L’intelligence mette in guardia contro la partecipazione
Continuano per il sesto giorno consecutivo in Iran le proteste contro le forze di sicurezza, dopo la morte della giovane Mahsa Amini. Per le strade di Sanandaj, capitale del Kurdistan iraniano, sono scoppiati scontri notturni, accompagnati da sparatorie.
I manifestanti hanno anche attaccato un quartier generale della polizia nella città di Ashnawiya, nell’ovest del Paese. Le contestazioni si sono estese a Tabriz e Ahvaz. Un video diffuso sui social media mostra una sparatoria contro i manifestanti e uno di loro è rimasto ferito ad Ahvaz.
Il Ministero dell’intelligence iraniano iraniano ha avvertito che partecipare alle proteste è contro la legge e che i dimostranti saranno processati. La dichiarazione del Ministero afferma che, dato che i movimenti controrivoluzionari hanno sfruttato gli eventi recenti, qualsiasi presenza o partecipazione a tali raduni illegali porterà ad un’azione penale.
Inoltre, giovedì 22 settembre, il gruppo NetBlocks ha dichiarato su Twitter che in Iran è stata registrata una nuova interruzione di Internet mobile, con l’allargamento dei disordini.
Da parte sua, la Guardia rivoluzionaria iraniana ha invitato la magistratura del Paese a perseguire “coloro che diffondono notizie e voci false” sulla morte della giovane donna, Amini, in custodia di polizia, che ha scatenato proteste diffuse in tutto il Paese.
I manifestanti a Teheran e in diverse città iraniane hanno appiccato il fuoco a due stazioni di polizia e veicoli, poiché i disordini sono continuati per il sesto giorno e sono stati segnalati attacchi alle forze di sicurezza.
Amini, 22 anni, ricordiamo, è morta la scorsa settimana, dopo essere stata arrestata dalla polizia morale di Teheran per aver indossato “abiti inappropriati”. È finita in coma durante la sua detenzione. Le autorità hanno detto che avrebbero aperto un’indagine per determinare la causa della morte.
La morte di Amini ha scatenato proteste tra la popolazione. La maggior parte delle manifestazioni si sono concentrate nelle regioni nord-occidentali dell’Iran popolate da curdi, ma la rabbia si è diffusa anche nella capitale e in almeno 50 città e paesi in tutto l’Iran. La polizia ha usato la forza per disperdere i manifestanti.
Autore Redazione Arabia Felix
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