Home Rubriche Loggia Culinaria La Befana e le Calende di gennaio

La Befana e le Calende di gennaio

310
Befana


Download PDF

Ma buongiorno! E buon 2025!

Come state? Come è iniziato l’anno nuovo? Ancora satolli?

Anche se la scaramanzia dice di buttar via qualcosa di vecchio, mi auguro solo che non abbiate compiuto quell’atto incivile di gettar via robe vecchie dalla finestra.

Avete preparato cibi in surplus e la Befana è il momento del riciclo per mangiare gli avanzi o avete riposto tutto in freezer per rimandarne il consumo? Oppure state pensando di mangiare qualche altro cibo propiziatorio?

La prima regola di un buon cenone è non sprecare cibo.
Paolo Massobrio

Come ogni avvenimento festivo, la tavola della Befana è ancorata alle tradizioni e queste non possono sopravvivere senza memoria; è l’opportunità per celebrare l’identità familiare e l’eredità culturale anche condividendo gioia, affetto e anche autenticità culinaria, come abbiamo detto tante volte.

Nel viaggio culinario da nord a sud, regione per regione, a parte i biscotti toscani, i befanini, il brodo di polpo napoletano o l’insalata di rinforzo, la maggior parte delle preparazioni tipiche italiane sono torte farcite – evidentemente per scopo di utilizzo degli avanzi – come la Fugassa piemontese o la pizza Marantega veneta.

Ma anche all’estero: in Spagna la torta dei Re, in Inghilterra la Twelfth Night Cake e in Francia la galette des Rois.

Insomma, la Befana si manifesta in ogni cucina e contribuisce con un panorama gastronomico variegato a rappresentare storie secolari nelle quali si intrecciano passato e futuro.

Post e ante, calante e crescente, nuovo e vecchio.

La tradizione di questo periodo è legata alle ‘calende’, di gennaio, non le più famose greche, inesistenti, per questo citate per altre situazioni.

È necessario fare una premessa, anche se abbiamo accennato qualcosa nell’articolo prima di Capodanno in riferimento alla concezione del tempo circolare sostituito con uno lineare:
dobbiamo constatare che miti, usanze e tradizioni delle antiche popolazioni sono stati soppiantati, forzatamente, dal cristianesimo che ha sostituito un complesso di elementi pagani cosmici / agrari o eliminati completamente se non demonizzabili.

Infatti, il 6 gennaio segnava nei Misteri Orfici e in quelli Eleusini, la nascita del ‘Fanciullo di Luce’, simbolo del sole invitto risorto dalle invernali tenebre.

Conseguentemente, è bene ricordare che il calendario a noi in uso oggi è stato nel corso del tempo modificato e adattato.

Ad esempio Numa Pompilio aggiunse il mese di gennaio e febbraio e così marzo, da Martius, Marte, che, prima del Dio della guerra era quello dei giardini e della vegetazione, divenne il terzo mese dell’anno.

Infatti, ne consegue che settembre non è più il settimo mese ma il nono, e ottobre non è l’ottavo ma è il decimo, mentre novembre e dicembre sono diventati l’undicesimo e dodicesimo.

Il momento iniziale dell’anno era il 1° marzo, ma, solo nel 1582, con l’adozione del calendario Gregoriano, da papa Gregorio XIII, il 1° gennaio segnò l’inizio dell’anno divenuto socialmente riconosciuto come collettivo e per gli Iniziati la differenza tra V.L. ed E.V..

Questi 12 giorni a cavallo tra Natale e l’Epifania, tra il dio Odino e la dea Hölda o Perchta, le 3 Parche greche, o Berchta (berth: chiaro, luminoso), che, dopo aver svolto la rispettiva funzione ‘distributiva’ lasciano la terra, erano l’intervallo dell’anno definito ‘crisi solstiziale’, nel quale il Sole avendo terminato il suo cammino annuale al solstizio e toccando il suo punto più basso, gli antichi credevano scendesse all’Ade o Inferi, per poi risalirne dopo 3 giorni.

Quindi, immaginavano che l’anno vecchio fosse già morto e quello nuovo non fosse ancora nato. Perciò, ciclo passato concluso ma non iniziato il successivo: una vacatio di passaggio, dove ci si trovava in una vera e propria situazione di regressione al Caos primigenio, quello antecedente la creazione.

Per esempio, durante i Saturnali romani leggi e proibizioni erano sospese e ogni licenza consentita, nell’attesa di una nuova creazione.
Una gestazione che prepara la nascita di valenza iniziatica che delle tenebre e disordine vede la luce e l’ordine creato.

Nello scontro cosmico dell’inizio dei tempi, sotto forma di una cerimonia rituale, il nuovo vince sul vecchio, portando con sé l’eterna idea della ciclica vittoria della luce – rivelatrice – sulla terra e dell’ordine sulle tenebre e caos, quest’ultimi riassorbiti nel cosmo.

Quando l’ordine viene a mancare e si spezza l’equilibrio, per risolvere la crisi è necessaria una nuova rottura, un nuovo avvenimento fuori dalla norma, perché sia possibile reintrodursi nell’equilibrio. In modo che ogni inizio sia una ripresa del momento dell’inizio primigenio, cioè una ripetizione della cosmogonia.

La rinnovata luce è una vera e propria epifania del divino, sulla terra e anche nello stesso uomo. Una rinascita che mi ricorda diverse cose relative a particolari celebrazioni dove, in alcune realtà iniziatiche, al neofita, considerata una persona nuova, c’è la tradizione di assegnare un nuovo nome iniziatico, conosciuto solo all’interno dello specifico ambito esoterico.

L’eterna clessidra dell’esistenza viene sempre di nuovo capovolta e tu con essa, granello di polvere!
Friedrich Nietzsche

Nel cristianesimo è il giorno in cui Gesù Bambino, la nuova luce, si manifesta ai tre re Magi giunti a Betlemme per omaggiarlo.

Epiphaneia in greco è manifestazione e il nome Befana ne è una derivata corruzione del nome.

Anticamente la manifestazione era della vegetazione che spuntava con l’anno nuovo. Germogli come manifestazioni della Dea natura, Artemide, Artio. Ma nulla avviene per caso: il Fato, il Destino, la Dana, Diana regina delle fatae, guida gli eventi del mondo.
Provvidenza e distruzione sono aspetti di un rinnovamento continuo e necessario del cosmo.

Nella misteriosa vecchia – che raccoglie tutto il negativo dell’anno trascorso, ma si riscatta portando i doni ai bambini buoni – si rivelano le antiche dee che catturano il sole e lo rifondono al calore dello stesso fuoco nel calderone delle streghe.

Befana, Giöbia in Lombardia, (Janua – Jana – Diana) è simbolo dell’inverno, dell’inferno e della fredda notte e delle relative preoccupazioni e costrizioni. Ansie che devono essere bruciate in un fuoco comune per far sì che la nuova stagione/ciclo possa rinascere, e portare doni abbondanti a tutti.

Per questo nel precedente articolo Vi auguravo la catarsi davanti ad un falò con gli amici più cari.

L’epifania tutte le feste porta via!

Auguro a tutti un’Epifania piena di sapori e tradizioni, per un’autentica festa del cuore e del palato. E non esagerate con le caramelle e i dolci che troverete nelle calze appese.

E siate buoni, se no, carbone!

Il percorso dove ci porterà?

Stay tuned! Restate sintonizzati e direi anche sincronizzati!

Autore Investigatore Culinario

Investigatore Culinario. Ingegnere dedito da trent'anni alle investigazioni private e all’intelligence, da sempre amante della lettura, che si diletta talvolta a scrivere. Attratto dall'esoterismo e dai significati nascosti, ha una spiccata passione anche per la cucina e, nel corso di molti anni, ha fatto una profonda ricerca per rintracciare qualità nelle materie prime e nei prodotti, andando a scoprire anche persone e luoghi laddove potesse essere riscontrata quella genuina passione e poter degustare bontà e ingegni culinari.