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Iran: sale a 16 bilancio vittime repressione a Khash

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Manifestanti colpiti da proiettili veri

I video delle massicce proteste nella città di Khash hanno documentato pesanti sparatorie da parte delle forze di sicurezza contro i manifestanti nelle strade della città iraniana.

Oggi 5 novembre il sito web di “Iran International” ha rivelato il deterioramento della situazione nella città di Khash, nella provincia del Sistan-Baluchestan, a sud-est dell’Iran, dove le proteste hanno provocato oltre 16 morti e decine di feriti.

Nella settima settimana della rivolta popolare degli iraniani contro il regime di Teheran, il 4 novembre molti manifestanti sono scesi in piazza, scandendo slogan contro il regime e Khamenei.

Il predicatore del venerdì dei sunniti a Zahedan, Abdul Hamid Ismail Zahi, ha chiesto di indire un referendum popolare sotto l’egida delle Nazioni Unite e ha criticato le esecuzioni e le confessioni forzate che vengono estorte ai detenuti.

Gli abitanti delle città della provincia del Sistan-Baluchestan, tra cui Sarawan, Zahedan e Khash, hanno organizzato ieri raduni di protesta dopo aver completato la preghiera del venerdì.

I manifestanti a Zahedan hanno scandito gli slogan ‘Morte alle Guardie Rivoluzionarie’, ‘Morte a Khamenei’, ‘Da Zahedan a Teheran, la mia anima è sacrificata per l’Iran’ e ‘Ucciderò chiunque abbia ucciso mio fratello’.

Secondo i rapporti ricevuti, le forze di sicurezza iraniane a Khash hanno aperto il fuoco dal tetto dell’edificio del Sindaco della città sui manifestanti, dopo che si erano radunati davanti al Municipio.

I video sulle proteste nella città di Khash hanno documentato pesanti sparatorie da parte delle forze di sicurezza contro i dimostranti lungo le strade della città.

Autore Redazione Arabia Felix

Arabia Felix raccoglie le notizie di rilievo e di carattere politico e istituzionale e di sicurezza provenienti dal mondo arabo e dal Medio Oriente in generale, partendo dal Marocco arrivando ai Paesi del Golfo, con particolare riferimento alla regione della penisola arabica, che una volta veniva chiamata dai romani Arabia Felix e che oggi, invece, è teatro di guerra. La fonte delle notizie sono i media locali in lingua araba per dire quello che i media italiani non dicono.