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La Calabria e la scoperta dell’America

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Scoperta dell'America - disegno di Daniela La Cava
Scoperta dell'America - disegno di Daniela La Cava


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Dopo 532 anni si intravedono nuovi possibili scenari

America! Una parola che, fino a qualche decennio fa, ha racchiuso la speranza di un nuovo inizio, il sogno di una vita impossibile, l’Eden dove ad ogni uomo veniva concesso di mostrare il proprio valore libero da ogni differenza di casta o ceto.
Ma perché questo legame profondo con un continente al di là dell’oceano?

Si dice che il motivo risieda nel viaggio epico che, alla fine del secolo XV unì l’Europa ad un Nuovo Mondo, in seguito chiamato America, scoperto grazie al talento, la determinazione e il coraggio di uomini come il capitano genovese Cristoforo Colombo!

Ma cosa sappiamo davvero di questo itinerario, ponte tra il tramonto del Medioevo e l’alba del Rinascimento?

Tanti sono i quesiti e le riflessioni che invitano ad una più attenta associazione degli eventi che hanno inizio prima di quel il 12 ottobre 1492, quando, a bordo della Pinta, il marinaio Rodrigo De Tiana avvista per primo la chimerica terra, la medesima imbarcazione che ospitava anche un calabrese: Anton Calabres!

Non sappiamo molto su questo marinaio il quale si imbarcò, insieme a pochi altri italiani, ma siamo a conoscenza di eventi realmente accaduti grazie agli scritti di Colombo, come il Libro delle Profezie, le Lettere ai Reali di Spagna e, naturalmente, il Diario di Bordo.

Anton Calabres non fu l’unico calabrese che affiancò Colombo nelle sue esplorazioni intercontinentali; sappiamo che durante una delle sue trasferte in America era presente un navigatore esperto, di nome Angelo Manetti, noto conoscitore dei mari, che viaggiò più di qualsiasi altro marinaio del suo tempo.

Prima di addentrarci nel dietro le quinte della famosa traversata, con la mente ritorniamo al quel 1492 quando, da Palos de Frontera, tre imbarcazioni, la caracca Santa Maria e le caravelle Niña e Pinta, solcarono i mari dirette verso la magica terra descritta dal grande navigatore veneziano Marco Polo, di cui quest’anno si celebra il settecentenario della morte.

Chiudete gli occhi ed immaginate le bianche vele spiegate, che portano impresse una rossa croce al centro, emblema che richiama, in modo sbalorditivo, la croce patente simbolo dei cavalieri templari!

Una strana coincidenza, che si affianca a molti altri dettagli che suscitano stupore e, allo stesso tempo, incredulità, come la convinzione radicata che l’equipaggio fosse composto prevalentemente da ex galeotti.

Niente di più falso!

In realtà, soltanto una piccolissima percentuale era rappresentata da ex detenuti, quasi tutto il personale di bordo era formato da marinai esperti.

Allora, perché queste favole continuano ad arricchire volumi, saggi e, peggio che mai, testi scolastici?

Ma l’avventura non finisce certo qui; fra tutte le stranezze che aleggiano intorno alla leggendaria traversata, quel che più ha destato il mio stupore, è stato l’incontro tra Colombo e gli indios!

Mi spiego meglio.

Tradizione vuole, che l’Ambasciatore dei reali di Spagna attracchi per omaggiare i sovrani dell’isola, portando ricchi doni. Peccato che non esista testimonianza di ori e preziosi… solo una quantità notevole di piccoli oggetti senza valore!

Come è possibile?

Eppure, Colombo era diretto, con tre navi, in un luogo pieno di ori e dimore lussuose, governato da un Imperatore circondato da alti dignitari, e sbarca dalla nave come sonagli e perline di vetro?

Perché intraprendere questo itinerario, caricandosi di una certa quantità di oggetti inutili?

Ma in tutto questo clima di incertezze e dubbi che attendono risposta, qual è stato il ruolo della Calabria?

Di certo non si è limitata alla presenza di due calabresi, ma ha visto in campo anche un ordine religioso fondato da un santo calabrese, considerato il santo d’Europa: san Francesco da Paola, un frate venerato e conteso, fondatore dell’Ordine dei Minimi, il medesimo ordine subito incaricato dell’evangelizzazione degli indigeni.

Grazie agli studi di autorevoli colombisti e del prof. Giuseppe Pisano, sono emersi dei collegamenti tra questa spedizione e i reali motivi che avrebbero spinto, sovrani e papato, a finanziarla, mettendo palesemente in discussione il ruolo dei monarchi e dei loro consiglieri, direttamente collegati alla Chiesa e a molti Vescovi di Calabria.

Un invito alla scoperta di tanti collegamenti che, associati, svelano un progetto che va al di là di un viaggio oltrefrontiera.

Autore Daniela La Cava

Daniela La Cava, scrittrice, costumista, storica del Costume. Autrice di volumi sulla storia del costume dal titolo "Il viaggio della moda nel tempo". Collabora con terronitv raccontando storie e leggende della sua terra, che ha raccolto nel volume "Calabria: Echi e Storie di una Terra tra due Mari".