Scontri e sparatorie dalla sicurezza nella capitale
Continuano le manifestazioni in Iran dopo l’uccisione della ragazza curda Mahsa Amini. Scontri e sparatorie sono avvenuti tra le forze di sicurezza e i manifestanti nella zona “Chetaker” di Teheran.
Contemporaneamente, si sono svolte proteste anche a Isfahan, nell’Iran centrale, con gli slogan che chiedevano: ‘Morte al dittatore Khamenei’.
Il bilancio delle vittime delle proteste iraniane è in continuo aumento, mentre prosegue per il secondo mese consecutivo. L’organizzazione per i diritti umani “Hengau” ha annunciato che negli ultimi cinque giorni 16 manifestanti sono stati uccisi dalle forze di sicurezza nelle città curde situate nella parte occidentale e l’Iran nordoccidentale.
L’agenzia di stampa iraniana per i diritti umani, Harana, ha riferito che il bilancio delle vittime è salito a 287, tra cui almeno 46 bambini, mentre circa 14.161 manifestanti sono stati arrestati, inclusi 300 studenti universitari.
Dall’inizio delle contestazioni diffuse e continue nel Paese, a seguito dell’omicidio della giovane Mahsa Amini, avvenuto lo scorso 16 settembre a pochi giorni dal suo arresto da parte della polizia religiosa, le autorità di sicurezza e giudiziarie non hanno esitato a lanciare minacce ai giovani manifestanti che finora hanno sfidato tutti i metodi di repressione.
La morte dei ventenni ha scatenato un’ondata di rabbia e ribellione contro le rigide regole che le autorità al potere da decenni impongono alle giovani generazioni, sia in materia di abbigliamento femminile che di libertà di espressione e di vita. A manifestare sono diverse classi sociali. Ciò ha costituito una delle sfide più gravi alle autorità e ai leader religiosi al potere dalla rivoluzione del 1979.
Tuttavia, le forze di sicurezza hanno risposto con violenza, provocando l’uccisione di centinaia di manifestanti. Numerose organizzazioni per i diritti umani hanno confermato l’uccisione di almeno 250 persone, mentre in tutto il Paese migliaia sono stati arrestati.
Autore Redazione Arabia Felix
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