni, dunque i principi di organizzazione sociale, comprese le pratiche di organizzazione politica e istituzioni sociali. La Cultura Materiale copre le espressioni fisiche, come la tecnologia, l’architettura, l’arte.

La Cultura Digitale si riferisce al modo in cui lo sviluppo della Cultura individuale e Sociale viene modellata dall’introduzione e dall’uso delle Tecnologie Digitali.

Ha iniziato ad assumere la sua significativa funzione d’influenza sociale diffondendosi nel mondo con l’emergere della sua infrastruttura di base raffigurata da Internet, che diventa strumento per la comunicazione di massa con la sua penetrazione globale e l’uso massivo di personal computer o altri dispositivi come smartphone o smart TV – che rappresentano il suo hardware, la parte fisica, materiale, dello strumento, e i software, le costituenti immateriali, che comprendono le famose applicazioni o app, che forniscono agli utenti le coordinate cognitive per comprendere la loro funzione di utilità.

La divulgazione, introduzione ed evoluzione di una Cultura Digitale completamente nuova è evidente. L’attività creativa intellettuale è diventata una norma nella nostra quotidianità.

Le tecnologie digitali sono così onnipresenti che l’analisi di queste dinamiche comprende potenzialmente tutti gli aspetti della nostra routine e non si limita allo studio di Internet o alle moderne tecnologie come mezzo di semplice, tuttavia evoluta comunicazione, ma alle modalità di influenza di tutti gli aspetti della vita personale, sociale, politica e lavorativa dell’intera umanità.

Digital natives and Digital immigrants

Come introducevo nel succitato articolo, la diffusione della Cultura Digitale è la causa di un conflitto generazionale tra immigrati digitali e nativi digitali. Ad esempio, le giovani generazioni, per mancanza di modelli del passato, ritengono che contenuti creativi digitali più facili e più veloci nella loro fruibilità non abbiano alcun valore monetario, quindi la violazione del copyright di un’opera intellettuale è un problema per loro poco percepito sotto l’aspetto economico-finanziario oppure etico.

Allo stesso tempo, anche la formazione di un’opinione su opere creative, prodotti di largo consumo o servizi digitalmente accessibili ha creato, rispetto a prima, la necessità di un totale cambio di paradigma, con la conseguente crisi di intere industrie o commerci che non si sono adeguate, per tempo, alla trasformazione digitale.

Trasformazione digitale

Ma per chi ha vissuto questa trasformazione non come una minaccia, ma come un’opportunità, ha anche indotto la nascita, lo sviluppo e la propagazione di nuovi modelli che non sono altro che la variante digitale di qualcosa già esistente in precedenza.

Un esempio per tanti italiani nati nel secolo scorso, che ora sono immigrati digitali? Amazon: la variante digitale della famosa Postal Market; oppure la trasformazione dell’antico costume, di noi latini, di chiamare il consueto garzone del bar che conosce le tue abitudini, che magari ti porta un fiore per il tuo compleanno, che oggi muta nell’anonimo, frettoloso, rider organizzato dalla piattaforma digitale programmata da Just Eat.

Tutto questo è Cultura! Modellata dalla digitalizzazione che differisce da ciò che è avvenuto in passato, ad esempio con la stampa o la trasmissione.
Le tecnologie digitali modellano forme di organizzazione più interconnesse, collaborative e partecipative, solitamente associate a una serie di pratiche basate sull’uso sempre più intensivo delle tecnologie di comunicazione.

Queste pratiche implicano più comportamenti partecipativi sul lato utente, in ambienti sempre più ricchi di risorse visive e caratteristiche di connessione che eccellono nelle dimensioni personali.

I cambiamenti più evidenti sono quelli causati dall’emergere di media telematici, e dal passaggio da fasi di comunicazione centrate su stampa e mezzi di trasmissione a supporti più personalizzati e in rete, che utilizzano le capacità di compressione e di elaborazione digitale.

Le tecnologie digitali influenzano anche i collegamenti tra oggetti, spazio e tempo, rivelando nuovi generi di esperienze che spesso sono ancora incomprensibili per la stragrande maggioranza della popolazione mondiale nata nella seconda metà del secolo scorso, per tutto ciò che riguarda i processi tecnici.

Ancora, nell’articolo per una Società 5.0, introduco la critica alla carenza nell’adottare, fino ad oggi, adeguate politiche culturali tese a contrastare il gap dovuto al Digital Divide Culturale. Già agli inizi del secolo questo problema iniziava ad essere preso in considerazione negli ambienti accademici.

Jos de Haan sociologo professore all’Università di Utrecht nella sua pubblicazione ‘A Multifaceted Dynamic Model of the Digital Divide’, suggerisce che

per superare il problema c’è bisogno di sostituire il concetto binario del divario digitale con un concetto multidimensionale di accesso alla Società dell’Informazione.

Affinché le nuove tecnologie si possano utilizzare in modo efficace c’è bisogno di discutere sulle tre dimensioni che ne caratterizzano gli impedimenti: motivazione, possesso e abilità digitali.
Van Dijk 1999, Viherä 2000, Marsh 2001, Steyaert 2002; De Haan e Huysmans 2003

La motivazione si riferisce all’atteggiamento verso il digitale: l’interesse per esso, la volontà di usarlo e la mancanza di paura nei confronti delle nuove tecnologie. Il possesso riguarda la disponibilità di attrezzature, come ad esempio una connessione Internet a casa, al lavoro, a scuola o all’università. La terza componente, delle abilità digitali concerne alla misura in cui i potenziali utenti sono in grado di gestire tecnologie e strumenti.

Barriere culturali

Tutte le ricerche su questo tema testimoniano il gap culturale che affligge gran parte di coloro che costituiscono l’importante universo dei cittadini Immigrati digitali, in particolare negli over 55, in maggioranza carenti di una adeguata alfabetizzazione digitale, il che significa che le loro competenze relative sono limitate o peggio assenti.

Ciò, inevitabilmente, si traduce nell’analfabetismo funzionale che tormenta larghe fasce della popolazione.

Alfabetizzazione Digitale e capacità funzionali di accesso al Digitale diventano ogni giorno i fattori più critici di differenziazione della concorrenza tra le persone, cioè tra coloro che sanno usare le tecnologie per socializzare, che capiscono i processi digitali per produrre e lavorare, che possono (auto)acquisire nuove conoscenze ed informazioni nel corso della vita professionale, life-long learning, che sono in grado di partecipare alle nuove forme di Cittadinanza Digitale, la cosiddetta e-Democracy, tanto reclamata da alcuni gruppi politici, e coloro, invece, che ne sono incapaci.
Gli esempi sono infiniti.

L’Alfabetizzazione Digitale richiede determinati set di competenze di natura interdisciplinare.

Gli studiosi Aharon Aviram e Yoram Eshet-Alkalai nella loro ricerca “Towards a Theory of Digital Literacy: three scenarios for the Next Steps” sostengono l’esistenza di cinque tipi di alfabetizzazione racchiusi nel concetto di Alfabetizzazione Digitale.

  1. Alfabetizzazione visiva: la capacità di leggere e dedurre le informazioni dalle immagini;
  2. Alfabetizzazione della riproduzione: la capacità di utilizzare la tecnologia digitale per creare un nuovo output combinando insieme output già esistenti per renderli propri;
  3. Alfabetizzazione ramificata: la capacità di navigare con successo nella non linearità dello spazio digitale;
  4. Alfabetizzazione dell’informazione: la capacità di cercare, localizzare, valutare criticamente le informazioni trovate sul web e disponibili nelle biblioteche;
  5. Alfabetizzazione socio-emotiva: la capacità che riguarda gli aspetti sociali ed emotivi dell’essere presenti online, sia che si tratti di socializzare, di collaborare o semplicemente di consumare o contenuti.

Non è difficile intuire quanto sia importante per lo sviluppo di una Società 5.0, il contrasto agli impedimenti tramite l’attuazione di efficaci politiche culturali tese a contrastare il Digital Divide Culturale. Per contribuire allo scopo il nostro gruppo di lavoro ha introdotto il concetto di Mediatore della Cultura Digitale, elaborando e sperimentando già da anni anche corsi di alta formazione universitari.

Autore Vittorio Alberto Dublino

Vittorio Alberto Dublino, giornalista pubblicista, educatore socio-pedagogico lavora nel Marketing e nel Cinema come produttore effetti visivi digitali. Con il programma Umanesimo & Tecnologia inizia a fare ricerca sui fenomeni connessi alla Cultura digitale applicata all’Entertainment e sugli effetti del Digital Divide Culturale negli Immigrati Digitali. Con Rebel Alliance Empowering viene candidato più volte ai David di Donatello vincendo nel 2011 il premio per i Migliori Effetti Visivi Digitali. Introducendo il concetto di "Mediatore della Cultura Digitale" è stato incaricato docente in master-post laurea.