Agosto 2018
Tra le particolarità di Budapest certamente è da inserirvi il gran numero di statue, soprattutto recenti, sparse per le sue vie e piazze. La strada che costeggia il Danubio ne ha disseminate qua e là, posizionate come reali persone ferme in un istante della propria vita. Alessandro era con me. Era il mio “zaino”.
All’altezza di piazza Vigadó la statua di una bambina vestita in modo strano era seduta sul primo tubolare di ferro della ringhiera che delimita i binari del tram. Era seduta con gli occhi sognanti. Guardava davanti a sé, osservava un mondo creato dalla propria fantasia di cui lei era la principessa.
Tra poco scende per correre via lontano
questo mi venne in mente quando Ale me la indicò. Voleva anche lui toccarle le ginocchia come faceva ogni passante. Ginocchia ormai lucide per i tanti sfregamenti, come se il genio racchiuso in quel corpo di bronzo potesse uscire ogni volta e guidare la loro fantasia.
L’opera è la riproduzione in scala dell’originale, più piccola, 50 centimetri, custodita dal 1972 nella Galleria Nazionale Ungherese. Fu realizzata dallo scultore László Marton (1925-2008) e al 1989 risale la copia più grande posizionata successivamente nel 1990 sulla riva del Danubio. Altri duplicati sono esposte a Tapolca, casa dell’artista, e a Tokyo, di fronte al Tokyo Metropolitan Theatre.
Marton fu ispirato dalla figlia Évike che all’età di 5 o 6 anni indossò un accappatoio ed una corona di carta facendo finta di essere una principessa. Non appena il padre la vide, la sua mente elaborò il soggetto di un opera. Qualche anno dopo fu realizzata la statua e fu chiamata, appunto, ‘La Piccola Principessa’, Kiskirálylány.
Si dice porti fortuna. Quel suo apparire nelle sembianze di un Peter Pan pronto a saltare giù, quel suo modo di guardare i viaggiatori che le passano davanti proietta la mente in luoghi lontani, in quelle tante “Isola-che-non-c’è” sparse nelle nostre fantasie. Dobbiamo essere pronti ad accogliere i ricordi di queste “Isole”. Dico “ricordi” perché spesso tali sono, ricordi di luoghi fantastici creati dalla parte più profonda del nostro essere che, però, complice anche il tempo, vengono da noi rinchiusi in stanze buie.
‘La Piccola Principessa’, il ‘Peter Pan’ alle prese con la propria ombra. Un’ombra che si modifica assumendo la forma di tutto ciò che incontra, l’ombra che fa oltrepassare le dimensioni. C’è della magia primordiale in quest’opera, l’hanno avvertita anche i miei figli. La Piccola Principessa è una di loro, lì seduta in attesa del prossimo viaggiatore.
Autore Fabio Picolli
Fabio Picolli, nato a Napoli nel 1980, da sempre appassionato cultore della conoscenza, dall’araldica alle arti marziali, dalle scienze all’arte, dall’esoterismo alla storia. Laureato in ingegneria aerospaziale all'Università Federico II è impiegato in "Leonardo", ex Finmeccanica. Giornalista pubblicista. Il Viaggio? Beh, è un modo di essere, un modo di vivere!